28 ottobre 2015

la posta dei lettori_28.10.2015


Scrive Chiara Continisio a proposito del maschilismo di LBG che risponde – Questa proprio non me l’aspettavo da voi … Riccioli d’oro al ministro Boschi, come nel più vieto stile sessista che, appunto, non vi appartiene. Suvvia! Nemmeno io gradisco l’avversione della Boschi alle primarie, e altre sue posizioni, ma parliamo di questo e chiamiamo il ministro col suo nome e cognome. Un articolo dove chessò, si scrive Bellicapelli e si legge Stefano Boeri potrebbe ristabilire la par condicio.

Risponde LBG – È la prima volta che sono accusato di “maschilismo”. Penso di aver inavvertitamente toccato un nervo molto scoperto e me ne dispiace. È un’occasione per ragionare. Il fascino personale, un insieme complesso di caratteristiche individuali, comprende per le donne e per gli uomini anche la bellezza fisica. Ognuno di noi gioca i suoi talenti come meglio crede nella corsa al successo e all’autoaffermazione. Gli uomini non sono da meno delle donne, si tingono i capelli, se li impiantano, si fanno levare le borse sotto gli occhi e ormai credo che spendano quanto le donne per la cura del proprio aspetto. La parità dei sessi. Se però qualcuno, donna o uomo, usa del proprio fascino come una sorte di “basso continuo” che accompagna la sua carriera, non dovrebbe stupire che si possa scegliere di associare Maria Elena Boschi riccioli d’oro una sua specifica caratteristica estetico -narrativa in un commento politico, peraltro con un riferimento a un amato personaggio delle favole, Riccioli d’Oro appunto. Che questo “basso continuo” sia evidente viene fuori anche da Crozza nel Paese delle Meraviglie che dipinge sia la Boschi che la Madia leggiadre adoranti del capo e nessuno sino ad ora lo ha accusato di maschilismo, ma persino l’attrice Virginia Raffaele a Ballarò ha fatto una applauditissima imitazione della ministra Boschi e dei suoi atteggiamenti. È pur vero che anche la presidentessa della Camera si è seccata della imitazione della Boschi ma ha esagerato, come chi ha preso carta e penna per richiamare la Rai a maggior rispetto delle istituzioni. Io credo che il ruolo che si ricopre comporti di non eccedere su quel “basso continuo” perché un eterno sorriso parlando di cose serie e molto controverse può infastidire, quasi quanto il sorrisetto di sufficienza di D’Alema. Quando si va a ricoprire un ruolo istituzionale il controllo della propria immagine è fondamentale e doveroso soprattutto in un Paese culturalmente fragile e portato all’imitazione dei comportamenti di chi occupa il proscenio. Da quando tutti portano la camicia bianca? Da quando si è buttata la cravatta alle ortiche anche da parte dei ministri nei ruoli ufficiali? Magari sostituendola con la sciarpetta a strozzo?

Scrive Ferdinando Mandara a proposito di Riccioli d’oro – Di solito apprezzo molto gli articoli di Gadola. Per questo mi ha molto sorpreso l’articolo sulla Boschi. Che sarà anche amante del potere (non sarebbe la prima né l’ultima tra i politici): ma definire conservatrice chi ha legato il suo nome a una riforma della costituzione (buona o cattiva che la si giudichi) mi sembra originale. Il punto che mi sconcerta però è un altro: qual è il motivo di polemizzare con la Boschi appellandola con “riccioli d’oro”? Che cavolo c’entra? Gadola ha mai polemizzato con un politico di sesso maschile riferendosi a lui con appellativi relativi al suo aspetto fisico? Questo secondo Gadola è per caso progressismo o non piuttosto maschilismo?

Risponde LBG – Quanto al mio maschilismo ho risposto a Chiara Continisio. Quanto al conservatorismo della Boschi faccio una sola osservazione: qualunque riforma può essere conservatrice. Nel caso di quella del Senato è conservatrice in quanto mira a conservare il potere a chi lo ha se appena la colleghiamo alla riforma elettorale. Non sono il solo a dirlo.

Scrive Giovanni Vannini a proposito di Riccioli d’oro – Caro Gadola, quando – aprendo l’ultimo ArcipelagoMilano – mi sono trovato davanti al titolo con Riccioli d’Oro mi è venuto da sorridere. Prima ancora di andare a vedere a cosa o a chi si potesse riferire, il semplice riferimento al personaggio fiabesco mi ha portato in tutt’altri mondi, quello della letteratura per bambini. E se considera che ho trattato come story editor proprio la favola di Riccioli d’Oro, capirà il perché della mia curiosità nel ritrovarla qui. Poi scopro che si riferisce al ministro Boschi, leggo l’articolo e, conoscendo la storia della bambina che spunta dal bosco e al bosco torna, mi domando se nel suo criticarla per l’avversione (persino ‘conservatrice’) alle primarie che Milano tanto sente proprie non ci sia un qualche parallelismo tra vicende reali e fiabesche. Fantasticando un po’, allora ecco Riccioli d’Oro-Boschi che viene da non si sa dove-Roma, vede una casetta-Milano da cui si allontanano i tre orsetti-abitanti e decide di entrare attratta dal calore e dal profumo-di comunità civica e armoniosa. Una volta dentro, prova reiteratamente il contatto con gli oggetti di papà orso e mamma orsa-guida politica matura e generativa, ma poi consuma o rompe o usa quelli del piccolo orsettino-gruppo politico ancora piccolino. Poi Riccioli d’Oro-Boschi si addormenta rifocillata e rilassata, ma i tre orsi rientrano, si accorgono che c’è un intruso, la trovano, la guardano, lei si sveglia e senza che alcuno proferisca parola, Riccioli d’Oro si spaventa e scappa. Nulla sappiamo più di lei, semplicemente fugge nel bosco. Quella casa-Milano, con la sua buona democrazia, le sue primarie e altro, non faceva per lei, che ha provato a inserirsi occupando lo spazio dell’orsetto piccolino? Mi dica lei Gadola, la sua era una metafora?

Risponde LBG – Grazie per aver sondato quello che in ognuno di noi e dunque anche in me si annida come sedimento delle letture o meglio ancora delle fiabe raccontate nell’infanzia. Sono “emersioni” che condizionano molto fortemente il nostro modo di esprimerci e che qualche volta consideriamo patrimonio comune a tutte le persone che ci leggono ma che così non è. E sempre meno lo sarà da quando fin dai primi anni della loro vita le bambine e i bambini le “fiabe” se le fanno raccontare dallo smartphone. Dovrò tenerne conto se continuerò a scrivere.

Scrive Marco Luigi Cipriano – Caro Gadola, miglior chiosa non poteva esser detta!

Scrive Dede Mussato a proposito di Riccioli d’oro – Mai persona come questa mi ha dato la sensazione che continui a essere abilmente manovrata. Mai un guizzo di suo, ma al contrario un eloquio che sa di aver mandato a memoria scritti e pensieri altrui. Un’attrice della prosa politica che fa la sua bella figura nel teatrino appositamente allestito. Bello sarebbe farle qualche domanda trabocchetto, ma forse, istruita come lo è stata, diventerebbe solo rossa …

Scrive Pierangelo Boltri a proposito di Riccioli d’oro – L’articolo “A riccioli d’oro… ” già nel titolo la dice lunga. È un buon esempio di Filippica. Non si riportano i fatti, che si danno sempre per scontati … e si portano pesantemente le proprie opinioni, naturalmente a quelli che le condividono a priori, senza scampo o dubbi. È l’ennesimo esempio di un giornalismo inutile.

Scrive Gianluca Bozzia a Lamberto Bertolé sul dopo Expo – Lamberto Bertolé. Bene, quindi? Tergiversate fino a giugno 2016?

 

Scrive Pietro Vismara a proposito della lettera di Giancarlo Tancredi – Sono d’accordo con Giancarlo Tancredi quando denuncia la scorrettezza dei personalismi polemici. Un po’ meno quando cita i progetti che ha seguito: Garibaldi-Repubblica, Fiera, Expo, Cascina Merlata: be’ (possiamo dirlo?), quelli sono progetti ben brutti. Fermo restando che comunque è un fatto positivo aver recuperato aree degradate (qualcuna era agricola, però), e che la responsabilità maggiore è certamente politica e dei progettisti-sviluppatori, francamente non mi sembra ci sia tanto da vantarsene.

 

 

 

 



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