10 dicembre 2015

arte – LA TENSIONE SCULTOREA DI WILDT INVADE MILANO


LA TENSIONE SCULTOREA DI WILDT INVADE LA GAM DI MILANO

Prosegue con la mostra dedicata ad Adolfo Wildt il progetto di valorizzazione delle collezioni di scultura posta in essere dalla GAM: dopo le mostre monografiche dedicate a Giacometti e a Medardo Rosso viene presentata al pubblico una grande retrospettiva volta ad indagare l’arte di uno dei più grandi, e sottovalutati, maestri del Novecento italiano. Personalità indipendente, Adolfo Wildt rimane al margine delle avanguardie e conserverà sempre un solido legame con la tradizione artistica italiana, dall’Antichità al Barocco, con una netta predilezione per la pittura del Rinascimento. Questa mostra monografica pone in risalto tali rapporti, come pure l’unicità di Wildt e le sue affinità con i contemporanei, attraverso una selezione di 55 sculture in gesso, marmo, bronzo che esaltano la resa plastica e materica di alcuni soggetti portanti della sua produzione.

arte43FBLa mostra “Adolfo Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista”, allestita al piano terra della Villa Reale dal 27 novembre al 14 febbraio 2016, è promossa dal Comune di Milano | Cultura ed è diretta da Paola Zatti, conservatrice responsabile della GAM, con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi, con cui la rassegna milanese condivide il progetto scientifico e la curatela. La mostra è realizzata nell’ambito della partnership triennale fra la GAM e l’istituto bancario UBS.

Sei le sezioni che scandiscono il percorso, sviluppato cronologicamente e per fasi di evoluzione artistica, che prende avvio con una sezione dedicata alla formazione di Wildt. Prima in bottega come aiutante di Giuseppe Grandi, poi all’Accademia di Belle Arti di Brera lo scultore inizia la sua carriera personale nel 1885. Nel 1906 Wildt mette profondamente in discussione la sua arte, cade in un lungo periodo di depressione e, quando ne esce, il gruppo dei Beventi ha ceduto il posto all’enigmatica Trilogia (visibile nel giardino di Villa Reale). Wildt pare aver trovato la sua dimensione in uno stile più tormentato che procede per omissioni, deforma e trasforma i corpi alla ricerca dell’effetto psicologico.

È questa seconda sala forse la più densa ed emozionante, ricca di tensione, slancio e vita che escono energicamente da ciascuna scultura, esaltate dal sobrio allestimento che avvolge le opere. Segue poi il tema della madre e del figlio, della Madonna e del Bambino: sono esposte in questa sezione opere che presentano un’iconografia nuova, più spirituale, in una rappresentazione più arcaica e semplificata. A partire dal 1915 si fa strada in Wildt una nuova tendenza espressiva sempre più slegata dalla realtà anatomica e sempre più infusa di spiritualità, che raggiunge un’estetica fatta di epurazione delle forme, disseccamento delle fisionomie, semplificazione delle linee, sia nelle sculture che nei disegni.

La prossimità di Wildt al regime fascista si sostanzia nel 1922 nella sua adesione al Novecento italiano, il movimento promosso da Margherita Sarfatti per il rinnovamento dell’arte italiana nella direzione del “ritorno all’ordine”. La sua produzione di questo periodo predilige quindi monumenti e ritratti, mai realistici e sempre più orientati al “ritratto di idea”, cioè alla rappresentazione dell’archetipo o della dimensione spirituale dei soggetti. L’ultima sezione è dedicata all’eredità che Wildt lascia: tra gli altri Fontana e Melotti, suoi studenti presso la Scuola del marmo.

Wildt nasce e svolge la sua intera attività artistica in una Milano in fermento, terreno fertile della Scapigliatura di Giuseppe Grandi, ma anche della cultura impressionista di Medardo Rosso, poi del giovane movimento futurista affascinato dall’industriale «città d’oro e di ferro». Ed è di quella Milano wildtiana che viene offerto un affresco con i percorsi esterni alla mostra grazie a visite guidate e materiale divulgativo realizzati in collaborazione con il Touring Club Italiano.

Adolfo Wildt (1868–1931). L’ultimo simbolista fino al 14 febbraio 2016 GAM Galleria d’Arte Moderna via Palestro 16 Milano;  orari: martedì – domenica 9.00 – 17.30 lunedì chiuso Biglietto incluso nel biglietto d’ingresso alla GAM (intero 5 euro – ridotto 3 euro)

 

SPINOSAURI NEL PARCO

Se passeggiando nei Giardini Pubblici aveste la visione di uno Spinosauro a grandezza naturale che divora un pesce, pensereste di essere finiti nel remake di Jurassic Park. Ma non si tratta né di allucinazioni, né di un set cinematografico: si tratta invece della mostra “Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo”, frutto della collaborazione tra Museo di Storia Naturale di Milano, National Geographic Society, University of Chicago, e Geo-Model. Con questa esposizione si è riaperto alla cittadinanza e al pubblico il prestigioso Palazzo Dugnani, che fu nell’Ottocento la prima sede del Museo di Storia Naturale di Milano e che diventa ora sede distaccata dello stesso, dedicata alle mostre temporanee.

L’allestimento milanese è una versione ampliata di quello statunitense e focalizza l’importanza del contributo italiano nella lunga vicenda degli studi su Spinosaurus: iniziata nel 1912 con i primi ritrovamenti di Ernst Stromer e bruscamente interrotta con la distruzione dei reperti durante la seconda guerra mondiale. Questa affascinate avventura è ricominciata nel 2005, con lo studio di un enorme muso di questa specie, conservato al Museo di Storia Naturale di Milano, ed è continuata nel 2008, grazie a un nuovo esemplare scoperto nel deserto del Sahara, e studiato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.

Le “star” assolute della mostra sono il modello in grandezza naturale del dinosauro, riprodotto secondo l’aspetto “in vivo”, e la riproduzione completa dello scheletro lunga 15 metri, ottenuta attraverso la scansione dei fossili e la stampa 3D, e, per la prima volta, sono anche esposti esemplari mai visti delle collezioni del Museo di Storia Naturale di Milano, messi a disposizione dai Conservatori delle varie sezioni. A guidare il visitatore tra i siti remoti, gli esemplari fossili e le avveniristiche tecniche di studio vi sono i filmati originali degli scavi e delle ricerche nel deserto di Kem-Kem (Marocco), la storia delle scoperte precedenti, con la ricostruzione dell’ufficio del paleontologo Stromer, modelli anatomici virtuali, animazioni e un’accurata pannellistica in italiano e inglese, oltre a un servizio di iniziative didattiche mirate, rivolto alle classi di ogni ordine e grado e un’offerta di visite guidate con operatori specializzati.

Tra le varie iniziative nell’ultima stanza sono ospitate le tecnologie contemporanee usate dagli studiosi per ricreare modelli 3d di ossa e animali, per la gioia dei più piccoli (e dei più grandi) qua può essere acquistata la riproduzione del volto dello Spinosauro perché faccia compagnia nella calda estate milanese.

Valeria Barilli – Benedetta Marchesi

Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo fino al 10 gennaio 2016 Palazzo Dugnani, via Manin Milano lunedì dalle 9:30 alle 13:30* martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9:30 alle 19:30* giovedì dalle 9:30 alle 22:30*  (* l’ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) Biglietti € 10,00/€ 8,00/€ 5,00/Omaggio

 

GIOTTO: LA VERA BELLEZZA

14 opere, 5 affreschi strappati, 9 sale per una mostra straordinaria dedicata a uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. “Giotto, l’Italia”, a Palazzo Reale fino al 10 gennaio, riunisce 14 opere, prevalentemente su tavola, nessuna delle quali prima esposta a Milano: una sequenza di capolavori assoluti per la prima volta riuniti insieme in un’unica esposizione. Ognuno di essi ha provenienza accertata e visualizza quindi il tragitto compiuto da Giotto attraverso l’Italia del suo tempo, in circa quarant’anni di straordinaria attività.

Nel percorso espositivo si attraverseranno dapprima le sale dedicate alle opere giovanili: il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa documentano il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’altare maggiore, attorno al quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che circondava lo stesso altare. La tavola con Dio Padre in trono proviene dalla cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro.

Segue poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto d’arrivo nel polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altar maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano. Accanto al polittico è esposto, evento straordinario, il frammento affrescato con due teste di apostoli o santi, proveniente dalla basilica di San Pietro, opera di Giotto anch’essa commissionata dal cardinal Stefaneschi.

Il percorso espositivo si completa con i dipinti della fase finale della carriera del maestro: il polittico Baroncelli dall’omonima cappella della basilica di Santa Croce a Firenze, che grazie a questa mostra verrà temporaneamente ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California; e il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone.

Finalmente una mostra nella quale si preferisce l’essenzialità, di opere e allestimenti, alla prolissità: e la scelta ripaga con un risultato straordinario. Nell’ambiente semibuio le tavole sembrano galleggiare nel vuoto, un buio nel quale gli ori e i colori che brillano con ancora maggiore intensità e lucentezza. Gli apparati didattici sono a terra, quasi invisibili affinché la contemplazione sia assoluta e indisturbata. E al percorso di mostra si affiancano due sale che approfondiscono il lavoro del grande artista toscano: da un lato con raggruppamenti tematici, dall’altro con dettagli e spiegazioni sulle opere in mostra (con riproduzione in scala delle stesse).

Visitare “Giotto, l’Italia” è immergersi nella più assoluta bellezza, quella che rinfranca l’anima e il cuore e in questi giorni ce n’è bisogno.

Giotto, l’Italia – Palazzo Reale, Milano, Orari: lunedì 14.30-19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30 giovedì e sabato 9.30-22.30 Biglietti: 12/10 euro

 

BACIO O NON BACIO?

Da inguaribile romantica, in un triste pomeriggio d’autunno, non potevo non rispondere al richiamo dell’affascinante mondo risorgimentale protagonista del lavoro di Hayez, contesto offerto dalla mostra inaugurata ai primi di novembre alle Gallerie d’Italia, per rendere omaggio al dipinto-icona fra i più riprodotti dell’intera storia dell’arte.

Il flash mobUn bacio d’arrivederci” organizzato in Expo il penultimo giorno di apertura era stata l’occasione per lanciare e nutrire l’attesa della mostra monografica dedicata a Francesco Hayez, inaugurata poi il 7 novembre alle Gallerie d’Italia a Milano. La mostra raccoglie in un’unica sede circa 120 tra dipinti e affreschi dell’artista, alcuni dei quali inediti o mai esposti dall’Ottocento in poi. Infatti oltre all’opera che lo ha reso immortale, Hayez firmò in quasi settant’anni una quantità straordinaria di opere che hanno fatto la fortuna (e la storia) dell’Ottocento pittorico italiano.

Le diverse sezioni della mostra riflettono i mutamenti del clima culturale, storico e sociale di cui Hayez è stato un sensibile e versatile interprete, padrone di diversi generi come la pittura storica e il ritratto – celeberrimi quello del Manzoni, della Principessa Belgiojoso – la mitologia, la pittura sacra, l’orientalismo, sino a giungere alle composizioni dove trionfa il nudo femminile, declinato in una potente sensualità che lo rende unico nel panorama del Romanticismo italiano ed europeo.

La rassegna pone a confronto, grazie a prestiti eccezionali come quello della Maddalena canoviana, la pittura di Hayez con la scultura del suo maestro e grande protettore, soprattutto negli anni romani del suo esordio, Antonio Canova, e con quella del suo seguace Vincenzo Vela, destinato a diventare il maggiore interprete del Romanticismo in scultura.

Accompagnano la mostra una serie di attività collaterali, tra le quali spicca una rassegna cinematografica realizzata in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana, dove, accanto ad alcuni classici d’autore, trovano posto affreschi popolari e agguerrite rappresentanze della nuova leva cinematografica. Per visitare la mostra è disponibile una videoguida su tablet, con contenuti multimediali, utile e funzionale … quando la si trova: purtroppo la batteria si scarica con molta facilità e l’attesa quando il pubblico è numeroso si aggira attorno ai 20/25 minuti.

Per gli appassionati del grande pittore la mostra è un’ottima occasione per riscoprirne la bellezza e l’artisticità, l’unico consiglio è di visitarla in orari non di punta: l’allestimento non ne consente infatti una facile fruizione. Soprattutto le prime sezioni sono create in ambienti di pochi metri quadrati, nei quali più di cinque/sei persone non possono stare in contemporanea se non danneggiando reciprocamente il godimento delle opere.

La chiusa della mostra è affidata a una piccola stanza che ripercorre su uno schermo i più bei baci dal cinema di tutti i tempi: e lì, l’animo romantico passa sopra tutte le gomitate date e ricevute durante la visita in mostra.

Hayez – Gallerie d’Italia Piazza della Scala 6, Milano dal martedì alla domenica, ore 9.30 – 19.30, giovedì ore 9.30 – 22.30 intero 10 euro, ridotto 8 euro, ridottissimo 5 euro

 

 

GLI STRAORDINARI CAPOLAVORI DEL MUSEO DI BUDAPEST IN MOSTRA A PALAZZO REALE

Milano sta vivendo un periodo di pacifica invasione ereditata dalla fine di Expo: ogni palazzo, strada o bar è assaltato da un flusso continuo di persone che riempiono e vivono la città. Anche gli spazi culturali sono presi d’assalto: dai più piccoli e nascosti musei alle grandi mostre. La molteplicità di proposte e la necessità di cercare rifugio fa sì che quasi casualmente si visitino esposizioni meno note al grande pubblico e che queste si rivelino scelte sorprendentemente vincenti.

Con Da Raffaello a Schiele si inaugura una nuova “linea espositiva” a Palazzo Reale di Milano che porta la realizzazione di mostre realizzate con opere dalle più importanti collezioni museali di tutto il mondo, non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili. La mostra, Da Raffaello a Schiele, ospitata a Palazzo Reale fino al 7 febbraio, accoglie 76 capolavori del Museo di Belle Arti di Budapest che permettono di ripercorrere la storia dell’arte occidentale dal Rinascimento fino alle soglie del Novecento con opere di qualità straordinaria: Raffaello, Tintoretto, Dürer, Velasquez, Rubens, Goya, Canaletto, Manet, Cezanne, Gauguin e tantissimi altri grandi artisti sono presenti con opere straordinarie come la strepitosa Salomè di Lukas Cranach il vecchio, Giaele e Sisara di Artemisia Gentileschi, le Sirene di Rodin e i Tre pescherecci di Monet.

La ratio del concetto espositivo del Museo di Belle Arti di Budapest – frutto del desiderio di definire un’identità culturale autonoma che mette in dialogo l’arte ungherese con le diverse tendenze internazionali grazie ad opere cariche di significato –  è riproposta all’interno del percorso espositivo che vuole essere la sintesi di una parte della Collezione del Museo stesso. L’esposizione offre così al pubblico un museo ideale in cui ammirare le meraviglie del Cinquecento, Seicento e Settecento passando per l’Età barocca, il Simbolismo e l’Espressionismo, giungendo fino alle Avanguardie.

Meravigliosa e forse più caratteristica per le opere di stampo ungherese è la settima sala: il Simbolismo internazionale ne è il tema conduttore e fanno da protagonisti artisti come Joszef Rippl-Ronai con il grande e bellissimo ritratto di Donna con gabbia di uccelli (1892), o Janos Vaszary, la cui Età dell’Oro del 1898 evoca le atmosfere sognanti della Secessione, condivise anche dal viennese Maximilian Lenz (Un Mondo, 1899). Appassionante il confronto tra le opere di tema classico di Armold Böcklin (Centauro, 1888), Franz von Stuck (Il bacio della Sfinge, 1895) e Auguste Rodin (Sirene, bronzo, 1888) accanto al riferimento al simbolismo italiano, con Segantini e il bozzetto per l’Angelo della vita (1894-95).

È una mostra breve, le sale sono solo otto, ma eccellente e sorprendente: al visitatore è concessa un’immersione nello splendore e nell’altissima competenza artistica.

Da Raffaello a Schiele Palazzo Reale piazza del Duomo Milano – fino al 7 febbraio 2015 Biglietto 12/10/6 euro Orari di apertura Lunedì dalle 14.30 alle 19.30 / Martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30 / Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30

 

 

IL MUDEC, OLTRE BARBIE E GAUGUIN: IL PROGETTO MILANO CITTÀ MONDO

Nella frenesia e caoticità della grande inaugurazione al Mudec della scorsa settimana sono state prese d’assalto le mostre rivolte al grande pubblico: Barbie e Gauguin, infatti, facevano da anfitrioni ma al piano terreno c’è uno spazio che meriterebbe ben più attenzione. Si tratta dello Spazio delle culture, un luogo simbolico intitolato alla memoria dell’archeologo Khaled Hasaad (Khaled al-Asaad), direttore del sito archeologico di Palmira e vittima dell’Isis, che ha inaugurato la prima di una serie di mostre del progetto Milano Città Mondo.

Facendo un passo indietro: il Forum della Città Mondo è stato istituito dal Comune di Milano il 24 ottobre 2011 durante il convegno “Expo Milano chiama mondo”, collegato al primo International Partecipants Meeting (IPM) di Expo. Il Forum ha portato le comunità internazionali a essere vere protagoniste sia nella vita culturale della città sia in previsione di Expo, attraverso i loro rapporti con i Paesi d’origine, che in virtù del ruolo propulsivo che svolgono nella vita economica, sociale e culturale della città. Nello specifico il Tavolo del Museo delle Culture (MUDEC) del Forum della Città Mondo si occupa della valorizzazione dei rapporti tra il nuovo museo MUDEC negli spazi dell’ex Ansaldo e le comunità internazionali che vivono a Milano.

La mostra costituisce la prima tappa di un progetto volto a documentare la storia e le modalità di presenza, integrazione e cittadinanza delle diverse comunità internazionali a Milano. Il focus attuale è sulla comunità eritrea/etiope, integrata nel tessuto cittadino in maniera socialmente e culturalmente attiva da almeno mezzo secolo. Alan Maglio, che ha collaborato per più di due anni con il Forum della Città Mondo sul tema delle comunità migranti e sulla rappresentazione della loro realtà attraverso immagini fotografiche, ha svolto insieme a Medhin Paolos un lungo lavoro di ricerca sulla comunità eritrea attraverso la raccolta di testimonianze dirette e la ricognizione di materiale fotografico e audiovisivo in archivi sia istituzionali che privati.

Milano Città Mondo. # 01. Eritrea / Etiopia presenta sia oggetti, documenti e testimonianze provenienti dalle collezioni del Comune di Milano relativi al colonialismo italiano nel Corno d’Africa, sia alcune fotografie realizzate nei primi anni ’80 da Vito Scifo e Lalla Golderer, poi raccolte in una pubblicazione del 1985 Stranieri a Milano, conservate oggi nell’archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, e, soprattutto, il nuovo progetto fotografico di Alan Maglio e Medhin Paolos sulla comunità eritrea/etiope oggi a Milano.

La mostra Milano Città Mondo. # 01. Eritrea / Etiopia costituisce il primo passo di un progetto che si svilupperà nel tempo. Ogni anno il Forum della Città Mondo realizzerà un focus su una delle numerose comunità internazionali presenti a Milano. La prossima ricerca riguarderà la comunità cinese. Si tratta di un bellissimo progetto, ben pensato e con ottimi presupposti perché diventi qualcosa di grande. In bocca al lupo!

Milano Città Mondo. # 01. Eritrea / Etiopia  fino al 10 gennaio 2016 Mudec via Tortona 56 Ingresso gratuito. Orario: lun 14.30 – 19.30; mar, mer, dom 9.30 – 19.30; gio, sab 9.30 – 22.30.

 

 

NUOVE OCCASIONI PER RISCOPRIRE LE CASE MUSEO DI MILANO

Le quattro case museo di Milano, Museo Bagatti Valsecchi, Casa Boschi Di Stefano, Villa Necchi Campiglio, Museo Poldi Pezzoli, lanciano una nuova sfida ai giovanissimi milanesi, e non. Ambrogio, un vecchio corniciaio con le toppe sul camice, ha trovato una misteriosa mappa sul retro di una tela di un quadro. L’enigma risulta difficilmente interpretabile dal momento che mancano molte parole: il compito dei ‘piccoli enigmisti’ sarà, dunque, quello di cercare le parole chiave mancanti visitando le quattro sedi museali. Chi risolverà il cruciverba e troverà la parola chiave relativa a ciascuna casa museo riceverà in regalo una cornice magnetica che riproduce quella di un quadro presente nelle collezioni, mentre per chi completerà il percorso risolvendo tutti e quattro i cruciverba è previsto un ulteriore premio: una chiave magnetica che riproduce il logo delle Case Museo.

Il gioco è una delle proposte per FAMU 2015, domenica 4 ottobre (Giornata delle famiglie al Museo) e sarà disponibile fino al 10 gennaio con la ‘CasaMuseoCard’ al prezzo speciale di 10 euro per ciascun genitore, i bambini hanno diritto all’ingresso gratuito nelle quattro Case Museo e alla mappa omaggio per ciascuna visita. La CasaMuseoCard dà diritto all’ingresso in ciascuna delle case museo nell’arco di 12 mesi.

Il progetto è reso possibile grazie non solo alla collaborazione virtuosa tra le quattro casa museo, ma anche al sostegno della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, ma anche al lavoro dei giovani studenti dell’Accademia di Brera che si sono occupati dello storytelling e della realizzazione del cruciverba.

I cruciverba non sono banali, e ci vuole davvero grande attenzione per risolverli … anche per i genitori. Ma si tratta di un’ottima occasione per tornare (o andare per la prima volta) in visita a quattro luoghi che rappresentano una delle tante essenze dalle milanesità.

Il circuito nasce con l’intento di far conoscere e promuovere il patrimonio culturale e artistico milanese, nel corso di quasi due secoli di storia, attraverso alcuni dei suoi protagonisti: i nobili Gian Giacomo Poldi Pezzoli e i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi nell’Ottocento, i coniugi Boschi di Stefano e gli industriali Necchi Campiglio nel Novecento. Le quattro case museo, tutte situate nel centro di Milano, sono accomunate dalla generosità dei loro fondatori, che hanno messo a disposizione della collettività le loro abitazioni e le loro collezioni d’arte, e sono oggi luoghi di grande fascino. Visitarle permette di conoscere storie personali e scelte di gusto che riflettono anche l’evoluzione e la trasformazione della società cittadina.

 

 

LA FONDAZIONE PRADA E LA RIGENERAZIONE CULTURALE DI MILANO

Il 9 maggio il sempre più vasto mosaico culturale di Milano si è arricchito di un importantissimo e preziosissimo tassello: la Fondazione Prada. La celebre stilista Miuccia Prada e il marito Patrizio Bertelli hanno regalato al capoluogo lombardo uno dei più interessanti interventi culturali visti in Italia in materia di arte, ma anche di architettura e, soprattutto, di rigenerazione urbana. Le vecchie distillerie di inizio Novecento sono state restaurate, ristrutturate, trasformate e integrate per offrire ai visitatori una superficie di 19.000 mq dove trovano posto non soltanto spazi espositivi per le varie mostre temporanee, ma anche un cinema, un’area didattica dedicata ai bambini, una biblioteca e il Bar Luce concepito dal regista Wes Anderson che si ispira ai celebri caffè meneghini e già diventato “cult” nel giro di pochi giorni.

La molteplicità e la versatilità degli spazi della Fondazione consentono un’offerta culturale estremamente variegata. Sono attualmente aperte al pubblico le mostre “An Introduction”, nata da un dialogo fra Miuccia Prada e Germano Celant, “In Part” a cura di Nicholas Cullinan e le installazioni permanenti di Robert Gober e di Louise Bourgeois presso la “Haunted House”, una struttura preesistente che, rivestita di uno strato di foglia d’oro, acquista un’aura altamente immaginifica e imprime un segno forte ed evidente nel paesaggio urbano di Milano. Ma è “Serial Classic” la mostra più sorprendente: Miuccia Prada abbandona momentaneamente la passione per il contemporaneo per rivolgersi al passato, all’arte antica dove sono scolpite le origini della nostra cultura. Salvatore Settis  e Anna Anguissola curano magistralmente una mostra che presenta l’ambiguo rapporto fra l’originale e la copia nell’arte greca e romana.

Un allestimento geniale presenta più di sessanta opere che dialogano fra di loro e con lo spazio esterno circostante attraverso ampie vetrate. Il modello perduto, giustamente sfocato, giunge ai nostri giorni attraverso le innumerevoli imitazioni, emulazioni o interpretazioni commissionate dalla ricca aristocrazia romana. Ed ecco che il solido blocco di marmo prende vita e si circonda di un’aura di sacralità ancora oggi percettibile. Gli spazi rivisti da Rem Koolhaas e dal suo studio OMA consentono a una vecchia fabbrica di trovare nuova vita in un tempio che ospita personaggi della mitologia, guerrieri e divinità quali Venere e Apollo con opere provenienti dai più importanti musei del mondo, dai Vaticani al Louvre. La Fondazione Prada diventa oggi il modello di quella inevitabile e illuminata collaborazione che deve esserci fra pubblico e privato per il beneficio dei cittadini milanesi, italiani e di tutti i visitatori stranieri che iniziano a intravedere nel laboratorio creativo di Milano la nuova Capitale Europea

Giordano Conticelli

Fondazione Prada – Largo Isarco 2 Milano (M3 Lodi T.I.B.B.) orari: tutti i giorni h10-21 biglietti: 10€ ridotto 8€ gratuito minori 18 anni e maggiori di 65

 

 

PIETÀ RONDANINI: LA NUOVA CASA ASPETTA I MILANESI

Dopo una vicenda travagliata durata alcuni anni, la Pietà Rondanini trova finalmente pace in un Museo a lei interamente dedicato. Dopo sessant’anni trascorsi nell’allestimento di BBPR nella Sala degli Scarlioni del Museo d’Arte Antica, l’ultimo lavoro di Michelangelo, quello forse più intimo ed emozionante, raggiunge una nuova collocazione, anch’essa densa di valore e simbologia. È l’antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, realizzato nella seconda metà del Cinquecento per i soldati della guarnigione spagnola colpiti dalla peste, che porta in sé, per sua natura, l’essenza del dolore e della sofferenza. Termina così il percorso durato tre anni, da quando si è riconosciuta l’esigenza di dare rinnovato valore alla scultura michelangiolesca, che l’ha vista al centro di accesi dibattiti sia nel mondo politico che in quello culturale e si conclude in un evento di grande festa cittadina dove l’opera preziosa torna a Milano e ai milanesi in occasione dell’inaugurazione del palinsesto di Expo in città.

«Il nuovo allestimento ribalta completamente la visione a oggi consueta dell’opera: entrando i visitatori vedranno infatti la scultura di spalle e scorgeranno per prima cosa ciò che Michelangelo scolpì per ultima, la schiena della Madonna ricurva sul Cristo, rendendo ancora più intensa l’emozione per l’opera», afferma l’architetto Michele De Lucchi, cui è stato affidato il progetto allestitivo. «Solo girando attorno alla statua si vedrà la parte anteriore, con il Cristo cadente sostenuto dalla Madre: una prospettiva assolutamente inedita, voluta per mettere in risalto quella dimensione della scultura, incompiuta, prima impossibile da osservare nella sua completezza».

Un allestimento che invita alla contemplazione e al raccoglimento di fronte all’opera incompiuta di Michelangelo e che forse, più di ogni altra, racchiude nell’abbraccio dei due corpi il senso dell’amore. L’ingresso nel museo conduce ad un’immersione che coinvolge tutti i sensi grazie al profumo del legno, il silenzio che inevitabilmente cala di fronte alla scultura e alla penombra che avvolge la sala concentrando la luce solo sulla statua.

Museo Pietà Rondanini_Michelangelo – Milano, Castello Sforzesco, Cortile delle Armi

L’ingresso al Museo della Pietà Rondanini è compreso nel biglietto unico per i Musei del Castello Sforzesco al costo di 5 euro (ridotto 3 euro) acquistabile presso la biglietteria dei Musei del Castello Sforzesco

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


Temi correlati:

Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


9 gennaio 2024

IL PRESEPE DELLA MEMORIA DEL LAGER

Rita Bramante



17 ottobre 2023

MUDEC. PALINSESTO 2023-2024

Rita Bramante



30 maggio 2023

BIENNALE ARCHITETTURA 2023

Paolo Favole



11 dicembre 2020

CHIARA FERRAGNI DAVANTI A BOTTICELLI

Paolo Biscottini



28 maggio 2020

UOVA DI GALLO SULLA MILANO-BOLOGNA

Marco Ceriani



13 aprile 2019

DALL’AMBROSIANA A CASALEGGIO

Giuseppe Gario


Ultimi commenti