16 novembre 2009

VERE CASE O CONTAINERS ?


Tra le idee estemporanee di quest’amministrazione c’è anche quella di far fronte alla crisi degli alloggi sistemando la gente in case provvisorie, magari containers attrezzati, collocati su aree nude di proprietà comunale o di singoli privati, magari in attesa di cedere le loro volumetrie ad altri come dovrebbe permettere il nuovo Piano di Governo del territorio. Non so quanto siano state profonde le riflessioni dell’assessore Masseroli che l’hanno portato a questa proposta ma dubito che possa essere una soluzione accettabile. Una città come Milano non può e non deve pensare di accogliere i suoi nuovi cittadini in edilizia provvisoria, tanto più se pensiamo sia destinata a studenti o a persone che vengono a lavorare in questa città per brevi periodi. Non può perché è una sorta di emarginazione preventiva e non può perché una città che non riesce a fa arrivare sul mercato almeno sessantamila alloggi vuoti dimostra un’incapacità di gestione del proprio patrimonio edificato difficilmente conciliabile con le necessità urbane.

Lo scenario è comunque sempre quello: una città che non ha saputo porre alcun freno agli eccessi della rendita di posizione – la cosiddetta speculazione edilizia – e che sa solo prospettare soluzioni basate su ipotesi assolutamente inconciliabili con la realtà. Non possiamo dimenticare le sciocche affermazioni di Albertini sindaco di allora che di fronte alla crescita dei prezzi delle case e dell’analoga crescita degli affitti, andava in giro vantandosi che Milano era una città “preziosa” e quindi cara. Le soluzioni che si prospettano oggi, una sorta di imposta sul costruito – chi vuol costruire deve destinare una parte del prodotto a scopi sociali – rispolvera un vecchio attrezzo che ha funzionato nel passato quando la domanda di case da parte di un ceto solvibile era molto alta e quindi capace di sopportare questa sorta di prelievo. Oggi non c’è domanda, non ci sono crediti all’acquisto di case e quindi il mercato è ridotto al lumicino e dunque una “tassa sul macinato” non funzione perché non c’è nulla da macinare. Sul piano più generale si devono fare due considerazioni: una di tipo economico, l’atra di tipo architettonico e urbanistico.

Queste case provvisorie, per quanto spartane, hanno un costo che si avvicina abbastanza a un’edilizia tradizionale se si tiene conto anche delle urbanizzazioni comunque necessarie e che incidono in maniera consistente in considerazione dell’inevitabile bassa densità del costruito. Il loro invecchiamento è molto più rapido e l’eventuale smontaggio e ricollocazione ne rende un nuovo utilizzo molto problematico, senza contare il pericolo che case provvisorie diventino definitive, com’è consuetudine nel nostro Paese, innescando una serie di problemi a catena che conosciamo. La rapidità nell’allestimento non è certo la carta vincente perché oggi in 12 mesi si riesce a costruire una casa, il tempo lo si perde negli adempimenti burocratici e di approvazione dei progetti e nei ritardi nelle opere di urbanizzazione, percorsi questi tutti ineliminabili.

C’è poi il problema dell’architettura. Nel maggio dello scorso anno la Triennale allestì una mostra dal titolo Casa per tutti. All’interno delle mostra erano esposti progetti di case come i Villaggi Veloci di Cino Zucchi o il progetto di Massimiliano Fuksas: siamo indubitabilmente rimasti nella pura esercitazione formale e nell’immaginario, niente che potesse calarsi in una realtà urbana come quella milanese e questo non certo per imperizia dei progettisti, quanto perché il problema dell’edilizia milanese non ammette in alcun modo soluzioni di provvisorietà.

Un’ultima considerazione va fatta sull’estraneità di questo tipo di edilizia alla cultura italiana che, come detto bene nell’articolo di Giorgio Origlia in questo numero del settimanale e ribadito nell’intervista video a Carlo Tognoli, incorpora nel bene casa anche profondi valori di cittadinanza e di appartenenza alla comunità, valori difficilmente rappresentati da un’edilizia a carattere provvisorio. Altre sono dunque le iniziative che si devono prendere per affrontare il problema dell’abitazione a Milano, purtroppo lontane e diverse da quelle affacciate dall’attuale Giunta Comunale.

L.B.G.




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