3 febbraio 2016

DECENTRAMENTO E MUNICIPI: DECISE LE ELEZIONI DIRETTE


Colpo di scena (Coliandro – ispettore della P.S. bolognese protagonista di una contemporanea serie tv – userebbe un termine più pepato, pur canzonatorio). Varati (un po’ un sordina) i 9 Municipi che dalle prossime elezioni dovrebbero trasformare l’amministrazione della città, sostituendo i Consigli di Zona e gestendo una buona parte delle cose che il Comune centrale oggi fa. I nove Presidenti di Municipio saranno eletti direttamente (più o meno come il Sindaco) e le competenze si ampliano. Cosa cambierà?

02arrigoni04FBMentre impazza il totoprimarie (del centrosinistra), il Consiglio Comunale – con qualche fatica – ha approvato la costituzione dei 9 Municipi con relative regole elettorali. Qualcuno dirà che pochi se ne sono accorti. Il che, peraltro, è vero. Eppure, se funzionerà, la creazione dei Municipi ben potrebbe rivoluzionare (parola forse un po’ forte, e d’altro canto malamente inflazionata) il modo di amministrare il territorio cittadino.

Antefatto in cinque righe: i Municipi erano nel programma 2011 del Sindaco Pisapia; dopo solleciti (dai Consigli di Zona) Palazzo Marino – quasi a fine mandato – modifica lo Statuto Comunale e li crea; quando si tratta di costituirli, insorgono questioni (dal centrodestra) sul metodo elettorale (contro il previsto doppio turno, quello come per il Sindaco); alla fine si trova un’intesa (sì al doppio turno, ma se un Presidente raggiunge al primo turno il 40% dei voti -anziché il 50% – viene eletto subito); e i 9 Municipi diventano, anche sulla carta, realtà. Per chi ci crede (nei Municipi) una vittoria. Per chi è indifferente, o non convinto, il tema di capire se sarà un vantaggio per i cittadini.

L’idea di fondo è che una metropoli si può amministrare meglio se le cose vengono decise, e fatte, su scala più piccola. Centralizzare, fa perdere la attenzione locale sulle cose da fare. È un po’ come il miope che diventa anche presbite: con gli occhiali vede ampio ma sfuocato; se li alza, e avvicina quanto deve leggere, vede in grande i dettagli. I Municipi, quindi, servono a vedere con più attenzione la dimensione locale, di quartiere, e decidere in modo più “personalizzato”. In più, se riusciranno a mantenere il criterio della “casa aperta” (oggi commissioni e Consigli sono aperti al cittadino, che può intervenire dicendo la propria) partecipazione e amministrazione potranno avere una utile coniugazione.

Nell’orizzonte breve, due questioni, una di contenuto, una di progetto politico (peccato, a questo proposito, che non si sia riusciti a fare le primarie anche per i presidenti dei Municipi. Sarà per la prossima volta …). Prima questione. Fatti i Municipi, occorre riempirli quanto a competenze (oltre a quelle che hanno adesso). Bene: da qualche tempo, più o meno una sera alla settimana, in una stanza al secondo piano di Palazzo Marino, un tavolo con consiglieri comunali e di zona sta mettendo insieme il nuovo regolamento sui Municipi, che contiene quello che dovranno fare. Siamo verso le battute finali (poi il testo andrà ai Consigli di Zona e alla decisione del Consiglio Comunale).

Il confronto è tutto su quanto ampie saranno le competenze dei Municipi: secondo una ipotesi avanzata, manutenzioni (scuole, verde, strade, edifici, arredo urbano), servizi alle persone e alle famiglie (asili nidi, scuole materne, luoghi di aggregazione, strutture sportive, servizi per anziani), commercio, gestione degli immobili (salvo quelli abitativi), viabilità di quartiere, biblioteche rionali (e altro) passano ai Municipi; al Comune centrale, il coordinamento per evitare disparità. Con le competenze, vengono trasferiti fondi e personale. Ovviamente, quello che si dovrà fare non è spostare i dipendenti del comune, ma spostare le informazioni e affidare ai funzionari progetti (da seguire direttamente in tutte le fasi, scardinando la attuale settorializzazione che alimenta lentezze anche non volute). Qualcuno – in specie nella struttura burocratica – pare già preoccupato, e ostacoli sono messi in conto. Eppure questa è la strada: se passasse una ipotesi minimale (ai Municipi poco più di quanto fanno le Zone) avremmo perso tempo.

Seconda questione. La norma elettorale per i Municipi (eletto presidente fin dal primo turno chi ottiene almeno il 40%) invita partiti e liste a stare insieme fin dal primo turno: ovviamente, ci deve essere un programma comune, ma anche la volontà di aggregarsi tenendo conto delle (compatibili) idee di ognuno, senza rinchiudersi nel proprio recinto. E per i Municipi ci potranno essere anche coalizioni come quelle attuali. Che cose buone le hanno fatte.

 

Fabio Arrigoni

 



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