2 dicembre 2015
MIRELLA SERRI
GLI INVISIBILI
Longanesi, Milano 2015
pp. 231, € 16,40
Una nuova inchiesta di Mirella Serri intorno a una delle vicende più opache e inquietanti delle tumultuose ultime settimane del secondo conflitto mondiale: la storia dei prigionieri speciali di Hitler, gli “invisibili” che i nazisti trasferirono in gran segreto dai diversi campi di detenzione, nei quattro angoli del Reich, a un minuscolo villaggio del Sud Tirolo dove poi vennero liberati dagli americani il 4 maggio del 1945.
La brillante storica e giornalista a cui si devono alcune sconcertanti indagini negli angoli bui del Novecento (ricordiamo “Irredenti. Gli intellettuali che vissero due volte 1938 – 1948” del 2005; “Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi 1945 – 1980” del 2012 e, prima ancora, le minuziose e illuminanti ricerche su Giaime Pintor nella Weimar nazista) ricostruisce l’avventura di un gruppo di personaggi assai composito, un insieme di ladri e gentiluomini, di generali e di millantatori, di ex primi ministri, di spie, delatori, doppiogiochisti e malavitosi, di aristocratici e persino di teste coronate.
La trama prende vita all’alba del 28 aprile del 1945 quando alcuni pullman carichi di prigionieri si fermano all’entrata del paesino di Villabassa, non lontano da Bolzano. A scendere per prima è la scorta delle SS, seguita da un gruppo di 139 detenuti tra cui donne e bambini. Sembrano venire dall’oltretomba, trascinano fagotti a cui sono appese pentole e gamelle, valigie legate con lo spago. Ma, nonostante l’aspetto, si tratta di alcuni dei più noti protagonisti della recente storia europea. Tra loro ci sono l’ex cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg, l’ex primo ministro francese Leon Blum, il grande industriale Fritz Thyssen … . A questi si aggiungono, fra gli altri, gli italiani Mario Badoglio, figlio del generale Pietro e Sante Garibaldi, nipote dell’eroe dei due mondi e valoroso partigiano.
Si tratta di personaggi di spicco detenuti segretamente in vari lager e che Himmler, capo delle SS, in previsione dell’imminente sconfitta, voleva utilizzare nelle trattative di resa con gli Alleati. Il volume ripercorre la loro avventurosa storia, i motivi che li hanno condotti nei lager e le loro terribili peripezie prima di approdare in Sud Tirolo. Vengono inoltre ricostruite anche le vicende fino a oggi mai raccontate dagli storici dell’intreccio che porta detenuti ebrei e antifascisti a trovarsi a fianco di altri prigionieri che hanno fatto parte della più ristretta cerchia di Hitler o di Mussolini, come il capo della polizia di Salò Tamburini o come Filippo d’Assia la cui moglie, Mafalda di Savoia, sarà la vittima sacrificale di oscure trame.
Illuminante è la conclusione della Serri nelle ultime pagine della sua opera, dove si ricorda che la vicenda dei prigionieri speciali incarna anche la storia dei lager, della loro gestione e dell’ignominia e della ferocia, dell’estrema codardia e della corruzione dei loro comandanti. Una corruzione che dilagò non solo fra i capi nazisti ma anche a Salò, dove si farà più capillare, intensa e pervicace.
Se i prigionieri speciali di Hitler si salvarono e riuscirono a tornare alla libertà fu anche grazie alla forza di volontà con cui si opposero proprio ai corrotti, ai truffatori e ai più disgustosi trasformisti: “… perché – come scrive una delle prigioniere Fey von Hassell che, intuendo che non avrà mai più un’intesa così profonda ed un legame così forte come quello con i compagni di prigionia – nessun rapporto umano è più intenso di quello che si instaura nella sofferenza e nella comunanza della sorte in tempi oscuri…”.
Paolo Bonaccorsi