9 novembre 2009

TERRITORIO E BONIFICHE. RISPOSTE AD ALCUNE DOMANDE


Sempre con la premessa che personalmente sono molto più interessato a ciò che riguarda i metodi di governo del territorio più che all’aspetto giudiziario, provo a rispondere sinteticamente e per punti ad alcune domande che mi sono state rivolte sulle posizioni che ho assunto nei più articoli recenti.

Punto primo. Penso che i reati legati alla realizzazione delle bonifiche siano una conseguenza, non necessaria, ma purtroppo largamente prevedibile, del combinato tra i dispositivi legislativi in materia di bonifiche, quelli riguardanti l’urbanistica e la cultura politica dei nostri amministratori regionali e locali.

Punto secondo. È almeno dal 2002 che le bonifiche dei terreni hanno cessato di essere un problema pubblico e sono diventate un’opportunità edilizia e soprattutto finanziaria. Non vorrei esagerare, ma penso di poter affermare che in qualche caso potrebbe essere addirittura conveniente inquinare i terreni.

Punto terzo. Veniamo a Pioltello. Zunino e Grossi avevano capito per tempo che l’opportunità era notevole. Io stesso fui contattato quando ero sindaco da Zunino e Grossi, che a quel tempo cercavano di piazzare i mercati generali di Milano (quello che sommariamente è chiamato l’ortomercato). Cercate di seguirmi: Zunino e Grossi non erano proprietari dell’area dell’ortomercato e non erano nemmeno proprietari dell’area Sisas (a quel tempo già fallita). Ci siamo? Guardate alla dimensione del business. Siamo al risiko: si prendono in un colpo solo una grande area a Milano (cerimoniere il comune di Milano) e una grande area a Pioltello (cerimonieri regione e ministero dell’ambiente). Spesa? Poco più che niente: a Milano c’è da riqualificare e a Pioltello c’è da bonificare. A Milano ci si portano le case e a Pioltello l’ortomercato. I rifiuti di Pioltello si portano in un altro posto ancora. Non si configura nessun reato, ma vi sembra normale che il territorio sia governato in questa maniera? Ovviamente dissi che non era il caso.

Punto terzo. Perché insisto sull’aspetto finanziario. Perché con la finanziarizzazione del mercato immobiliare (cioè con la trasformazione in asset finanziari dei terreni, fondi immobiliari ecc.) l’aspetto finanziario diventa prevalente sull’aspetto urbanistico-edilizio. Ciò che conta è il piano finanziario: si possono far soldi anche senza costruire nulla. Ovviamente sono necessari alcuni presupposti, un sistema di relazioni, un certo dinamismo, una dose di spregiudicatezza, ma si può. Di che cosa abbia effettivamente bisogno il territorio non frega niente a nessuno. Vi pare che serva un altro centro commerciale?

Punto quarto. Vi siete accorti che siamo ormai passati a una nuova generazione di tangenti? È finito il vecchio sistema patriarcale dell’imprenditore che dà soldi al politico, ormai siamo passati a un sistema in cui il politico dà soldi all’imprenditore. Gli stanziamenti regionali e governativi a favore di Grossi sono difficili da catalogare, ma più o meno è così.

Punto quinto. Perché Santa Monica? Guardate, tenendo sempre fermo che guardo poco all’aspetto penale della faccenda, chi sono gli attori in scena. Un fondo immobiliare che promuove la più imponente operazione del milanese (Aster); una finanziaria spesso al centro d’importanti operazioni (Sopaf); una società leader nel settore delle bonifiche ambientali (Sadi). Il periodo, tra il 2005 e il 2006, cruciale per il settore immobiliare. Che c’entra la Sadi di Grossi? C’entra perché a quel tempo Grossi non ne era ancora il proprietario. Nell’ottobre del 2005 Sopaf aveva acquista il 26% del pacchetto azionario della società, quotata in borsa, con il dichiarato intento di procedere a un’OPA entro l’anno. L’OPA in realtà non verrà mai fatta, Sopaf cederà la maggior parte delle azioni a Grossi, mantenendo per sé meno del 3%. È in quel periodo che Sopaf acquista il 33% delle quote del fondo Aster (Siano) per 22 milioni di euro (22 milioni è anche l’ammontare dei fondi neri provenienti dalle bonifiche di Montecity). Un anno dopo quelle quote saranno cedute con una plusvalenza di 10,5 milioni di euro. Paghi due prendi tre!

Punto sesto. Cosa c’entra Pioltello. C’entra perché l’area di Santa Monica è adiacente al parco delle cascine di Pioltello del quale costituiva un unicum agricolo. Siano ha acquistato prima l’area di Segrate poi quella di Pioltello (quasi 1,5 milioni di mq, dalla famiglia Benetton). La vicenda mi è nota perché, come sapete, tutto questo avvenne mentre ero sindaco a Pioltello.

Punto sesto. Il parco delle cascine. All’inizio del mio primo mandato (1997) l’area era in mano al curatore fallimentare per una valutazione di circa 15 miliardi di lire. Quando andò all’asta Benetton e il suo socio la acquistarono, se ricordo bene, per circa 43 miliardi compresi gli oneri accessori. Era chiaro che erano stati un po’ buggerati, o forse uno dei due soci aveva buggerato l’altro. Comunque ad un certo punto feci saltare la trattativa perché mi accorsi che in buona sostanza cercavano di scaricare sul comune l’onere del prezzo eccessivo pagato per l’area. Come? Sempre attraverso le volumetrie (tenete presente che si trattava di un’area parco, cioè di un PLIS già istituito con provvedimento regionale). Alla fine i Benetton riuscirono a cedere, ai Siano, credo realizzando una certa plusvalenza. Ora siamo al punto. Si cerca ancora di scaricare sulla collettività il costo pagato per l’area. E sempre attraverso la concessione di diritti edificatori. La barzelletta dello stadio prima, quella dell’università poi, poi chissà ancora quale mirabolante progetto… E sempre il sindaco di Pioltello nelle vesti di banditore. Tutto questo quando il provvedimento regionale auspicava che Segrate seguisse la strada di Pioltello nell’istituzione del parco. Come è andata lo sapete: hanno cominciato a costruire, proprio a ridosso di Pioltello; le operazioni vanno a rilento a causa della crisi e delle difficoltà d’accesso al credito. Siano è in difficoltà perché ha fatto come Zunino, ha messo in piedi troppe cose e non ha previsto la crisi. E ora sta già cercando un compratore per le aree Galbani di Melzo.

Punto settimo e ultimo. la morale. Tutto questo sconquasso deriva dal pensiero profondo che dal suolo si possa spremere valore fin che si vuole. Si pensa che i comuni possano coniare moneta. Non più attraverso la zecca, che ormai appartiene alla BCE, ma attraverso l’elargizione di volumetrie (qualcuno, più concreto, dice graziosamente “i cubi”). Ma come la moneta in eccesso crea inflazione, così volumetrie in eccesso creano bolle finanziarie. E anche grandi disagi ai cittadini.

 

Mario De Gaspari

 



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