10 dicembre 2015

cinema – IL NUOVO CINEMA BELTRADE / MUSTANG


PICCOLE SALE MILANESI CRESCONO, IL NUOVO CINEMA BELTRADE, VIA NINO OXILIA 10

In città negli ultimi anni sono cresciute e diventate grandi, per qualità, reputazione e quindi numero di spettatori, alcune sale che spesso appartengono al circuito di ‘comunità’, di proprietà parrocchiale. Cinema che propongono prodotti di alta qualità, inediti e sconosciuti ai più, trovandoli nelle pieghe di un mercato distributivo parecchio avaro con tutto ciò che non sia mainstream o di cassetta.

cinema43FBVi raccontiamo oggi di una di queste ‘Il nuovo Cinema Beltrade’ una piccola sala non centralissima, tra piazzale Loreto e viale Monza, in via Nino Oxilia (che forse non molti sanno essere un regista dei primi del ‘900) dove si possono vedere film e soprattutto documentari, altrimenti inaccessibili allo sguardo dei milanesi.

Il cinema Beltrade, che esiste da decenni, è negli ultimi tempi diventato luogo ‘cult’ per molti cinefili milanesi, un luogo ‘caldo’ e accogliente con locandine di vecchie pellicole ai muri appesa ai muri (e disponibili anche in vendita), una cassettina per commenti e suggerimenti degli spettatori,  e materiale promozionale anche di altre associazioni culturali e creative che operano sul territorio.

Ma soprattutto si è costruito una buona fama grazie a una programmazione originale, accorta e intrigante, che si avvale della collaborazione di diverse associazioni culturali e cinefile, come Wanted, Barz and Hippo, la Scheggia e Cecinepas, che oggi danno il loro importante contributo agli ottimi contenuti proposti: documentari, film italiani (e non) di case di produzione indipendenti e magari senza distribuzione, lungometraggi premiati in lingua originale con sottotitoli.

Grande attenzione verso il proprio affezionato pubblico, a cui viene data anche la possibilità di riportare in sala un film già proiettato, se viene raggiunto un numero sufficiente di spettatori interessati.

Sono di casa Festival (del Cinema Africano, D’Asia e America Latina) e Rassegne monografiche, come quella di settembre con la Sardegna Film Commission sul cinema sardo; film italiani, spesso di autori milanesi, in cerca di distributore, documentari internazionali.

 

Questa settimana in programma

Mercoledì 9 dicembre The lesson di Kristina Grozeva e Petar Valchanov. – Il secondo appuntamento con i LUX DAYS, (le giornate con i 3 film finalisti del LUX FILM PRIZE, il premio cinematografico istituito nel 2007 dal Parlamento europeo), è il film d’esordio di una coppia di registi che dipinge attraverso la storia personale di un’insegnante la crisi economica in Bulgaria.

E due appuntamenti in collaborazione con Wanted Cinema:

Venerdì 11 dicembre, Banksy does New York di Chris Moukarbel. – Documentario che racconta della residenza sui generis dell’artista Banksy nella Grande Mela. Presentato in anteprima mondiale al DOC NYC Festival 2014, il film è stato nominato Miglior documentario al News & Documentary Emmy Awards.

Lunedì 14 dicembre The Walpack (Il branco) – Documentario opera prima di Crysta Moselle, sulla storia vera dei fratelli Angulo, che hanno trascorso più di un decennio segregati in casa dal padre, che si sono salvati dalla disperazione e follia grazie alla passione sconfinata per il cinema.

Per informazioni e programmazione http://www.cinemabeltrade.net/  Facebook Cinema Beltrade

Adele H.

 

 

MUSTANG

di Deniz Ganze Erguven [Turchia Francia, 2015, 94′]

con  Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan

 

cinema43FB.È l’ultimo giorno di scuola, cinque sorelle tornando a casa si fermano a giocare con amici sulla spiaggia. Qui fanno la lotta e il bagno vestite con la divisa della scuola. La loro allegria è interrotta appena giunte a casa dalla nonna, con cui vivono perché orfane: la donna le accoglie infatti a suon di ceffoni. È stata, informata da una vicina che le ragazze hanno giocato in acqua sulle spalle di amici maschi, la loro reputazione è rovinata. Tocca alla nonna e al terribile zio, che vive con loro, ristabilire le regole che governano la vita delle donne per bene. Dopo una visita ginecologica che attesta e certifica la loro illibatezza, le ragazze si trovano a vivere un’estate ben diversa da quella sognata. La casa pian piano diventa una prigione, gli abiti tradizionali dovrebbero sostituire i jeans e le mise occidentali, le sbarre chiudono le finestre. Scompaiono i telefoni e i mezzi per comunicare con l’esterno.

Arrivano alcune parenti che insegnano loro a cucinare e a governare la casa. Ma la voglia di libertà delle ragazze, in piena adolescenza e prese dai loro corpi in fioritura, rende difficile l’opera di normalizzazione anche in un paesino sul Mar Nero. Così una sera sfuggono alla vigilanza dello zio per andare ad assistere a una partita di pallone i cui spalti sono aperti solo alle donne. Avevano provato a chiedergli il permesso ma invano. La fuga delle ragazze è scoperta e deplorata dalle parenti a guardia della loro virtù, ma la loro voglia di vivere è contagiosa e risveglia la solidarietà delle donne. Vedendole inquadrate dalla televisione, una di loro fa saltare la luce elettrica della zona, e così lo zio non si accorge della loro fuga.

La quotidianità è dominata dal patriarcato e forse anche aggravata dai media di Erdogan, che continuano a ripetere come dovrebbe comportarsi una vera donna. Ciononostante le cinque ragazze tentano di sfuggire ai loro destini e difendono con unghie e denti la loro libertà. Non riescono a vincere tutte le battaglie e due dovranno capitolare e sposarsi trasformandosi in una mogli subordinate, una non ce la farà a sopportare il suo destino, le altre resisteranno anche per e nel nome delle sorelle.

Colpisce in questo film la recitazione delle ragazze, fresca e spontanea, attrici non professioniste. La regista Deniz Gamze Ergüven dice di averle preparate sottoponendole a una dieta di film da vedere e di cui fare tesoro. Certo Mustang è sicuramente dettato dalla voglia di contrastare uno spirito di unificazione dei costumi, soprattutto per quanto riguarda le donne, sotto l’egida delle prescrizioni religiose, così come vuole il governo turco. Eppure anche nel film si assiste a una pluralità di stili di vita che non fanno dimenticare il laicismo di Ataturk. Questa urgenza di denuncia non mina i tratti poetici dell’opera e anche una certa leggerezza che le ragazze portano con se, la loro voglia di vita e libertà è indomabile come lo sono i cavalli selvaggi, come i mustang appunto.

Mustang rappresenta la Francia agli Oscar per il miglior film straniero a conferma della vocazione francese di produrre e adottare cineasti di altre provenienze e a dare voce a chi in patria potrebbe incappare in censure o problemi maggiori.

Dorothy Parker

 

 

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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