17 novembre 2015

IL RUOLO DELLA RESIDENZA NEL DOPO EXPO


Se proviamo a mettere un punto di partenza sul futuro di quest’area, e assumiamo quale prima scelta quella di rompere l’impostazione che per le esigenze imposte dall’esposizione universale ha visto un ulteriore rafforzamento dei margini fisici e morfologici del sito per controllarne la sua accessibilità e poniamo, quale assunto, che il sito torni ad essere un “pezzo” di città che con una propria vocazione, dialoghi con l’urbano e trovi quanto più elementi di saldatura con esso, la funzione residenziale dovrà giocare un ruolo importante a servizio e supporto di tutte le altre funzioni: una funzione che dovrà garantire una “qualità urbana” al nuovo insediamento e a cui dovrà essere affidato il compito di diventare il “filo rosso” di collegamento garante dell’equilibrio tra lo spazio pubblico e lo spazio privato.

07galbusera40FBSarà questo a mio avviso un passaggio delicato, le ampie dimensioni del sito e la diversità delle funzioni che andranno a stratificarsi sull’area, avranno infatti necessariamente bisogno, per non assumere carattere di artificialità, di dotarsi di una ‘armatura’ di spazi pubblici vissuti senza soluzione di continuità che, solo la presenza di un mix di funzioni impostato su residenza, commercio e tempo libero, potranno garantire.

Sebbene si debba considerare come la presenza di funzioni residenziali siano previste e prescritte dal Piano di Governo del Territorio, che indica in 30.000 mq. di slp la quantità di housing sociale da attestare sul sito, va considerato che tale dimensione rappresenta una quantità che dovrà poter variare al variare delle funzioni che verranno insediate e, se condivisa l’affermazione che la vocazione di quest’area non sarà mai prevalentemente residenziale ma che se ne condivide la necessità,questa dovrà rimanere flessibile al crescere delle funzioni che si insedieranno sull’area.

Un elemento quest’ultimo, quello della flessibilità, importante nell’immaginare lo sviluppo futuro dell’area che non potrà che avvenire in tempi diversi, mediamente lunghi e tali da richiedere variabilità e adattabilità al mutare degli scenari economici e di evoluzione della città metropolitana in cui il sito è innestato e di cui può diventare un elemento di qualità.

Vocazione prevalente, quella residenziale, che non pare opportuno adottare per evidenti ragioni dimensionali, per le peculiarità stesse dell’area che ha già generato significative manifestazioni di interesse e, non ultimo, perché nel 2011 è stato adottato un Accordo di Programma per lo sviluppo di un’ampia porzione di territorio adiacente all’attuale sito di Expo: Cascina Merlata. Il piano di sviluppo di Cascina Merlata che, differentemente da quanto immaginato in fase di adozione, doveva essere quasi interamente completato entro il 1 giugno 2015, impatta in maniera significativa sul sito, sia per il suo posizionamento sia per le destinazioni e le funzioni che in esso sono previste.

Cascina Merlata è infatti, insieme e forse più di Roserio, la “porta di ingresso” al tessuto urbano consolidato della città di Milano. Un collegamento diretto sebbene, la cesura dell’A4, l’assetto urbanistico imposto dal decumano e l’accessibilità con mezzi pubblici, fortemente strutturata in testata nord ovest, lo renda attualmente poco valorizzato. Rimane questa comunque una presenza importante che, per rendere il sito parte della città, dovrà essere valutata con attenzione nel masterplan in ordine al senso che potrà avere in futuro il cardo.

L’accordo di programma di Cascina Merlata, sviluppato su una superficie di quasi 550.000 mq., prevede una volta completato: 393.507 mq di slp articolata in circa 330.000 mq di slp di residenza distinta in libera, convenzionata e agevolata oltre a 50.000 mq circa di commerciale, 12.500 di ricettivo e 7.500 di terziario. Tutto esatto ma in sospeso, considerando che il mercato e le vicende societarie della stessa Euromilano, proprietaria delle area, siano in una fase delicata.

Una residenza quindi, quella che dovrà essere immaginata su questo nuovo pezzo di città, che dovrà collegare, attraverso le relazioni e la socialità che tale funzione innesta, le diverse funzioni che andranno ad “atterrare” sull’area. Residenze che dovranno essere da una parte strettamente funzionali alle altre attività (residenze universitarie, housing sociale, ecc.) e dall’altra garantire quei caratteri di “innovazione” in termini tipologici tali da consentire di essere coerenti con la vocazione futura dell’area e posizionabili su un mercato che, sebbene in ripresa, appare ancora lento e che difficilmente in futuro avrà, nella nuova costruzione di alloggi piuttosto che sul recupero dell’esistente, ampi spazi di domanda.

Una riflessione attenta ritengo infine sarà opportuna da subito rispetto a come e in che maniera vorremo trattare le strade e le “piazze” di questa nuova area che, a prescindere dall’assetto planimetrico del futuro masterplan, dovranno chiarire quale volto vorremo dare a questi luoghi. Le recenti esperienze di pianificazione su ampie aree non urbanizzate ci hanno infatti restituito una artificialità che difficilmente si trasformerà, anche con il passare degli anni, in urbano.

Su questo, sulla capacità di questi futuri assi di trasformarsi in una «una successione di stanze» interessante e viva, la residenza potrà giocare un ruolo determinante.

 

Alessandro Galbusera

 

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