11 novembre 2015

EXPO E LA QUIETA DISEDUCAZIONE DI MASSA


Giorni or sono l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito le carni trattate tra gli alimenti certamente cancerogeni e le carni rosse come possibili cancerogeni. L’OMS non è l’ultima associazione di vegetariani incazzati è l’ONU. Expo si è chiusa il 31 Ottobre. Ma questa denuncia non ha scosso minimamente né la politica, né i media, né l’entusiasmo popolare per la “vittoria” italica e di Milano promossa a capitale morale e modello da esportare a Roma. Gufi … e critici, se ne stiano zitti, un simile risultato non va oscurato in alcun modo.

10m0linari39FBOra io non mi nascondo che Expo abbia avuto ricadute positive sulla città e nemmeno le azioni positive che si sono svolte per iniziativa dell’associazionismo e delle realtà contadine. Ma non è questo il segno di Expo e non è ciò che mi amareggia. Se vogliamo parlare seriamente di oscuramento, dobbiamo parlare dell’impossibilità, che c’è stata, di far sentire critiche e proposte alternative.

La diffusa censura esercitata da quasi tutti i media, anche di alcuni a noi vicini, ha oscurato i contenuti traditi, la cementificazione, gli scandali e l’ostentazione in Expo delle eccellenze e della ricchezza, mentre fuori, cresce la miseria, anche in Italia e nella nostra città. Censura, corsa all’omologazione, stanno diventando il problema della democrazia nel nostro paese ed Expo, è stata un banco di prova in tal senso.

Nutrire il Pianeta… è diventata la vuota pomposità della Carta di Milano, nella quale traspare da ogni riga, essere stata scritta dal nostro osservatorio occidentale sazio e incapace di guardare il resto del mondo e i drammatici problemi del nostro tempo, tanto per riprendere i termini usati dal Presidente Internazionale di Caritas, pure lui bruscamente oscurato. I convegni critici e propositivi fatti a Milano: a Palazzo Marino e al Teatro dell’Elfo, non sono esistiti, nonostante gli interventi di importanti personalità straniere e la partecipazione di centinaia di persone.

La critica a Expo è stata fatta diventare, nell’immaginario collettivo, “No Expo” e imbalsamata nella sola immagine della manifestazione del 1° Maggio, della Milano offesa dalle scritte e dalla violenza dei black block. Anche le migliaia di persone che quel giorno manifestarono le loro critiche, sono state cancellate. Expo è diventata i milioni di persone felici e pazienti in lunghe fila, con occhi rapiti dal fascino estetico di questo o quel padiglione: che bello! Bellissimo! Contenti di esserci anche loro in mezzo ai tanti.

Via, un colpo di spugna su tutti i mali di Milano e del Mondo. La gioiosità di Expo assolve tutto: anche la smaccata operazione di regime e l’uso che se ne fa per lanciare la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano. Viva Expo! Viva la nuova fiera degli “o bej … o bej! ” (o belli … o belli) che per chi non è milanese, è l’antica fiera di S. Ambrogio che prende il nome dall’esclamazione dei bambini e dei provinciali calati a Milano di fronte a tante meraviglie. Bellissima! Interessante! Ci siamo divertiti e per favore!!! non rompeteci… con le multinazionali, Nestlè, Mac Donald, i mutamenti climatici, gli affamati, gli immigrati, il Land Grabbing, la privatizzazione dell’acqua … e l’OMS.

Vedete, è proprio in questo popolo festante che io leggo la colpa e il fallimento di quanti per ruolo istituzionale, ruolo nei media e nella cultura, per militanza politica o associativa sociale avevano un doveroso compito di dare spazio allo spirito critico. La colpa di essersi accomodati nelle pieghe di Expo e non aver contrastato la cortina di fumo che veniva gettata quotidianamente contribuendo a nascondere dal pensiero della gente, la realtà del mondo che sta fuori: quella delle periferie e delle nostre stesse periferie e delle alternative, delle numerose esperienze che esistono a questo stato di cose.

Di nascondere la realtà del nostro stesso vivere quotidiano e partire dal cosa mangiamo. Dal perché della fame, della sete, della miseria di miliardi di persone, mentre produciamo 1/3 in più di quello che ci serve. Perché abbiamo perso la sovranità sul nostro cibo? Perché nascondiamo a noi stessi cosa c’è nel nostro piatto, cosa ci fanno mangiare, la chimica, l’agro industria e le multinazionali? Perché quando arriva il richiamo dell’OMS … la parola d’ordine diventa: ignorare l’allarme, minimizzare, ridurre tutto a un problema di moderazione, di educazione alimentare e di escludere il Made in Italy.

Il mare di prodotti chimici che entrano nella filiera alimentare negli allevamenti e nella conservazione della carne estera e italiana non c’entrano? La pubblicità martellante che spinge a consumare e a mangiare cibo spazzatura non c’entra? I malnutriti del mondo e i nostri meno abbienti a 1000 euro al mese come cavolo si educano alla sana alimentazione?

Nel libro “Il dilemma dell’onnivoro” di Micheal Pollan, l’autore ha preso un vitello e l’ha seguito lungo tutto il suo cammino verso il macello, analizzando il suo mangime di mais, il grasso degli scarti o gli oli esausti della sua dieta ingrassante. E alla fine mentre va a morire per arrivare sulla nostra tavola lo guarda e dice: sei un manzo o un barile di petrolio? Quel barile di petrolio è ciò che denuncia l’OMS, ed è ciò che concorre a produrre cancro e disastrosi mutamenti climatici.

Da qui il mio interrogativo: celebrare i successi di Expo e nasconderci che è stata una grande operazione di diseducazione di massa, una bella festa, mentre sotto i nostri occhi il mondo va alla deriva? Oppure dobbiamo pensare che è ora di riunire le tante voci critiche e le tante esperienze alternative dei nostri territori, creare sinergie e portarle tra la gente?

 

Emilio Molinari

 

 

 



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