3 febbraio 2016

UN APPELLO AL VOTO


Mi sono candidato a luglio quando erano in molti a guardarmi in modo strano, in un momento in cui, fosse stato per Renzi e i “suoi”, le primarie le avrebbero fatte in qualche stanza del Nazareno. Penso di avere contribuito a far vincere una battaglia di principio sulla necessità e la bellezza delle primarie del centrosinistra.

05majorino04FBE questa prima vittoria è un risultato di cui posso parlare con una certa cognizione di causa, insieme con molti altri che hanno compreso l’importanza della posta in gioco. Costruendo la mia candidatura ho respirato una forte tensione civile e politica, che andava oltre il mio lavoro, che coinvolgeva, giorno dopo giorno, decine di attivisti in giro per la città. Non solo persone legate alla politica, appassionati con cui ho diviso battaglie e idee, ma anche molti altri cittadini.

Donne e uomini affamati di cambiamento e  pieni di voglia di rendere ancora più bella, combattiva e giusta, sottolineo giusta, questa città, dopo l’esperienza di Pisapia. Dopo un’esperienza ricca e complessa che ha restituito forza e dignità al Comune di Milano e che ha fatto vincere alla città numerose sfide.

Ora, dopo questi primi cinque anni, il nodo di fondo è uno solo. Vogliamo buttare via questo laboratorio o vogliamo proseguire con esso? E nel proseguire intendiamo che la “continuità” siano il mero esercizio di una rivendicazione dei meriti o non serva invece mostrarsi non appagati e desiderosi di fare “ancora di più”? Si tratta di un “punto politico”. Non di una questione di “marketing“.

La mia proposta è tutta in queste righe: dobbiamo essere ancora più radicali nel desiderio di cambiamento. Dobbiamo essere ancora più esigenti di fronte al bisogno e alla voglia di far sì che Milano cresca alla stessa velocità. Perché non possiamo più tollerare, non possiamo farlo noi del centrosinistra, del fronte progressista, che esistano città diverse.

Una Milano forte, competitiva, di qualità, attrattiva e, insieme a essa, quartieri dalle ferite ancora brucianti. Riscatto sociale, attraverso il reddito minimo comunale e il programma di azzeramento delle case vuote, rivoluzione ambientale, attraverso il recupero delle aree dismesse il coraggio delle politiche di potenziamento (e non di impoverimento!) del trasporto pubblico, e la dotazione di nuovo verde di qualità, liberazione delle energie culturali, in una città che aiuti la potenza dell’impresa creativa: queste per me sono le prime strade da percorrere.

E poi, tanta, abbondante e mai appagata, cultura della legalità. Ci dicevano “a Milano la mafia non esiste” lo ricordate? Non dimentichiamolo. Siamo stati quelli della Commissione antimafia e del regolamento anticorruzione e dei beni confiscati. Dobbiamo continuare a essere l’avamposto più potente dell’Italia civile.

E io mi candido per questo.

 

Pierfrancesco Majorino



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti