9 novembre 2009

L’AUTOREVOLEZZA DELLE COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO


Da mille anni in Europa noi siamo cittadini di una città, dal villaggio alla capitale, perché vi abbiamo il possesso di una casa – anche oggi, se vi spostate da una città a un’altra, vi sarà chiesto l’indirizzo – e, poiché la nostra civitas è una società mobile, lo status che vi conseguirete non dipende dalla vostra condizione di nascita ma dalla vostra personale attitudine: e, poiché il possesso della casa è la condizione stessa della vostra cittadinanza, nell’apparenza estetica delle case vorrete imprimere questo vostro status.

 



Verso il 1338 quest’affresco di Ambrogio Lorenzetti, nel palazzo dei priori a Siena, mostra appunto la libertà inventiva dei suoi cittadini nella decorazione delle loro facciate, i più ricchi con bifore istoriate che le renderanno più belle e i più modesti – proprio al centro, sopra la scuola – con un arco appena disegnato ma con un vaso di fiori sul davanzale e con la gabbietta di un uccellino.
Una quarantina di anni prima il consiglio municipale aveva chiesto ai proprietari delle case che si affacciavano sul Campo di renderle più belle con quelle stesse bifore che vediamo nell’affresco di Lorenzetti: perché tutti sanno che la bellezza delle case è una componente essenziale – insieme ai temi collettivi – della bellezza delle città nel suo confronto con tutte le altre.
Le cose erano state semplici fino a quando il metro di giudizio della bellezza consisteva nell’evidente ricchezza decorativa delle finestre e delle merlature – un mondo elementare, come quello dei fondi oro nella Maestà di Duccio – ma diverranno più complicate quando gli architetti del rinascimento sosterranno che consistesse invece nell’armonia compositiva, questa invece dominata dalla loro capacità professionale, affinata sullo studio degli autori classici e affidata a un’eleganza alla portata di tutti i bilanci famigliari ma anche al raffinato gusto di un’élite.
Ma se la bellezza della casa è alla portata di tutti, allora un governo cittadino che voglia mostrare alle altre città una veste architettonica dignitosa dovrebbe poter legittimamente controllare il gusto edilizio dei suoi cittadini: è quanto baldanzosamente tenterà Ottavio Farnese a Piacenza, affidando il controllo estetico dei progetti edilizi a un architetto di fiducia, che però rimetterà il suo mandato dopo qualche mese, sostenendo che alle sue correzioni nessuno dava retta e che finiva soltanto per crearsi antipatie.
Siamo infatti di fronte a un conflitto radicato ed endemico.
Da un lato il cittadino ritiene di poter farsi progettare una casa a misura del suo gusto, e ritiene questa dimensione estetica una sfera espressiva connaturata ai suoi diritti e alla sua libertà espressiva in tutti in campi.
Dall’altro lato la civitas ritiene che la bellezza della città, o quanto meno il suo decoro, sia un ambito dell’interesse collettivo da presidiare: e quante volte abbiamo sentito qualcuno lamentarsi di ciò che giudica una bruttura architettonica e domandarsi perché mai il Comune l’abbia autorizzata, salvo poi lamentarsi perché il Comune gli ha negato il permesso di mettere una veranda sul suo terrazzo.
E’ un conflitto endemico perché entrambi i punti di vista sono legittimi, il cittadino come individuo nel rivendicare il diritto alla propria libertà espressiva e la civitas a pretendere un qualche controllo collettivo nel nome della bellezza della città.
Ricorrere alla consulenza di una commissione di esperti è ovviamente soltanto un palliativo, perché di fatto il conflitto resta per principio insanabile e soprattutto oggi non argomentabile in maniera convincente perché le regole rinascimentali sono state dimenticate e gli architetti moderni seguono, seppure talvolta con talento, ispirazioni personali: e quella dell’architetto di un qualsiasi cittadino vale per principio quella di un membro della commissione.
Ho fatto per qualche anno parte della commissione edilizia, ora sostituita dalla Commissione per il Paesaggio, e in molte sedi pubbliche e private mi è stato poi spesso chiesto conto dei pareri che avevamo espresso, la cui sola giustificazione era in realtà quella di essere stato incaricato dal Comune, con i miei colleghi, di esprimere un giudizio estetico, senza che questo incarico comportasse necessariamente una mia superiorità sui colleghi cui era capitato di venire da noi giudicati.
Questa situazione artificiosa regge soltanto se la convenzione che i giudici siano “soggetti aventi particolare e qualificata esperienza nella tutela paesaggistico-ambientale” e nella qualità urbana – come recita la legge regionale – viene, se non altro, testimoniata da una lunga carriera nel corso della quale chi dovrà dare un giudizio abbia espresso e approfondito, nella pratica professionale e nei fondamenti teorici, un punto di vista autorevole, che l’amministrazione comunale, nominandolo commissario, possiamo immaginare condivida – ed erano i miei studi e i miei libri testimoniarlo: resta beninteso vivo il conflitto individuale/collettivo, ma in questo caso la civitas mostra di avere preso un partito che può venire sostenuto erga omnes, con argomenti condivisibili, come autorevole.
Salvo Pierluigi Nicolin e Aldo Castellano, non vedo come i membri della Commissione Comunale per il Paesaggio testé nominata abbiano conseguito quell’autorevolezza che eviti di rendere il loro giudizio l’espressione di un capriccio: né la giovinezza, che sembra aver motivato l’assessore Masseroli, può sostituire una competenza che proprio al contrario dovrà venire testimoniata dal loro futuro.

La commissione

PIERLUIGI NICOLIN Arcitetto, professore Ordinario di Composizione Architettonica al Politecnico di Milano

CECILIA BOLOGNESI Architetto, docente presso la Facoltà di architettura Civile del Politecnico di Milano

CRISITANO CREMOLI Geometra, esperto ambientale del Comune di Milano.

PAOLO MAZZOLENI Architetto, esperto di Urbanistica e Conservazione dei Luoghi

PATRICIA VIEL Architetto, Visitng Professor al Politecnico di Milano

LUCA PIRAINO Architetto, docente di Architettura e Paesaggio Urbano al Politecnico di Milano

LUISA CORTESE Architetto, consulente di vari Enti della P.A.

ALDO CASTELLANO Architetto, professore ordinario di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano

PAOLO VILLA Architetto, docente a contratto presso il Politecnico e docente in vari corsi nell’area

GIUSEPPE MARINONI Architetto, professore a contratto presso il Politecnico di Milano, laboratorio di progettazione e progettazione urbana e del paesaggio paesaggistica

CLINO TRINI CASTELLI Designer, dal 1997 è professore a contratto presso il Politecnico

 

Marco Romano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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