17 novembre 2015
LA DANZA COME STRUMENTO DI PACE E DI CULTURA CONTRO L’ODIO E IL TERRORE
Dopo i recenti attentati terroristici di venerdì 13 novembre scorso, un importante hashtag (etichetta o parola-chiave) imperversa sui social network: #PrayforParis [Prega per Parigi]. Io aggiungerei anche #forBeirut e #forGarissa, dove negli stessi giorni sono avvenuti un attentato nell’affollato quartiere sciita (l’altro islām rispetto alla maggioranza sunnita) della capitale libanese e un altro nel campus universitario di Garissa nel Kenya settentrionale, vicino al confine somalo.
La direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, nonché étoile dell’Opéra Garnier di Parigi, Eleonora Abbagnato ha inaugurato la finale dei campionati mondiali di breakdance in scena il giorno dopo gli attentati, sabato 14, al Palazzo dei Congressi di Roma con un breve assaggio coreografico che fonde la danza classica con la breakdance. In un’intervista per «Rai News 24» (14.11.2015) ha dichiarato di dedicare lo spettacolo alla città di cui lei è portavoce nel teatro, che ne è simbolo.
Quale migliore strumento del linguaggio universale della danza per esprimere un messaggio di pace? Bisogna accogliere positivamente lo slancio di Eleonora Abbagnato: infatti, non si tratta solo di un turbamento derivato dall’essere parigina ‘d’adozione’, ma anche di un messaggio più ampio che tocca le radici stesse e le finalità dell’arte e della cultura.
Arte e cultura sono rispettivamente l’opposto di terrore e odio: la cultura, infatti, si occupa di aprire le menti, «rende liberi gli uomini dalla chiusura, che genera paura» (Discorso di Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, che si oppose al divieto d’istruzione per le donne imposto dal regima talebano nello Swat, Pakistan settentrionale), la paura che diventa xenofobia, paura del diverso in genere e odio; l’arte, dal canto suo, vive di e nella bellezza, ma grazie alla cultura è pienamente addentro al mondo e alla storia, si oppone al brutto, figlio del terrore.
L’arte e la cultura operano, dunque, nel senso dell’unione che genera pace. La danza, nei suoi infiniti movimenti e modalità di espressione, crea armonia. “Armonia” è una parola che viene dalla radice linguistica di ‘aggiustare, assemblare’: la pace allora diventa un ‘assemblaggio’ fatto con gli strumenti adatti, e in questi rientrano anche quelli dell’arte della danza. Un messaggio questo che si aggancia al grande messaggio di pace di Papa Francesco, che invita il mondo a non vivere nell’odio, né nel terrore: attraverso la preghiera, che è riflessione e speranza nel progetto divino, si può cambiare in meglio il mondo.
Non si tratta questo di un messaggio squisitamente cattolico e cristiano, ma di un messaggio universale, che è l’unico giusto per vivere la storia col coraggio di cavalcarla, senza esserne travolti. In molti luoghi della Terra, come in India, “danzare” vuol dire ‘pregare’, per questo bisogna tenere presente il motto di Pina Bausch: «Tanzt, tanzt, sonst sind wir verloren!» [Danzate, danzate, altrimenti siamo perduti!].
Domenico Giuseppe Muscianisi
questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi