16 dicembre 2015

UN PREMIO PER TUTTA MILANO: L’ACCESS CITY AWARD 2016


La scorsa settimana l’Unione Europea ha assegnato a Milano il City Access Award 2016. Un riconoscimento attribuito alla città europea che ha messo in campo le migliori azioni in tema di accessibilità per le persone con disabilità motorie, sensoriali e con ridotte capacità di movimento. In corsa 49 città di 19 Paesi europei. Tutte battute da Milano che, per la prima volta, ha portato il premio in Italia dopo le numerose partecipazione italiane presentate, tutte però rimaste fuori dalle 5 nomination e dall’assegnazione del premio.

12trezzi44FBA Bruxelles per ritirare il Premio, l’Assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino ha voluto testimoniare il grande lavoro svolto in occasione dell’Esposizione Internazionale, che ha avuto in Expofacile il progetto capofila. Un cappello sotto di cui si sono inserite le diverse iniziative messe in campo per rendere la città accessibile ai turisti, italiani e stranieri, che hanno visitato Milano nei sei mesi di Expo.

Vedersi assegnare un premio per l’accessibilità è sicuramente un risultato eccezionale, in un Paese come l’Italia dove barriere architettoniche e soprattutto culturali, pongono ancora limiti alla piena partecipazione delle persone con disabilità alla socializzazione, alla possibilità di muoversi in piena autonomia e al vedere rispettati e non solo affermati, i diritti fondamentali sanciti dalla Convezione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, adottata dal Governo italiano e parte integrante, a tutti gli effetti, del nostro ordinamento. In realtà il City Access Award 2016 porta con sé una serie di valori che superano i perimetri della disabilità e valgono per tutti i cittadini milanesi, per i city users e per le migliaia di turisti “normodotati” che visitano la città.

Premiare l’accessibilità di un luogo è infatti, prima di tutto, riconoscere una precisa volontà di attenzione, di scelte e di indirizzi che hanno portato a efficaci politiche. Scegliere di investire risorse per togliere gradini, realizzare scivoli sui marciapiedi, dotare di ascensore tutte le fermate della metropolitana, dotare i semafori di avvisatori acustici, stendere chilometri di pavimentazione logis per i non vedenti, significa decidere di lavorare per tutti, non per pochi, in una logica di inclusione e non di individualismo.

A giovarsene saranno prima di tutto le persone disabili e con loro un’enorme fetta di cittadini che avranno il piacere di vivere in un ambiente in generale meno ostile e adattato, visto che non è stato progettato cosi in origine, alle esigenze speciali di chi per un motivo o per l’altro ha necessità particolari (mamme con bambini, anziani a ridotta mobilità, persone infortunate o con difficoltà di deambulazione).

Ma oltre ai meriti sul campo, il City Access Award 2016 segna anche un successo per le dinamiche e le modalità con cui è stato organizzato e svolto il lavoro. Una delle imprese più ciclopiche per chi ha a che fare con la Pubblica Amministrazione è riuscire a innescare le energie e le risorse che arrivano da più settori. E, impresa ancora più complessa, da Enti diversi. Il progetto Expofacile e tutti i suoi corollari, sono stati un lavoro di squadra (interassessorile si direbbe nello slang della PA) con i contributi primari degli assessorati ai Lavori Pubblici, Mobilità, Politiche Sociali e Turismo (in rigoroso ordine alfabetico) del Comune di Milano, i cui dirigenti, funzionari e tecnici hanno operato in stretto legame creando un circolo virtuoso cui hanno partecipato Società Expo – con il suo disability manager – le associazioni delle persone con disabilità, riunite sotto la guida di Ledha e UICI, e non ultima, Regione Lombardia che ha fatto la sua parte soprattutto a livello finanziario all’interno di Expo.

E per completare la formazione del team, il contributo del privato svolto da Unicredit Foundation, partner del progetto. Un cocktail vincente, formato da ingredienti non sempre semplici da mescolare fra loro ma che in questo frangente hanno saputo esaltare le singole capacità e metterle al servizio della collettività. Un “metodo Milano” che ha convinto la giuria degli Award e che sarà possibile anche esportare per far valere l’expertise accumulata a favore di altri grandi eventi (non risulta, ad esempio che l’organizzazione del Giubileo abbia dato vita a qualcosa di simile).

L’eredità del lavoro svolto, partito dalle idee del mai dimenticato Franco Bomprezzi, troverà ancora più forza dal premio assegnato a Milano. Progetti già partiti come il “Piano per l’eliminazione della Barriere Architettoniche” (PEBA), approvato nel 2014 da Palazzo Marino. Un documento programmatico che Milano attendeva da quasi 30 anni e mai stilato prima, necessario a fornire le indicazioni di Bilancio per l’individuazione delle priorità e degli interventi da porre in essere. E ancora il lavoro, svolto dall’Assessorato alla Mobilità, insieme con ATM, per costruire nuovi ascensori nelle fermate della MM ancora sprovviste (in gran parte sulla MM1) e per rendere totalmente accessibili tram, bus e le loro fermate. La creazione del Tavolo permanente per la Disabilità e la prosecuzione del lavoro della Task Force per l’accessibilità già impegnata per i prossimi eventi come, ad esempio, la finale della Champions League che si giocherà a Milano la prossima primavera.

Quello che conta di più è però la diffusione di quella cultura dell’accessibilità che potrà, anche grazie a questo Premio, far comprendere che i soldi pubblici investiti su questo capitolo sono denari investiti per la civiltà, per il rispetto dei diritti fondamentali e per dare la possibilità, a chiunque, di poter decidere liberamente di vivere una città. Senza ostacoli e con la certezza di non essere mai solo.

 

Maurizio Trezzi

 



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