12 gennaio 2016

la posta dei lettori_13.01.2016


 

Scrive Sergio Brenna a proposito degli scali ferroviari – Trovo molto utili e stimolanti le considerazioni sia di Mariani sulla destinazione degli utili derivanti a FS dal riuso edificatorio degli ex scali ferroviari sia di Praderio sui gravi e irrisolti difetti del PGT. Non concordo, però, sul fatto che tutto ciò sia motivo di assoluzione dei difetti dell’Accordo di Programma presentato dalla Giunta e non ratificato dal Consiglio Comunale.

Mariani, così utilmente attento nell’analisi dei costi e degli utili dell’operazione, liquida il contenuto urbanistico dell’Accordo con uno sbrigativo: “I dati volumetrici li sapevamo tutti da tempo, ottimi, frutto di un gran lavoro dell’allora assessore all’Urbanistica De Cesaris”: neanche fossimo al “rancio ottimo e abbondante” dei climi da caserma!

Il richiamo di Praderio a tutti i gravi e irrisolti difetti del PGT riadottato da quello ereditato dalla Giunta Moratti/Masseroli è condivisibile e meritorio, tanto che una delle motivazioni per non ratificare ora l’Accordo di Programma proposto era proprio l’opportunità di valutarne i contenuti insieme al più radicale aggiornamento del Documento di piano previsto nel 2016; sorprende, invece, la sua mancata comprensione delle critiche di merito ai contenuti dell’Accordo di Programma anche qui sbrigativamente liquidate con “a qualcuno non va ancora bene: c’è troppo verde! Troppo parco! cose da non credere …”.

Il paradossale squilibrio tra eccesso di verde (per lo più “parchi territoriali” per buona parte dei 26 mq/abitante previsti) e carenza di servizi di quartiere (3 mq/abitante contro il minimo 9 mq/ab del DM n. 1444/68) nasce proprio dalla volontà (perversa) di “rinchiudere” tutto il contrattabile (quantità edificatorie, spazi pubblici di generali e di quartiere, edilizia sociale, ecc.) dentro la maggior “facilità” di un accordo con le “sole” FS, cui però si finiscono per chiedere spazi pubblici solo per 29 mq/abitanti complessivi (cioè 26 di verde territoriale e di quartiere+3 di servizi di quartiere) contro i 44 mq/abitante chiesti da Albertini/Lupi e Moratti/Masseroli a Citylife e Porta Nuova (prescindendo – ovviamente – dal fatto che per le enormi edificabilità concesse in quei due casi se ne poterono realizzare solo 16 mq/abitante e il resto fu monetizzato pagando al Comune prezzi irrisori rispetto a quello di acquisto delle aree così non cedute!).

Se nell’AdP con FS si volessero ottenere tutti i 17,5 mq/abitante di verde e servizi territoriali/generali prescritti sempre dal DM n. 1444/68 nei grandi interventi al verde e servizi di quartiere resterebbero dunque solo 11,5 mq/abitante (meno dei 18 minimi prescritti dal DM 1444/68 e dalla LR 12/05!) e nonostante i minori indici edificatori le densità fondiarie degli edifici sarebbero solo di poco inferiori a quelle di Citylife e Porta Nuova.

Si può discutere se si può “perequare” uno 0,20 mq/mq con altre proprietà fondiarie dove più opportunamente collocare la gran parte del verde e servizi “territoriali” (dopo Expo, Parco Sud-sudovest, Ex Goccia AEM, ecc.) e dare così ai nuovi quartieri 26,5 mq/abitante o la “fretta” di poter concludere con FS fa premio su ogni altra valutazione?

 

Scrive Enrico Morretta a proposito di scali FS e PGT – Egregio direttore, ho appena finito di leggere il suo intervento “il buco nero alla milanese”, argomentazioni che mi trovano d’accordo. La guerra interna al Comune e riguardante il Piano di Governo del Territorio, danneggia la città e così ci vorranno tanti altri anni per arrivare a una necessaria conclusione. Io faccio parte della segreteria del Comitato ferrovia S/9. Ci occupiamo di abbattimento dei rumori provocati dai convogli che attraversano la città. Ci era stata promessa attenzione in occasione dell’attuazione del PGT. Addirittura, nel documento (non approvato) non c’è cenno al problema che interessa qualche migliaio di famiglie. Sono anni che attendiamo l’attenzione necessaria.

 

Scrive Cesare Mocchi a proposito politica in cittàHo letto e apprezzato l’interessante articolo di Luca Beltrami Gadola e anch’io penso che in tempo di elezioni non basti solleticare il voto “emozionale” ma che vada invece colta l’occasione per fare una riflessione su dove si vuole che vada la città. Penso però anche che sia inutile fare programmi troppo dettagliati e di fatto inevitabilmente inadeguati ad affrontare sfide ed evenienza future che magari al momento non si è neanche in grado di immaginare. Meglio quindi pochi e chiari temi che diano indicazione su dove si vorrebbe andare.

Qualche tema è già uscito: si parla di periferie, si parla di città metropolitana. Personalmente mi sembra poco, perché indicano un oggetto, un luogo fisico, senza chiarire anche tentativamente cosa si vorrebbe fare. Faccio quindi una piccola proposta: che i lettori di “ArcipelagoMilano” propongano alcune idee (si potrebbe anche dire: al massimo tre) sulle cose che ritengono più importanti e necessarie per la città. Questi contributi potrebbero essere poi messi a disposizione di tutte le posizioni e le forze politiche impegnate nella competizione elettorale.

Cosa ne pensate? Io nel mio piccolo e scusandomi dell’immodestia vorrei iniziare proponendo tre slogan, tre immagini: Milano capitale economica: perché quello che conta e ha fatto grande la città è il lavoro, l’ingegno, le diverse attività economiche, produttive, finanziarie, culturali, di ricerca, che la caratterizzano. Un tempo si diceva che Milano è la porta del sistema-paese, ora credo che questa definizione non basti più e che vada correttamente collocata nella dimensione del Nord Italia e del Sud Europa.

Milano città inclusiva: proprio perché deve ospitare i talenti migliori, deve essere una città aperta, in cui è facile insediarsi, trovare una residenza temporanea o in affitto a buoni prezzi, accedere alle informazioni e alle relazioni. No quindi alle élite, no ai circoli chiusi, alle decisioni poco trasparenti e autoreferenziali; sì ai processi decisionali aperti, sì agli uffici comunali al servizio dei cittadini, sì alla qualità urbana anche nelle polarità esterne.

Milano città attrattiva: e quindi manutenzione e cura della città, mobilità e servizi efficienti, bellezza degli edifici. Per chi viene da fuori Milano è allo stesso tempo la più moderna delle città italiane e la più italiana delle città moderne: ha quindi una sua dignità e bellezza che certo non può essere paragonata a quella poniamo di Siena o Venezia, ma nemmeno svillaneggiata assimilandola ai profili dei downtown di una media città americana. Milano non è San Diego o Dubai, insomma, ha una sua identità da difendere e sviluppare.

 

 



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