10 dicembre 2015

DA GAZA A ROZZANO. UN EXPAT DI RITORNO CREA NUOVI POSTI DI LAVORO


Qualcuno abbaia in sottofondo. È Marley, il trovatello raccolto in Eritrea. Quando Giacomo Giovannini, 36 anni, e la moglie Lia Ferrario, 32, sono tornati in Italia, a Rozzano, hanno portato anche lui. Loro tre, (lui, lei e Marley) hanno lavorato per anni in posti lontani e difficili. Gaza, Tanzania, Marocco, per dirne alcuni. Giacomo e Lia sono operatori del terzo settore, con una lunga carriera al servizio di Ong internazionali. Finché a un certo punto hanno deciso di tornare a casa. «Dopo le Primavere arabe, il mondo si stava facendo troppo pericoloso. Abbiamo scelto di tornare dopo che un’amica è stata coinvolta in una sparatoria».

07favasuli43FBL’atterraggio sul suolo italiano non è dei più morbidi. Giacomo porta con sè una mole incredibile di skills. Durante i suoi dieci anni di esperienza, ha coordinato un progetto per la costruzione di una rete fognaria a Gaza e uno per un impianto di desalinizzazione. È stato per tre anni manager di tutti progetti di cooperazione italiani in Eritrea («avevo 30 anni, la crisi e il taglio di risorse mi hanno reso subito manager»). Ha partecipato al gruppo di monitoraggio delle Nazioni Unite per il controllo sul flusso di armi verso Somalia ed Eritrea. Ha avviato in Tunisia attività sindacali per far valere i diritti sociali dei lavoratori. Ma a differenza dei colleghi inglesi o francesi, tutto questo per un italiano che torna in patria perde valore. «Le imprese ci vedono come missionari, volontari, crocerossine. Non si capisce che lavorare nel terzo settore offre grosse abilità manageriali e organizzative, spendibili anche in azienda».

Giacomo tuttavia non si dà per vinto. Si iscrive a un master in Bocconi in Gestione delle imprese sociali (settore ancora al minimo in Italia), e mentre lavora a un progetto per Iscos e collabora con un incubatore di impresa, dà vita, insieme alla moglie Lia, alla sua attività, La Casa del Riuso. La mission è creare posti di lavoro a Rozzano, una delle periferie più disagiate di Milano, e ridare dignità alle persone. Come? Già, come.

Prima che Lia e Giacomo rientrino in Italia, un gruppo di pensionati, tra cui il papà di Lia, hanno iniziato a sgomberare soffitte e rivendere quel che trovano. Non lo fanno per soldi. Ma per offrire mobilio a basso costo alle famiglie della zona. Quando la coppia torna dall’Eritrea, prende le redini e applica quanto appreso in anni di progetti di sviluppo nel terzo mondo. E la cosa inizia ad ingranare. Nascono sinergie con altre associazioni presenti sul territorio e si gettano le basi per un grosso sviluppo futuro. Addirittura Giacomo coinvolge i compagni della Bocconi. E trasforma il business plan dell’Associazione nella tesi di fine master, cui oggi lavorano nove studenti.

Si adotta innanzitutto una nuova logica di partenza. «Tutti i costi sono calcolati a partire dalla possibilità di sostenere il costo del personale …. per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA clicca qui

 

Silvia Favasuli

 

 



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