9 novembre 2009

PEDONI E NAVIGLI TRA SOGNO E INCUBO


L’inserimento d’isole pedonali, uno dei punti di forza della politica ambientale e della mobilità di quest’amministrazione, è giustificato, come citano molti quotidiani da ” più qualità di vita”. Che cosa significa? Minor inquinamento ambientale e atmosferico, possibilità di percorrere tranquillamente aree cittadine senza la presenza ingombrante di auto private, meno rumore, più pulizia e decoro dell’ambiente.

In realtà le nuove proposte per l’introduzione d’isole pedonali in diversi quartieri della città, mostrano aspetti e, a nostro parere, conseguenze diverse e risposte non sempre positive da parte dei residenti.

La nostra esperienza, vissuta quotidianamente, è quella che si riferisce triangolo compreso tra i due Navigli della zona sud di Milano, area destinata a far parte di uno dei tre macro-ambiti in cui sono state divise e catalogate le nuove isole pedonali e precisamente quella chiamata zona ” a forte domanda pedonale “.

Chi reclama a gran voce questa trasformazione? Non certamente i residenti, né è dettata da una forte presenza di turismo o di shopping, ma esclusivamente dai gestori dei locali serali/notturni che devono incrementare i profitti economici della movida.

In un censimento fatto in modo artigianale nello scorso autunno, abbiamo contato circa 200 locali distribuiti nell’area che comprende le strade più frequentate della movida dei Navigli. Son molti, sono troppi.

Attualmente alcune vie lungo le sponde (Alzaia naviglio Pavese, Alzaia naviglio Grande, Ripa Ticinese) sono interessate dalla ZTL che prevede l’uso di pass e l’apertura ai mezzi commerciali solo per poche ore nella giornata. Queste e altre vie saranno comprese completamente o parzialmente nella trasformazione determinata dall’Isola pedonale permanente. Nel progetto indicato dall’Assessore Croci ci sarà, quindi, una commistione tra ZTL e strade pedonalizzate.

I problemi causati da queste trasformazioni di ampie zone di quartieri residenziali sono legati alla possibilità di movimento dei residenti: non vi possono accedere taxi, non possono entrare auto di soccorso o di trasporto per disabili e anziani. ” Siamo prigionieri nella nostra stessa casa”, “E’ limitata la nostra libertà di accedere alle nostre abitazioni”. Queste alcune delle affermazioni che negli incontri con gli abitanti abbiamo più volte raccolto durante i periodi in cui è attuata l’Isola pedonale estiva. Aumenterà inoltre la difficoltà di parcheggio per chi vi abita, che nel progetto non è risolto, mancando la sosta in alcuni punti all’interno dell’area in questione e non essendo stati previsti parcheggi in superficie alternativi (come nel quartiere Sarpi), non ci sono inoltre possibilità di mobilità alternativa non essendo state ancora realizzate le piste ciclabili programmate.

Come cittadini avevamo presentato una proposta che dava delle indicazioni sulla possibile realizzazione di un’area protetta, naturalmente molto più limitata e regolata da norme precise. Anche il Consiglio di Zona 6 aveva prodotto lo scorso anno un documento che avrebbe dovuto essere la base per qualsiasi progetto futuro, a oggi non sappiamo se quanto deciso e votato dai Consiglieri di Zona di maggioranza e opposizione faccia parte della proposta del Settore comunale competente. Il progetto definitivo, cosa strana, non è ancora presente in Consiglio di Zona e quindi è difficile discutere e riflettere su ciò che non c’è.

L’esperienza vissuta intensamente dell’isola pedonale estiva è da anni motivo di forti perplessità e di giudizi negativi: sono mancati i controlli necessari affinché un luogo molto frequentato potesse garantire regole di vivibilità e sicurezza accettabili, sporcizia e degrado sono stati documentati, leggi e norme legate anche al contratto disciplinare tra Amministrazione e Associazioni dei gestori disattese.

Crediamo, inoltre, che questo luogo meriti ben altro che una serie continua di dehor che a breve diventerebbero stabili e definitivi modificando e snaturando il paesaggio, non dimentichiamo, tutelato da un vincolo ambientale (Deliberazione della Giunta Regionale del 30.12.94 n. 5/62221) e che la difesa del patrimonio ambientale richiede il recupero di attività e d’imprese che riportino vera vita e, da molti disprezzate, cultura e storia nel quartiere simbolo della vecchia Milano. O forse il profitto e l’interesse economico devono prevalere, come spesso accade, su tutto e tutti?

 

 

Gabriella Valassina

 

 

 


 



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