26 gennaio 2016

libri – MIO PADRE RENÉ


Silvio Raffo
MIO PADRE RENÉ
Robin Edizioni, 2015
pag 191, euro 15,00

 

Silvio Raffo non è un uomo comune. Si capisce appena lo si vede, appena lo si ascolta. Narratore, poeta e traduttore, la sua vita è costellata da premi e riconoscimenti. Incanta platee e affabula il pubblico.  L’amore per l’estetica, la ricerca di modelli originali, l’indagine psicologica e la fantasia delle storie che racconta, lo tratteggiano come un autore di grande talento.

Mio padre René” è stato il suo primo romanzo, che vinse il premio della Critica nell’edizione 1971 del Premio L’Inedito, lodato da Enrico Filippini e Natalia Ginzburg. Anche se fu scritto nel 1968, è un romanzo senza età, incapace d’invecchiare, esattamente come un buon prodotto letterario deve essere.

La storia, fin dal suo incipit, si presenta misteriosa. “Amavo le cose semplici e chiare, ma nel medesimo tempo viveva in me come un maligno desiderio di complicazioni e difficoltà” esprime Sandrino, un ragazzo di diciannove anni, malato di epilessia e di tisi, che vive con la madre e il nonno, in una casa a Roma. La vita di tutti i giorni sembra svolgersi monotona, ma tra le sue pieghe, si nasconde qualcosa da scoprire. Perché, come dice il giovane protagonista, “tutti sappiamo pochissimo sugli altri, e quel poco che sappiamo molte volte non lo comprendiamo. Non solo degli altri, ma anche di noi stessi.”

L’autore dosa, pagina dopo pagina, elementi chiarificatori e nuovi personaggi, trasformando quello che dovrebbe essere un romanzo di formazione in un giallo psicologico, nel quale la figura di Sandrino si definisce, sempre più nitidamente, sulla tela del grande maestro. Uno degli elementi di snodo della storia è l’arrivo di René, il padre di Sandrino, figura indefinibile e misteriosa, e di Etienne, l’amico del padre, ancora più ambiguo e sfuggente. Sembra strano, poi, che una madre racconti la sua storia con il padre solo al compimento dei diciannove anni del figlio, ma qui è tutto perfettamente calcolato e nulla è lasciato al caso.

Tra sensazioni strane, tensioni, ombre e nebbie, i dettagli s’infittiscono per delineare il dramma del giovane Sandrino, la cui volontà di capire se stesso e il mondo che lo circonda lo condurrà a un passo dal distruggere la pace della casa.

Come tutti i personaggi di Silvio Raffo, anche Sandrino sceglie di mantenere l’innocenza, che è lo strumento più adatto per scoprire la verità e non insozzarsi. In controtendenza con il pensiero comune di oggi, dettato dalla ricerca spasmodica di fare esperienza delle cose, Silvio Raffo ci porta esempi di come il bisogno di conoscere si plachi semplicemente con il candore e la grazia, e con la cultura, che offre molto di più di un banale soddisfacimento carnale.

Cristina Bellon

 

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon

rubriche@arcipelagomilano.org



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