9 novembre 2009

LE PRIMARIE: EFFETTO BOOMERANG


È indiscutibile che le primarie siano un’innovazione importante per il Partito democratico, la politica e la democrazia italiana. Tramite le primarie i cittadini sono chiamati, in prima persona, a partecipare direttamente alla selezione dei propri rappresentanti. Gli elettori hanno la possibilità di essere parte attiva del proprio partito di riferimento senza passare obbligatoriamente per il tesseramento o l’iscrizione. Grazie a questo prezioso strumento si è potuta mettere in atto una forma di finanziamento limpida, alla luce del sole, senza precedenti nella vita politica del nostro Paese. La risposta dell’elettorato ha dimostrato quanto le primarie siano apprezzate e quanto i cittadini ci tengano a partecipare e a sentirsi parte di un’idea, di un progetto.

Va quindi dato merito al Partito democratico di aver introdotto un meccanismo di forte rinnovamento e crescita della democrazia. E fino a qui tutto bene.

Il problema sorge quando quello che dovrebbe essere un punto di forza del partito, rischia di diventare un pericoloso boomerang: è il caso della Lombardia. Qui, infatti, la proverbiale incapacità di fare chiarezza del centrosinistra si ripresenta puntuale a proposito delle primarie.

La questione riguarda il fatto che non si riesca a capire in che occasioni si ricorrerà all’utilizzo di questo strumento. Solo per la Segreteria o anche per il candidato Sindaco? E il candidato alla Regione come sarà scelto? Sembrano domande stupide perché, effettivamente, nello Statuto del PD Lombardia (da non confondere con PdL) parrebbe tutto chiarissimo. L’articolo 24 comma 1 del Titolo IV dice che “PD Lombardia ricorre allo strumento delle elezioni primarie per la selezione dei candidati alle cariche istituzionali monocratiche (Sindaco, Presidente della Provincia e Presidente della Giunta regionale) “. Più chiaro di così.

Successivamente si legge: “Le elezioni primarie vengono disciplinate da un apposito Regolamento, approvato con i voti favorevoli della maggioranza dei componenti la Direzione dell’ambito territoriale di riferimento almeno otto mesi prima delle elezioni.”Si andrà a votare il week end del 21-22 marzo, il centrosinistra è già fuori tempo massimo, siamo a meno di sei mesi dalle elezioni regionali e non si ha la più pallida idea di chi possa essere l’avversario di Formigoni. E allora è naturale chiedersi con che criterio sarà deciso il contendente, dato che di primarie non si sente parlare. Nonostante il 25 ottobre il segretario regionale Martina si sia affrettato a dichiarare: “Siamo disponibili a utilizzare lo
strumento delle primarie per scegliere il candidato Presidente”, rimane il rischio che
il punto di forza del Partito democratico venga a mancare, che sia annullato, umiliato.

A questo problema se ne aggiunge un altro, non nuovo. Come sempre, infatti, il centrosinistra locale, negli anni di opposizione, si è ben guardato dall’individuare, creare e formare una figura in grado di vincere contro il Presidente Formigoni, in grado di farsi carico delle difficoltà e interprete dei disagi che la regione vive. Sia chiaro: la forza di Obama non sono state le primarie in sé, ma il lavoro politico di anni che hanno portato Obama a vincere le primarie e poi le presidenziali. Sarebbe la quarta volta che la sinistra lombarda commette lo stesso errore. È così che si sta insinuando il timore che anche in quest’occasione si cercherà l’impresa buttando nella mischia un personaggio di spicco che poco potrà fare per strappare la vittoria a chi, governandola da tre mandati, della Lombardia conosce tutto. Il Partito democratico sta andando contro il proprio Statuto, contro i propri elettori, contro se stesso.

Dire una cosa per poi farne un’altra in politica non paga mai. Soprattutto, il centrosinistra, deve rendersi conto che le primarie non possono passare alla storia come semplici “belle giornate per la democrazia”, ma che devono diventare realmente il punto di partenza di grandi progetti e che le aspettative di quei tre milioni di cittadini (350000 lombardi) siano quanto meno rispettate.

Rimane una domanda: perché il 25 ottobre non si è votato anche per scegliere il candidato Presidente della Giunta regionale?

Giovanni Zanchi



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