4 novembre 2015

UN “NUOVO” REGOLAMENTO DEL VERDE IN DIRITTURA D’ARRIVO


Non è la prima volta che, su queste pagine, scrivo della necessità di tutelare e valorizzare il verde urbano: intenti ai quali la Pubblica Amministrazione si è molto dedicata in questi anni per dar loro forma concreta. Oggi possiamo finalmente dire che con l’imminente adozione del nuovo “Regolamento d’uso e di tutela del verde urbano pubblico e privato”, gli intenti stanno per diventare fatti. La settimana scorsa il regolamento è stato nuovamente portato all’ordine del giorno della Commissione Ambiente del Consiglio Comunale; il testo presentato era stato integrato con le indicazioni espresse nel corso delle precedenti discussioni della Commissione (prima dell’estate). La sua presentazione al Consiglio è quindi ormai prossima.

06grandi38FBOvviamente ci sarà ancora da discutere, qualche modifica sarà proposta anche dai gruppi che fanno parte della maggioranza, l’opposizione svolgerà il suo prevedibile ruolo di contrasto (anche se, in questo caso, è lecito chiedersi perché dovrebbe esserci una posizione contraria a priori: di seguito proverò a spiegare il perché), presentando nuovi emendamenti: è presumibile quindi che ci vorrà più di una seduta di Consiglio per arrivare all’approvazione.

Ma sono convinta che, soprattutto se la maggioranza sarà compatta e coesa nel mantenerne la struttura portante e l’impostazione, entro breve l’Amministrazione Comunale potrà adottare questo nuovo ed essenziale regolamento; che rivoluzionerà in maniera sostanziale e definitiva la visione, la progettualità, la cura e la fruizione dei nostri spazi verdi, sia pubblici sia privati. Filari alberati e aiuole, parchi agricoli e monumentali, giardini condominiali e condivisi, diverranno oggetto di una normativa che tutelerà quel patrimonio prezioso e fragile in grado di fare della nostra città una metropoli sostenibile e bella.

Dei contenuti del documento, della sua finalità, del lavoro partecipato (non solo con i Consigli di Zona, ma anche con le associazioni e gli enti che da sempre si occupano di verde urbano, di parchi, di alberature, di biodiversità, ecc.) attraverso il quale si è arrivati alla stesura del testo, ho già scritto in precedenza (si vedano gli articoli “Col nuovo regolamento rivoluzione verde a Milano” e “Verde urbano una metamorfosi positiva in atto“): “… con esso Milano avrà finalmente a disposizione uno strumento grazie al quale, da un lato saranno chiariti in maniera inequivocabile diritti e doveri dei cittadini rispetto all’uso e alla fruizione del verde e si porranno in essere delle regole precise sulla manutenzione, che si dimostreranno utili anche in vista di ogni futuro contratto d’appalto per la manutenzione del verde; dall’altro si regolamenteranno in maniera definitiva gli interventi sul verde privato, anch’esso patrimonio prezioso della città e che deve quindi divenire oggetto di maggiore tutela rispetto ad oggi. Uno strumento prezioso che farà di Milano una città all’avanguardia in tema di tutela e sviluppo del verde.”.

Questo premesso, vorrei entrare nel merito delle critiche che più frequentemente si rivolgono al nuovo regolamento: 1. la sua eccessiva cavillosità, il conseguente rischio di burocratizzazione, l’eccesso di articoli e di sanzioni, la difficoltà che s’incontrerà nel metterlo in pratica; 2. la sua applicazione al verde privato, giudicata come un’ingerenza eccessiva nel diritto dei singoli di gestire i propri spazi verdi.

Partiamo dal primo punto e dal concetto: se il timore di non essere in grado di fare rispettare una legge dovesse implicare che tale legge non dovesse essere promulgata, vivremmo in uno stato di anarchia. Le norme invece devono esserci, chiare e inequivocabili; e impegno del buon amministratore dovrebbe essere quello di promulgarle o di perfezionarle, come d’intraprendere le azioni necessarie per farle rispettare.

Inoltre, per spiegare la necessità di questo nostro nuovo regolamento, va detto che quello fino a oggi in vigore a Milano (che risale al 1995) è un regolamento rivolto solo ai fruitori del verde: regola dunque i comportamenti dei cittadini, prescrivendo divieti agli utenti del verde; di contro, non riguarda in nessun modo le modalità di cura e di tutela: che devono essere rivolte, queste ultime, a coloro che il verde lo devono mantenere, curare, valorizzare. La differenza è sostanziale. Tanto è vero che tutte le maggiori città italiane ed europee hanno ritenuto di dotarsi di regolamenti adottati molto simili (per la loro specificità, i contenuti, gli indirizzi) a quello oggi in discussione a Milano, non certo al nostro vecchio e del tutto obsoleto regolamento d’uso.

È evidente che per operare questo cambiamento gli articoli e le prescrizioni del nuovo regolamento siano diventati più numerosi e più specifici. Non si tratta affatto di burocratizzazione fine a se stessa: ma, piuttosto, di semplificazione della macchina amministrativa, visto che si eviterà (come spesso accade ora) che per ogni singolo intervento si rendano necessari (come è ora) richieste, pareri, permessi, procedimenti amministrativi, che spesso non seguono lo stesso percorso.

Due esempi tra i tantissimi che si potrebbero fare: gli alberi e in genere gli spazi verdi in aree di cantiere dovranno essere tutelati seguendo precise modalità. Lo stesso vale per gli spazi a verde (parchi, giardini, ecc.) oggetto di installazioni temporanee.

Passiamo ora al secondo punto, quello cioè della supposta ingerenza dell’Amministrazione Pubblica nella gestione del verde privato. Innanzitutto, teniamo conto che per quanto riguarda gli alberi secolari esiste una legislazione nazionale di tutela degli stessi vigente anche per quelli che si trovano in ambiti privati. È però evidente che questo non basta: l’elenco di alberi secolari abbattuti negli anni in giardini privati e condominiali dice chiaramente che la legge è aggirabile o, comunque, interpretabile con larghezza.

Con il nuovo regolamento non si entrerà nel merito della cura e della manutenzione ordinaria dei giardini privati e neppure in quello delle sostituzioni di arbusti, cespugli, ed essenze minori; ma si porranno dei criteri in ordine agli abbattimenti, alle grandi potature, ai trattamenti fitosanitari, alla progettazione di nuovi giardini, alla modifica sostanziale di giardini già esistenti e/o in fase di nuova progettazione, in collaborazione con progettisti o imprese costruttrici.

Si tratterà quindi, semmai, di un servizio di consulenza in più che il Comune fornirà al cittadino, non di un gravoso atto d’oppressione. Il fine è quello, sempre nel giusto rispetto della proprietà privata, di pensare al verde come bene comune, nella idea che ogni particella di verde urbano, anche la più piccola e in apparenza insignificante, è un bene di tutti: e in quanto tale meritevole di essere valorizzata e protetta.

 

Elena Grandi

 



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