17 novembre 2015

QUARTIERI DA RAMMENDARE O COMUNE DA RITAGLIARE?


Alle periferie milanesi serve un archistar o un sindaco? Il primo non si nega, a turno con cadenza circa decennale, ai quartieri ritenuti più sdruciti: era toccato dapprima a Ponte Lambro, poi a Greco ex Pirelli, e ora al Giambellino da rammendare grazie agli emolumenti senatoriali generosamente devoluti (deus ex machina) da Renzo Piano. Del secondo nemmeno se ne parla: basta e avanza un Sindaco cittadino e pure metropolitano. Pertanto ai nuovi Municipi deliberati dal Consiglio Comunale il 26 ottobre viene di nuovo assegnato un Presidente (direttamente eletto per carità!) ma con una denominazione della carica appartenente tanto alla Repubblica quanto alle benemerite pro loco e bocciofile che arricchiscono il tessuto associativo del paese e moltiplicano i biglietti da visita intestati a più o meno illustri todos caballeros.

08ballabio40FBProsegue così l’iter attuativo della legge Delrio, che si potrebbe anche rinominare legge del Dio vista la pressoché totale assenza di valutazione critica con cui viene fideisticamente accettata, nonostante le evidenti contraddizioni e incongruenze che vengono di volta in volta alla luce (o almeno al barlume, come risulta pure da alcuni timidi interventi apparsi su queste colonne). L’operazione di facciata inaugurata con l’istituzione di statuto e atti della Città metropolitana procede infatti anche dentro l’inamovibile Comune di Milano con il restyling cosmetico dei consigli di circoscrizione, già ridimensionati e sterilizzati in epoca Albertini-Moratti, lasciati vivacchiare in fase Pisapia-Benelli, e ora rilanciati in formato pre-elettorale.

“I Municipi eserciteranno un’azione amministrativa propria a livello locale, in coerenza con lo Statuto del Comune e della Città Metropolitana” e pertanto, dichiara Giuliano Pisapia, “oggi è stato fatto un passo avanti decisivo per la realizzazione di un obiettivo di cui si parla da anni, anzi da decenni, quello di trasformare le Zone in autentiche Municipalità con più autonomia e più funzioni”. In realtà la coerenza con lo Statuto metropolitano, e anche con la stessa legge, è soltanto a metà. L’altra metà in alternativa (l’articolazione del Comune capoluogo in più Comuni) è stata rimossa senza discussione e senza motivazione … semplicemente sostituita, nelle premesse facenti parte integrante della delibera consiliare, con tre anonimi puntini di sospensione.

Rimozione freudiana? No, perché la anomala circostanza era stata per tempo consapevolmente segnalata sia tramite ArcipelagoMilano il 15 aprile sia in sede di audizione con la presidenza del Consiglio Comunale il 10 giugno (*), senza ottenere significative contro-argomentazioni dagli autorevoli auditori Basilio Rizzo ed Andrea Fanzago (la risposta candidamente affacciata fu “così hanno predisposto gli uffici”!). Viene cosi banalmente aggirato il punto politico decisivo per una riforma metropolitana vera e degna di concorrere con le simili affermate realtà europee. La coriacea resistenza al cambiamento di un ceto politico e burocratico impermeabile al confronto sui fondamentali e sordo alla critica propositiva cede ancora il passo alla mossa tattica e all’espediente elettoralistico.

Eppure sarebbero sufficienti i “conti della serva” per rilevare che poteri e risorse sono a somma zero (anzi tendenzialmente a meno di zero) e pertanto se decentro poco continuo nella stessa precedente finzione; se decentro molto rischio la sovrapposizione e confusione di ruoli simile in piccolo alla esiziale “concorrenza” di funzioni tra Stato e Regioni di cui alla riforma costituzionale del 2001, che peraltro ora si vorrebbe risolvere riaccentrando in capo allo Stato. Resterebbe una quarta opzione razionale e virtuosa: decentro tutte le funzioni di prossimità (legate alla cura del territorio, delle strutture e attrezzature, delle persone) e metto in sinergia con l’area metropolitana il governo strategico di una città più vasta e competitiva. Ma a questo punto, in quanto vecchio e superato Comune di Milano, non servirei più: meriterei di passare gloriosamente al pensionamento nonché alla storia.

Ma quest’ultima possibilità non si invererà. Con la campagna elettorale imminente il blocco politico-amministrativo in carica si proietterà fuori dal palazzo e dall’Area C verso le periferie, promettendo un’ abbondante e prelibato menù (di pesce, essendo le carni “rosse” al momento sconsigliate!). Salvo che qualcuno, provando a mettere assieme comitati e cittadini controcorrente, si rivolga ai quartieri offrendo loro non la trota già bollita bensì la canna da pesca, ovvero un più stretto e democratico diritto di cittadinanza utile per confezionare da sé la frittura. Rivendicando il voto per un Sindaco vicino e raggiungibile dai cittadini come già avviene per i confinanti comuni dell’hinterland con i quali condividere inoltre un secondo voto pieno, che legittimi una città metropolitana vera e capace di affrontare i problemi comuni di una Milano in tutti i sensi più grande.

 

Valentino Ballabio

 

(*) Incontro svoltosi a Palazzo Marino il 10/06/2015 su richiesta del Forum Civico Metropolitano



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