4 novembre 2015

TUTELA DEL VERDE: PUBBLICHE VIRTÙ E VIZI PRIVATI?


Dopo il PGT, il Regolamento Edilizio e Fognatura e il PUMS, l’amministrazione esprime la sua linea politica anche nel Nuovo Regolamento d’uso e tutela del verde pubblico e privato, che andrà al più presto in Consiglio Comunale prima che l’opinione pubblica possa capire l’importanza che avrà la visione innovativa del verde urbano, espressa in questo regolamento, sulla proprietà privata del verde.

05zenoni38FBMa cominciamo da capo: 1) Il nuovo Regolamento consta di 49 pagine e 60 articoli sostituendo il precedente del 1995 aggiornato poi nel 2002 e 2014 che consisteva in 10 pagine e 29 articoli. Questo enorme aumento della normativa e delle relative procedure contrasta, come gli strumenti precedenti sopracitati, con la linea Governativa e confermata da tutte le associazioni professionali e dei datori di lavoro della semplificazione delle procedure al fine che gli operatori italiani ed esteri tornino ad investire e creare nuovi posti di lavoro.

2) La vera volontà politica del documento traspare alle pagine 2 e 3 della Proposta di Deliberazione e a pagina 7 della Premessa (dove in 52 righe si fa riferimento 7 volte al verde privato) e consiste nel ridurre la libertà di uso e utilizzo del verde privato ai proprietari di case unifamiliari con giardino (ovviamente esclusi i giardini di edifici con vincolo monumentale) che dovrebbero come definizione “verde privato”sparire dagli strumenti urbanistici.

3) Dobbiamo dire che dimensionalmente questo nuovo Regolamento colpisce un verde privato (che arriva fino ai giardini pensili degli attici) che nelle sue quantità non arriva probabilmente a un millesimo delle superfici a verde di Milano, a dimostrare che il vero obbiettivo da raggiungere non è il verde ma la proprietà privata che ha la disponibilità di piccoli giardini.

4) Bisogna anche constatare che il verde privato è manutenuto con amore dai relativi proprietari, perché è strettamente funzionale all’edificio che contorna, non avendo le funzioni rappresentative e di utilizzazioni sociali peculiari del verde pubblico.

5) Non altrettanto si può dire di quest’ultimo, a leggere le numerose lettere dei Milanesi al Corriere della sera, (l’ultima sul Corriere Milanese del 15 ottobre sulla via Zendrini) e a percorrere la città non si nota una logica manutentiva uniforme, tutte le opere sembrano affidate al caso e dove larghe zone periferiche sembrano abbandonate.

Vorrei a questo punto richiamare alcune definizioni della Delibera alla quale non a tutti è stato possibile accedere e quindi conoscere e capire quale è il vero scopo di questo Regolamento. A pag. 2/3 nella Proposta di Deliberazione l’ultimo comma dice: La definizione di forme di tutela anche per il verde privato, in particolare per le alberature, riconoscendo ad esse una funzione di interesse collettivo poiché il “verde”, come elemento naturale, non manifesta differenze nella sua essenza rispetto all’appartenere alla proprietà pubblica o privata: un albero svolge il suo ciclo vitale influenzando positivamente l’ambiente circostante e contribuendo al benessere ambientale sia all’interno di una aiuola pubblica che di un giardino privato. Potature e abbattimenti in aree private non possono essere eseguiti in modo indiscriminato, ma prevedendo un confronto con l’Amministrazione Comunale al fine di preservare le specie più pregiate e gli esemplari di maggiori dimensioni.

Cioè i cittadini che acquistano le essenze dopo essersi informati delle loro esigenze, le piantano, le curano, le bagnano e proteggono dal gelo non sarebbero in grado di scegliere quali piante potare o abbattere, ma dovrebbero confrontarsi con una burocrazia che non conosce la storia di queste essenze e il loro rapporto con il legittimo proprietario e che all’art. 30/f misura i cespugli a metro cubo (sic!), che non devono superare assolutamente 5 mc (dimostrabili da disegni o foto e come misurati?) e analogamente vale per le siepi che solo a confine con strade pubbliche possono essere limitate a tre metri ma all’interno della proprietà questa limitazione non ha senso.

A pag. 7 della Premessa al Regolamento dopo i primi due commi di ovvie constatazioni il terzo comma inizia con: Le considerazioni espresse valgono sia per il verde pubblico che per le aree verdi private e le linee guida del presente Regolamento sono indirizzate a tutti coloro che sono coinvolti nelle operazioni di piantagione cura e mantenimento di specie vegetali.

Non è assolutamente così, le piante e i cespugli di un verde privato sono sempre collegati strettamente a momenti della esistenza del proprietario e fanno parte della sua vita quotidiana e dei suoi riferimenti adattandosi alle sue esigenze di decoro, di rapporto con le case attorno con le vedute dalle finestre di casa, di soleggiamento di pannelli solari o fotovoltaici, di visibilità delle strade, di ricordo di persone amate che non ci sono più, quella che più semplicemente si può dire privacy. Pensare di condividere questi argomenti strettamente personali con un ufficio pubblico non è accettabile. Se non nei soli casi espressi a pag. 3 della Proposta di Deliberazione e cioè solo quando subentrano interazioni con gli spazi pubblici.

Sempre a pag. 7 al 6° e 7° comma dice: Tutte le considerazioni sopra riassunte sono rivolte al “verde”come elemento naturale che non manifesta differenze nella sua essenza rispetto all’appartenere alla proprietà pubblica o privata: un albero svolge il suo ciclo vitale influenzando positivamente l’ambiente circostante contribuendo al benessere ambientale sia all’interno di una aiuola pubblica che di un giardino privato. Questo importante concetto sta alla base di una visione innovativa del verde urbano …. .

Dove la visione innovativa sta solo nell’impedire ai privati di gestire il loro giardino sottoponendoli al controllo della Polizia Locale e delle Guardie Ecologiche Volontarie e aprendo un ennesimo ufficio per la sola gestione del verde privato Questo eccessivo zelo dell’Amministrazione per le esigenze di una parte anche se minoritaria dei suoi cittadini, mi ricorda i disagi, lui inconsapevole, dello scrittore che, nel film premio Nobel “La vita degli altri” del regista von Donnersmarck, doveva condividere i suoi scritti con la Stasi.

 

Gianni Zenoni



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