26 gennaio 2016

PRIMARIE 2010-2016: SBAGLIANDO PRIMA O SBAGLIANDO ADESSO


Mi risuona questa frase che sintetizza le riflessioni – mie e di tanti altri – nell’osservare il quadro delle Primarie. Anche nel 2010 avevamo almeno due candidati molto diversi tra loro; eppure le differenze non erano mai profonde quanto oggi, 2016. Quante volte ci chiediamo in questi giorni, in interminabili discussioni-autoanalisi collettive, perché Giuseppe Sala appaia così lontano dal modo di concepire la politica di molti cittadini che vi si erano faticosamente riavvicinati. Lo ascolti, è una persona pacata, neppure arrogante, sostiene spesso tesi condivisibili. Sa molto, fin troppo. Se fosse un perfetto sconosciuto, potrebbe piacere al milanese-milanese un po’ tradizionalista, quello che ama le cartoline in bianco e nero con la nebbia, che conosce ogni strada, alla signora di una certa età che chiede sicurezza e attenzione al suo problema, a chi sogna con lui i Navigli riaperti. Come nelle cartoline, appunto.

04poli03FBMa a tanti che appena hanno avuto a che fare in questi anni con l’attivismo civico, l’ipotesi Sala sindaco fa un po’paura. Non lui, ci mancherebbe, più la politica che rappresenta e della quale si fa, persino inconsapevolmente, modello e interprete. Una politica “realista”, fatta da pochi con idee chiare, condivisa solo da chi sta dentro un linguaggio, un ambiente ristretto, una logica di pesi incomprensibile ai più. Una politica, questa, che punta al risultato: detto così è ambiguo, però, perché spinge a controbattere “e che cosa c’è di male a puntare al risultato?”. Il centrosinistra deve partecipare alle elezioni per vincere e non per testimonianza, certo … . Quello che spaventa è il risultato da conseguire a ogni costo, anche se ciò significasse non interpretare più quella prassi innovativa di vivere la cosa pubblica su cui si è costruito il cambiamento. Gli stessi soggetti politici, economici e imprenditoriali che appoggiarono Pisapia nel 2010-2011, mossi da un realismo difficile da confutare si schierano oggi con Sala, ne sottolineano capacità “amministrative” e obiettivi raggiunti in altri campi.

Anche per l’uomo della strada, la differenza tra un Sala e un Pisapia è abissale, parte fin dal linguaggio, spesso vero specchio dell’essenza di una persona e un sistema. Non che le differenze debbano essere per forza negative: eppure, come si può pensare che dopo essersi identificati in un’esperienza dai tratti così forti si possa fare altrettanto con qualcosa o qualcuno che dà l’impressione di poterne tranquillamente prescindere e fare a meno? E allora ritorno alla frase iniziale: “o ci eravamo sbagliati prima o ci stiamo sbagliando adesso”, perché i cittadini sono sempre gli stessi, i due candidati, del 2011 e del 2016, no, e neppure si somigliano.

La lettera aperta di Libertà e Giustizia al Sindaco uscente porta avanti il tema riempiendosi per metà di numeri e cifre che comproverebbero la poca trasparenza di Sala nella gestione di alcuni appalti Expo: l’autore del pezzo di sicuro si è documentato, e per noi è interessante sapere. Ma ammesso e non concesso che Sala abbia da giustificarsi riguardo a questi numeri (probabilmente no), non è su questo che andrebbe puntato l’accento. Perché più dei numeri colpisce la dimestichezza quotidiana nel trattare cifre e milioni, la disinvoltura nel muoversi in un mondo lontano dall’immaginario di quanti conducono una vita normale. Fa presupporre un’impronta ben delineata in partenza nel gestire Milano, sotto qualunque aspetto, lascia pensare a una città che seguirà una strada, magari con ottimi successi, ma non riuscirà più a incontrare tanti cittadini che avevano ricominciato a credere nella politica e nella partecipazione. Una città e una politica sulle quali ci si può illudere, da cinque anni a questa parte, di avere un’influenza reale.

Se Sala dovesse mai vincere le Primarie, ci sarebbero le nuove Officine e i ComitatixSala? Probabilmente sì: ormai chi oserebbe farne a meno? Il problema è se nella scatola si vuole mettere un contenuto, e non è detto che questo candidato ne avrebbe bisogno. Un conto sono le parole canoniche che chiunque userebbe al momento opportuno, un conto è crederci: a Sala in realtà non serve tutto questo; la candidatura viene dall’alto e non si “snaturerà” strada facendo. Gli stessi gruppi e poteri che contribuirono (ma non erano da soli, questo lo dimenticano!) alla vittoria di Pisapia ritengono Sala la scelta migliore, adesso: non sono cambiati loro, non sono cambiati i loro ragionamenti, calcoli e aspettative. Semplicemente cinque anni fa, per una congiunzione astrale irripetibile, o un inceppamento del meccanismo abituale, accadde qualcosa di inedito.

Le esigenze della “politica realista”, di chi conta e ha peso economico si incontrarono con la strada di un sindaco che crede in un sogno condiviso: di inclusione, partecipazione, cambiamento, trasparenza, onestà, sobrietà. Sobrietà, sottolineo. Uno che per essere eletto dava davvero l’impressione di apprezzare l’aiuto di tutti e di contare su tutti per migliorare la città. Di considerare i milanesi come soggetti e non come strumenti elettorali: sono convinta che lo stesso sindaco continui a pensarla allo stesso modo.

La distanza tra candidatura dall’alto e dal basso si era magicamente annullata, quella volta: facciamo i conti con il fatto che siamo ora di fronte a un caso ben diverso, per uno dei candidati delle Primarie. Non ce l’immaginiamo proprio, Sala, a dire “non lasciatemi solo”… . Che cosa potrebbero aggiungere un singolo, un gruppo di cittadini attivi, a un competitor granitico di certezze, con Renzi dalla sua parte fin dal primo giorno e diversi assessori in prima fila, tanto sostenuto da poteri forti da credere di non avere bisogno d’ulteriore appoggio? Piccolo ostacolo in mezzo, il voto del 7 febbraio.

Ricordiamoci che il margine di deviazione dal percorso che la “squadra Sala” pensa di aver prestabilito è ampio. Le energie si spendono non a caso o tanto per esserci; non sempre con l’ambizione di entrare per forza nella famosa “stanza dei bottoni” – non pochi ne fanno volentieri a meno – ma se non altro con il desiderio (realizzabile) di sapere dove si trova, come è fatta, che chi ci lavora lo fa nella piena fiducia degli elettori. Dovremo ringraziare a lungo Pisapia per avere accorciato questa distanza, riavvicinato la politica alle persone, e viceversa; alla buona politica scoperta da molti per la prima volta.

Vorremmo poterlo ringraziare adesso anche di dare il suo contributo – che conoscendolo già leggiamo chiaramente tra le righe – all’altra possibilità concreta che ci si pone di fronte. Abbiamo una vicesindaco candidata, Francesca Balzani, alla quale non manca nulla per non interrompere quella continuità non ancora perduta. Ha tutte le caratteristiche e capacità per compattare il centrosinistra milanese, anche attraverso qualcosa che Sala non avrebbe: la libertà di costruire, giorno dopo giorno, il futuro di Milano insieme a tanta gente che ancora deve incontrare e conoscere, ma sulla quale può già contare. Per proprietà transitiva… Chi ci crede non resti a guardare: le Primarie devono ancora arrivare, e in mezzo ci siamo noi.

Eleonora Poli



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