16 dicembre 2015

COSA SI INTENDE PER TRASPARENZA POLITICA: IL CASO ATM


Il 12 Novembre scorso L’Associazione MeglioMilano ha presentato in Comune un interessante rapporto sui 25 anni della sua attività e dell’evoluzione della qualità della vita dei milanesi. Tra le relazioni dei tecnici ve ne stata anche una sui trasporti e la mobilità, fatta dallo scrivente, che ha suscitato reazioni negative da parte di ATM (che ha ventilato azioni legali) e dell’Associazione stessa.

06ponti44FBNessuno tuttavia è entrato nel merito delle affermazioni contenute in quella breve nota. Il nocciolo delle critiche riguardava la trasparenza, uno dei temi fondamentali dell’attuale giunta (quella precedente si era distinta infatti per totale opacità verso i cittadini). Ora, l’informazione corretta e trasparente è una pre-condizione per decisioni democratiche non manipolate. Va innanzitutto precisato che a priori ATM è innocente, e anche sull’informazione fa giustamente quello che gli prescrive la legge e la proprietà, cioè il Comune, cioè la politica.

Innanzitutto parliamo dei profitti, che ATM dichiara. Formalmente sono veri profitti, sostanzialmente non consentono di cogliere un fiume di sussidi netti che le casse pubbliche erogano ogni anno. La domanda politica è sempre la stessa: questi sussidi sono arbitrari. Perché non sono il doppio, o la metà, ma, guarda caso, quasi sempre tali da consentire un modesto profitto?

Sia chiaro, si tratta di un male comune: anche le ferrovie, e non solo quelle italiane, ricevono fiumi di soldi pubblici e dichiarano poi modesti profitti (o perdite se per caso un anno i sussidi diminuiscono). Nel caso di ATM, quanti milanesi sanno che il sussidio reale si aggira intorno a un milione di euro al giorno? Ora questo dato è noto solo agli esperti del settore, e nemmeno a tutti i giornalisti che se ne occupano. Infatti dal bilancio ATM (260 pagine) non emerge direttamente, mentre forse sarebbe opportuno che fosse evidenziato con chiarezza, addirittura dalle prime pagine.

E, si noti, in sé non c’è nulla di male in questi sussidi, se fossero il risultato di un dibattito politico trasparente tre priorità sociali diverse, ma certo così non è. Se i trasporti urbani fossero una priorità assoluta, potrebbero legittimamente anche essere gratuiti, o, se fossero fatte scelte diverse, le tariffe potrebbero essere al contrario più elevate di quelle medie europee.

Un secondo tema essenziale per la trasparenza concerne il costo e la produttività del lavoro: nel già citato bilancio il costo medio del lavoro non emerge direttamente, bisogna calcolarlo, e appare molto elevato (intorno ai 50.000€) rispetto sia al settore privato che ad altri settori pubblici essenziali. E nulla emerge sulla distribuzione di tale costo medio tra le diverse mansioni, quando è noto che uno dei problemi maggiori della produttività del settore dei trasporti pubblici locali è costituito dal rapporto tra personale viaggiante e personale addetto a mansioni di ufficio, a causa di un quadro normativo definibile come molto particolare.

Ora, è noto che i meccanismi di “voto di scambio” sono pervasivi in questo settore, e hanno impedito fin’ora, anche a Milano, l’introduzione di quella modestissima dose di competizione prevista, e nota come “competizione per il mercato”, cioè meccanismi di affidamento in gara che consentissero davvero la partecipazione di più soggetti. Dove le gare sono state fatte bene, in Germania e a Londra per esempio, i risultati sono stati straordinariamente positivi.

Malignamente poi, dopo lo scandalo della causa vinta da un lavoratore di origine marocchina con tutti i titoli per farsi assumere, e che ha dovuto ricorrere alle vie legali, forse sarebbe interessante anche sapere quanti lavoratori immigrati vi siano nell’azienda, rispetto al settore privato. Ma questo è certo un problema diverso.

Anche per gli investimenti, dal bilancio il quadro non appare del tutto chiaro: quanti sono autofinanziati dagli accantonamenti dell’azienda, e quanti da altre risorse pubbliche esterne? Sono ulteriori sussidi, di fatto, anche se certo non di per se illegittimi. E come sarà la strategia futura dal punto di vista delle risorse finanziarie e delle loro fonti? Si accenna all’esistenza di un “piano di investimenti”, ma niente di più è dato sapere.

Comunque le brevi relazioni degli esperti settoriali di MeglioMilano, tra cui compariva quella che ha suscitato la reazione di ATM, sono scomparse dal sito dell’associazione. Perche punire degli innocenti a causa di un solo colpevole? Non bastava eliminare quella sui trasporti?

 

Marco Ponti



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