11 novembre 2015
ANGELO ARIOLI
ISOLARIO ARABO MEDIOEVALE
Adelphi, Milano 2015
pp 341, € 22,00
Angelo Arioli, professore ordinario di Lingua e Letteratura Araba all’Università La Sapienza di Roma, ritorna con una nuova affascinante nomenclatura di leggende arabe intorno a isole fantastiche, che già avevano costituito l’oggetto di un primo fortunato lavoro del 1989.
Nelle quasi 350 pagine del volume, come approdi momentanei di un itinerario inventato – dal Mare della Cina e dall’Oceano Indiano al tenebroso Mare Abbracciante dell’Estremo Occidente – sfilano isole mirabili, universi dagli ambigui confini, isole che appaiono e scompaiono, isole abitate soltanto da donne, o da esseri che si fanno sentire ma non si fanno mai vedere, isole popolate da scimmie o uccelli leggendari o vendicativi, isole brulicanti di antropofagi, isole ricoperte di rubini o di granchi pietrificati, isole dove vivono soltanto esseri androgini. Volute fantastiche che ritroveremo nelle “Finzioni” di Borges nelle “Città Invisibili” di Calvino o nel “Libro dei Mostri” di Wilcock.
Questo stupefacente panorama è immaginato e raccontato da autori musulmani di varia provenienza (dall’Iraq, dalla Persia, dal Marocco, dalla Spagna), mercanti e viaggiatori, scienziati e consiglieri dei principi, ma anche compilatori sedentari di opere geografiche che mai avevano varcato la cintura murata delle città dove vivevano.
Le terre visitate sono 87 ma all’origine di ogni racconto c’è un modello, implicito, che influenza, in senso ampio, tutto questo straordinario panorama letterario, ed è quello istitutivo dell’Islam: esiste un testo sacro rivelato già scritto (il Corano) e un intermediario che lo trasmette (il Profeta); chi deroga a tale modello, postula implicitamente una nuova creazione, è un novatore, un eretico.
Gli autori, in epoca medioevale o moderna (i racconti vanno dalla metà del IX secolo al XV) applicheranno tale modello, ritagliandosi il ruolo di trasmettitori di quanto scritto da altri. La pervasività di questo schema, aggiunge Arioli, sarà tale da influenzare anche “Le mille e una notte“, dove Shahrazad non racconta nulla di nuovo ma riferisce quel che altri hanno già scritto o detto.
Un volume imperdibile che testimonia della straordinaria vitalità della cultura araba e dell’infinita rete di relazioni commerciali che andavano dal Mar della Cina all’Oceano Indiano, dal Mar Rosso agli angoli più remoti del Mediterraneo fino all’oscuro Mare Occidentale, dove isole già remote come l’Irlanda o le Faraoer costituivano solo trampolini per viaggi sempre più avventurosi.
Paolo Bonaccorsi
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero