28 ottobre 2015

arte – ACQUA SHOCK. ULTIMI GIORNI PER BURTYNSKY


 

LA POTENZA DELL’ACQUA NELLE FOTOGRAFIE DI EDWARD BURTYNSKY

Palazzo della Ragione propone Acqua Shock, una mostra dal titolo evocativo che si concentra sul lavoro del fotografo canadese Edward Burtynsky, confermando ancora una volta lo spazio di Piazza dei Mercanti come punto di riferimento cittadino di qualità per la fotografia. Inaugurata il 3 settembre, l’esposizione porta per la prima volta in Europa il lavoro di Burtynsky in una riflessione sulla maggiore risorsa naturale essenziale per la vita. La mostra rappresenta un capitolo all’interno della più ampia riflessione sulla relazione tra Uomo e Natura che la Città intera ha promosso nei sei mesi di ExpoinCittà.

arte37FBLa mostra raccoglie 60 fotografie divise in sette capitoli – Golfo del Messico, Devastazioni, Controllo, Agricoltura, Acquacoltura, Rive, Sorgenti – dove vengono toccati alcuni degli aspetti connessi all’origine e all’utilizzo dell’acqua: dal delta dei fiumi agli spettacolari pozzi a gradini, dalle colture acquatiche alle irrigazioni a pivot centrale, dai paesaggi disidratati alle sorgenti indispensabili per la vita. È stato grazie all’osservazione dei siti e delle immagini dello stabilimento della General Motors nella sua città natale che Burtynsky gettò le fondamenta del suo lavoro fotografico. Il suo immaginario esplora l’impatto collettivo che gli esseri umani stanno avendo sulla superficie del pianeta, il controllo imposto ai paesaggi naturali.

L’acqua delle fotografie di Burtynsky, declinata nelle sue numerose forme, offre paesaggi di straordinaria varietà e nell’incontro con l’uomo, a volte si piega al suo volere e a volte vince sopravvalendo. Le immagini raccolte sono tanto spettacolari per colori, armonia e rigore da sembrare quasi finzioni digitali.

La visita si conclude con un documentario “Where I Stand” (10 min.) prodotto dallo stesso Studio Burtynsky dove viene mostrato il processo di produzione sotteso alla realizzazione delle straordinarie immagini. Per il progetto sull’acqua Burtynsky ha fatto ampio uso di droni, elicotteri e strutture per poter guardare dall’alto i suoi soggetti e immortalarli da punti di visti privilegiati.

Burtynsky ha un dono e da trent’anni lo mette al servizio della cultura della sostenibilità. Burtynsky riesce a farci riflettere sui temi scottanti dell’ambiente con un garbo che non ha eguali. Negli occhi ha i dipinti dei paesaggisti dell’Ottocento, nell’anima un amore sconfinato per la natura, nella testa tutte le informazioni possibili, nello spirito l’indomito desiderio di migliorare il futuro dei nostri figli.” Queste le parole con le quali Enrica Viganò, curatrice della mostra, presenta l’autore, sottolineando il carattere di osservatore con occhio fotografico votato alla tradizione, ma che osserva il continuo cambiamento degli scenari e dei paesaggi che lo circondano.

Edward Burtynsky. Acqua Shock fino al 1 novembre Palazzo della Ragione, piazza dei Mercanti Milano, orari: da mar a dom 9.30 -20.30 / giov e sab fino alle 22.30. La biglietteria chiude un’ora prima dell’orario di chiusura. Biglietti: 10,00/8,00/5,00 euro

 

GLI STRAORDINARI CAPOLAVORI DEL MUSEO DI BUDAPEST IN MOSTRA A PALAZZO REALE

Milano sta vivendo un periodo di pacifica invasione ereditata dalla fine di Expo: ogni palazzo, strada o bar è assaltato da un flusso continuo di persone che riempiono e vivono la città. Anche gli spazi culturali sono presi d’assalto: dai più piccoli e nascosti musei alle grandi mostre. La molteplicità di proposte e la necessità di cercare rifugio fa sì che quasi casualmente si visitino esposizioni meno note al grande pubblico e che queste si rivelino scelte sorprendentemente vincenti.

Con Da Raffaello a Schiele si inaugura una nuova “linea espositiva” a Palazzo Reale di Milano che porta la realizzazione di mostre realizzate con opere dalle più importanti collezioni museali di tutto il mondo, non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili. La mostra, Da Raffaello a Schiele, ospitata a Palazzo Reale fino al 7 febbraio, accoglie 76 capolavori del Museo di Belle Arti di Budapest che permettono di ripercorrere la storia dell’arte occidentale dal Rinascimento fino alle soglie del Novecento con opere di qualità straordinaria: Raffaello, Tintoretto, Dürer, Velasquez, Rubens, Goya, Canaletto, Manet, Cezanne, Gauguin e tantissimi altri grandi artisti sono presenti con opere straordinarie come la strepitosa Salomè di Lukas Cranach il vecchio, Giaele e Sisara di Artemisia Gentileschi, le Sirene di Rodin e i Tre pescherecci di Monet.

La ratio del concetto espositivo del Museo di Belle Arti di Budapest – frutto del desiderio di definire un’identità culturale autonoma che mette in dialogo l’arte ungherese con le diverse tendenze internazionali grazie ad opere cariche di significato – è riproposta all’interno del percorso espositivo che vuole essere la sintesi di una parte della Collezione del Museo stesso. L’esposizione offre così al pubblico un museo ideale in cui ammirare le meraviglie del Cinquecento, Seicento e Settecento passando per l’Età barocca, il Simbolismo e l’Espressionismo, giungendo fino alle Avanguardie.

Meravigliosa e forse più caratteristica per le opere di stampo ungherese è la settima sala: il Simbolismo internazionale ne è il tema conduttore e fanno da protagonisti artisti come Joszef Rippl-Ronai con il grande e bellissimo ritratto di Donna con gabbia di uccelli (1892), o Janos Vaszary, la cui Età dell’Oro del 1898 evoca le atmosfere sognanti della Secessione, condivise anche dal viennese Maximilian Lenz (Un Mondo, 1899). Appassionante il confronto tra le opere di tema classico di Armold Böcklin (Centauro, 1888), Franz von Stuck (Il bacio della Sfinge, 1895) e Auguste Rodin (Sirene, bronzo, 1888) accanto al riferimento al simbolismo italiano, con Segantini e il bozzetto per l’Angelo della vita (1894-95).

È una mostra breve, le sale sono solo otto, ma eccellente e sorprendente: al visitatore è concessa un’immersione nello splendore e nell’altissima competenza artistica.

Da Raffaello a Schiele Palazzo Reale piazza del Duomo Milano – fino al 7 febbraio 2015 Biglietto 12/10/6 euro Orari di apertura Lunedì dalle 14.30 alle 19.30 / Martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30 / Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30

 

 

NUOVE OCCASIONI PER RISCOPRIRE LE CASE MUSEO DI MILANO

Le quattro case museo di Milano, Museo Bagatti Valsecchi, Casa Boschi Di Stefano, Villa Necchi Campiglio, Museo Poldi Pezzoli, lanciano una nuova sfida ai giovanissimi milanesi, e non. Ambrogio, un vecchio corniciaio con le toppe sul camice, ha trovato una misteriosa mappa sul retro di una tela di un quadro. L’enigma risulta difficilmente interpretabile dal momento che mancano molte parole: il compito dei ‘piccoli enigmisti’ sarà, dunque, quello di cercare le parole chiave mancanti visitando le quattro sedi museali. Chi risolverà il cruciverba e troverà la parola chiave relativa a ciascuna casa museo riceverà in regalo una cornice magnetica che riproduce quella di un quadro presente nelle collezioni, mentre per chi completerà il percorso risolvendo tutti e quattro i cruciverba è previsto un ulteriore premio: una chiave magnetica che riproduce il logo delle Case Museo.

Il gioco è una delle proposte per FAMU 2015, domenica 4 ottobre (Giornata delle famiglie al Museo) e sarà disponibile fino al 10 gennaio con la ‘CasaMuseoCard’ al prezzo speciale di 10 euro per ciascun genitore, i bambini hanno diritto all’ingresso gratuito nelle quattro Case Museo e alla mappa omaggio per ciascuna visita. La CasaMuseoCard dà diritto all’ingresso in ciascuna delle case museo nell’arco di 12 mesi.

Il progetto è reso possibile grazie non solo alla collaborazione virtuosa tra le quattro casa museo, ma anche al sostegno della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, ma anche al lavoro dei giovani studenti dell’Accademia di Brera che si sono occupati dello storytelling e della realizzazione del cruciverba.

I cruciverba non sono banali, e ci vuole davvero grande attenzione per risolverli … anche per i genitori. Ma si tratta di un’ottima occasione per tornare (o andare per la prima volta) in visita a quattro luoghi che rappresentano una delle tante essenze dalle milanesità.

Il circuito nasce con l’intento di far conoscere e promuovere il patrimonio culturale e artistico milanese, nel corso di quasi due secoli di storia, attraverso alcuni dei suoi protagonisti: i nobili Gian Giacomo Poldi Pezzoli e i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi nell’Ottocento, i coniugi Boschi di Stefano e gli industriali Necchi Campiglio nel Novecento. Le quattro case museo, tutte situate nel centro di Milano, sono accomunate dalla generosità dei loro fondatori, che hanno messo a disposizione della collettività le loro abitazioni e le loro collezioni d’arte, e sono oggi luoghi di grande fascino. Visitarle permette di conoscere storie personali e scelte di gusto che riflettono anche l’evoluzione e la trasformazione della società cittadina.

 

 

ALLUCINAZIONI ESTIVE E SPINOSAURI NEL PARCO

Se in un caldo pomeriggio d’estate state passeggiando nei Giardini Pubblici, imputerete al caldo la visione dello Spinosauro a grandezza naturale che divora un pesce. O forse penserete di essere finiti nel remake di Jurassic Park. Ma non si tratta né delle alte temperature, né di un set cinematografico: si tratta invece della nuova mostra “Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo“, frutto della collaborazione tra Museo di Storia Naturale di Milano, National Geographic Society, University of Chicago, e Geo-Model. L’esposizione rappresenta l’occasione ideale per riaprire alla cittadinanza e al pubblico il prestigioso Palazzo Dugnani, che fu nell’Ottocento la prima sede del Museo di Storia Naturale di Milano e che diventa ora sede distaccata dello stesso, dedicata alle mostre temporanee.

L’allestimento milanese è una versione ampliata di quello statunitense e focalizza l’importanza del contributo italiano nella lunga vicenda degli studi su Spinosaurus: iniziata nel 1912 con i primi ritrovamenti di Ernst Stromer e bruscamente interrotta con la distruzione dei reperti durante la seconda guerra mondiale. Questa affascinate avventura è ricominciata nel 2005, con lo studio di un enorme muso di questa specie, conservato al Museo di Storia Naturale di Milano, ed è continuata nel 2008, grazie a un nuovo esemplare scoperto nel deserto del Sahara, e studiato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.

Le “star” assolute della mostra sono il modello in grandezza naturale del dinosauro, riprodotto secondo l’aspetto “in vivo”, e la riproduzione completa dello scheletro lunga 15 metri, ottenuta attraverso la scansione dei fossili e la stampa 3D, e, per la prima volta, sono anche esposti esemplari mai visti delle collezioni del Museo di Storia Naturale di Milano, messi a disposizione dai Conservatori delle varie sezioni. A guidare il visitatore tra i siti remoti, gli esemplari fossili e le avveniristiche tecniche di studio vi sono i filmati originali degli scavi e delle ricerche nel deserto di Kem-Kem (Marocco), la storia delle scoperte precedenti, con la ricostruzione dell’ufficio del paleontologo Stromer, modelli anatomici virtuali, animazioni e un’accurata pannellistica in italiano e inglese, oltre a un servizio di iniziative didattiche mirate, rivolto alle classi di ogni ordine e grado e un’offerta di visite guidate con operatori specializzati.

Tra le varie iniziative nell’ultima stanza sono ospitate le tecnologie contemporanee usate dagli studiosi per ricreare modelli 3d di ossa e animali, per la gioia dei più piccoli (e dei più grandi) qua può essere acquistata la riproduzione del volto dello Spinosauro perché faccia compagnia nella calda estate milanese.

Valeria Barilli – Benedetta Marchesi

Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo fino al 10 gennaio 2016 Palazzo Dugnani, via Manin Milano lunedì dalle 9:30 alle 13:30* martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9:30 alle 19:30* giovedì dalle 9:30 alle 22:30* (* l’ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) Biglietti € 10,00/€ 8,00/€ 5,00/Omaggio

 

 

LA FONDAZIONE PRADA E LA RIGENERAZIONE CULTURALE DI MILANO

Il 9 maggio il sempre più vasto mosaico culturale di Milano si è arricchito di un importantissimo e preziosissimo tassello: la Fondazione Prada. La celebre stilista Miuccia Prada e il marito Patrizio Bertelli hanno regalato al capoluogo lombardo uno dei più interessanti interventi culturali visti in Italia in materia di arte, ma anche di architettura e, soprattutto, di rigenerazione urbana. Le vecchie distillerie di inizio Novecento sono state restaurate, ristrutturate, trasformate e integrate per offrire ai visitatori una superficie di 19.000 mq dove trovano posto non soltanto spazi espositivi per le varie mostre temporanee, ma anche un cinema, un’area didattica dedicata ai bambini, una biblioteca e il Bar Luce concepito dal regista Wes Anderson che si ispira ai celebri caffè meneghini e già diventato “cult” nel giro di pochi giorni.

La molteplicità e la versatilità degli spazi della Fondazione consentono un’offerta culturale estremamente variegata. Sono attualmente aperte al pubblico le mostre “An Introduction“, nata da un dialogo fra Miuccia Prada e Germano Celant, “In Part” a cura di Nicholas Cullinan e le installazioni permanenti di Robert Gober e di Louise Bourgeois presso la “Haunted House“, una struttura preesistente che, rivestita di uno strato di foglia d’oro, acquista un’aura altamente immaginifica e imprime un segno forte ed evidente nel paesaggio urbano di Milano. Ma è “Serial Classic” la mostra più sorprendente: Miuccia Prada abbandona momentaneamente la passione per il contemporaneo per rivolgersi al passato, all’arte antica dove sono scolpite le origini della nostra cultura. Salvatore Settis e Anna Anguissola curano magistralmente una mostra che presenta l’ambiguo rapporto fra l’originale e la copia nell’arte greca e romana.

Un allestimento geniale presenta più di sessanta opere che dialogano fra di loro e con lo spazio esterno circostante attraverso ampie vetrate. Il modello perduto, giustamente sfocato, giunge ai nostri giorni attraverso le innumerevoli imitazioni, emulazioni o interpretazioni commissionate dalla ricca aristocrazia romana. Ed ecco che il solido blocco di marmo prende vita e si circonda di un’aura di sacralità ancora oggi percettibile. Gli spazi rivisti da Rem Koolhaas e dal suo studio OMA consentono a una vecchia fabbrica di trovare nuova vita in un tempio che ospita personaggi della mitologia, guerrieri e divinità quali Venere e Apollo con opere provenienti dai più importanti musei del mondo, dai Vaticani al Louvre. La Fondazione Prada diventa oggi il modello di quella inevitabile e illuminata collaborazione che deve esserci fra pubblico e privato per il beneficio dei cittadini milanesi, italiani e di tutti i visitatori stranieri che iniziano a intravedere nel laboratorio creativo di Milano la nuova Capitale Europea

Giordano Conticelli

Fondazione Prada – Largo Isarco 2 Milano (M3 Lodi T.I.B.B.) orari: tutti i giorni h10-21 biglietti: 10€ ridotto 8€ gratuito minori 18 anni e maggiori di 65

 

 

PIETÀ RONDANINI: LA NUOVA CASA ASPETTA I MILANESI

Dopo una vicenda travagliata durata alcuni anni, la Pietà Rondanini trova finalmente pace in un Museo a lei interamente dedicato. Dopo sessant’anni trascorsi nell’allestimento di BBPR nella Sala degli Scarlioni del Museo d’Arte Antica, l’ultimo lavoro di Michelangelo, quello forse più intimo ed emozionante, raggiunge una nuova collocazione, anch’essa densa di valore e simbologia. È l’antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, realizzato nella seconda metà del Cinquecento per i soldati della guarnigione spagnola colpiti dalla peste, che porta in sé, per sua natura, l’essenza del dolore e della sofferenza. Termina così il percorso durato tre anni, da quando si è riconosciuta l’esigenza di dare rinnovato valore alla scultura michelangiolesca, che l’ha vista al centro di accesi dibattiti sia nel mondo politico che in quello culturale e si conclude in un evento di grande festa cittadina dove l’opera preziosa torna a Milano e ai milanesi in occasione dell’inaugurazione del palinsesto di Expo in città.

«Il nuovo allestimento ribalta completamente la visione a oggi consueta dell’opera: entrando i visitatori vedranno infatti la scultura di spalle e scorgeranno per prima cosa ciò che Michelangelo scolpì per ultima, la schiena della Madonna ricurva sul Cristo, rendendo ancora più intensa l’emozione per l’opera», afferma l’architetto Michele De Lucchi, cui è stato affidato il progetto allestitivo. «Solo girando attorno alla statua si vedrà la parte anteriore, con il Cristo cadente sostenuto dalla Madre: una prospettiva assolutamente inedita, voluta per mettere in risalto quella dimensione della scultura, incompiuta, prima impossibile da osservare nella sua completezza».

Un allestimento che invita alla contemplazione e al raccoglimento di fronte all’opera incompiuta di Michelangelo e che forse, più di ogni altra, racchiude nell’abbraccio dei due corpi il senso dell’amore. L’ingresso nel museo conduce ad un’immersione che coinvolge tutti i sensi grazie al profumo del legno, il silenzio che inevitabilmente cala di fronte alla scultura e alla penombra che avvolge la sala concentrando la luce solo sulla statua.

Museo Pietà Rondanini_Michelangelo – Milano, Castello Sforzesco, Cortile delle Armi

L’ingresso al Museo della Pietà Rondanini è compreso nel biglietto unico per i Musei del Castello Sforzesco al costo di 5 euro (ridotto 3 euro) acquistabile presso la biglietteria dei Musei del Castello Sforzesco

 

TRA LEONARDO E MILANO PROSEGUE FELICEMENTE IL SODALIZIO

Se in una pigra domenica sera emerge nel milanese un’incontenibile voglia di visitare una mostra, quali sono le proposte della città? Intorno alle 19.30 non molte in realtà: Palazzo Reale così come i grandi musei del centro sono già in procinto di chiudere. Una però attira l’attenzione, sarà per la posizione così centrale o forse proprio per il fatto che è ancora aperta.

Quella dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, affacciata sulla Galleria Vittorio Emanuele, è una mostra in continua espansione che periodicamente si arricchisce di nuovi elementi frutto delle ricerche dal Centro Studi Leonardo3, ideatore e organizzatore della mostra nonché gruppo attento di studiosi. Se Leonardo produsse durante la sua vita un’infinità di disegni e schizzi, L3 si pone come obiettivo quello di studiare a fondo la produzione del genio tostano e renderla fruibile a tutte le tipologie di pubblico con linguaggi comprensibile e divulgativi offrendo un momento ludico di intrattenimento educativo, adatto sia per bambini che per adulti.

Quasi 500 mq ricchi di modelli tridimensionali e pannelli multimediali che permettono realmente di scoprire le molteplici sfaccettature del pensiero e dell’operato leonardesco: macchine volanti o articolati strumenti musicali possono essere smontate e rimontate; riproduzioni del Codice Atlantico e di altri manoscritti sono tutte da sfogliare, ingrandire e leggere; ci sono giochi di ruolo a schermo nei quali i visitatori vestono i panni dello stesso Da Vinci. La produzione artistica non è dimenticata, anzi: un’intera sala è dedicata ai più famosi capolavori dell’artista con un grande pannello e due touchscreen dedicati al restauro digitale dell’Ultima cena, alla Gioconda e a due autoritratti dell’autore.

Inaugurata nel marzo 2013, prorogata prima fino a febbraio 2014 e ancora fino al 31 ottobre 2015, la mostra ha superato le 250 mila visite imponendosi come centro attrattivo per turisti e cittadini. Un buon risultato, ma forse basso considerando l’alta qualità della mostra e la posizione decisamente strategica. Il successo di pubblico sarebbe stato migliore (forse) con un maggiore rilievo dato dalla stampa e dei social network, e da un costo del biglietto più calmierato. Ma c’è ancora tempo, e l’occasione giusta è alle porte: non perdiamola e anzi, dimostriamo che anche a Milano ci sono centri di ricerca capaci di produrre mostre interessanti senza necessariamente creare allestimenti costosi ed esporre opere o modelli originali.

Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo fino al 31 ottobre 2015 Piazza della Scala, Ingresso Galleria Vittorio Emanuele II Aperta tutti i giorni, dalle 10:00 alle 23:00 compresi festivi Biglietti: 12/10/9 euro

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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