21 ottobre 2015

RIDURRE LE TASSE NON È NÉ DI DESTRA NÉ DI SINISTRA? COMUNQUE PAGANO GLI ENTI LOCALI


Ogni anno in occasione della “Legge di stabilità” ho rivolto all’assessore al bilancio, al Sindaco e ai miei colleghi di Giunta l’invito a non salire sulla tradotta per Roma con il cappello in mano a trattare sull’entità dei tagli di annata, ma a mettere mano a un progetto di sostanziale cambiamento della farraginosa macchina comunale, dall’architrave del bilancio. Ogni anno ho scritto un articolo sul tema su ArcipelagoMilano che serviva a procurare tempeste in un bicchier d’acqua di breve durata, per lo più su supposte questioni di “metodo”, ma che purtroppo si rivelava totalmente inutile al fine di sollevare anche una parvenza di dibattito sul merito.

03dalfonso36FBQuello dello scorso anno finiva così: “La formulazione di un nuovo patto istituzionale che veda riconosciuta una specificità e un ruolo di guida delle città metropolitane potrà avvenire solo se Milano tutta si metterà alla testa un movimento politico, culturale e sociale che ancora una volta funzioni da riferimento per l’intero paese. Mi chiedo se Renzi e Pisapia non possano trovare un’intesa concreta proprio nel costruire le condizioni perché Milano possa essere la locomotiva di testa della nuova fase di sviluppo per l’intero paese. Un’intesa politica che varrebbe mille volte di più di qualsiasi altra cosa.”

La perorazione sarebbe integralmente da ripetere a un anno data, soprattutto visto che le condizioni perché la Milano metropolitana assuma il ruolo di cui sopra sono nettamente migliorate, stante il grande successo della nostra città nell’annata di Expo (e non, almeno non solo, di Expo!). Ma questa volta non va rivolta all’amministrazione in carica, entrata ormai nel “semestre bianco” nel quale si devono privilegiare le conclusioni agli avvii di progetti, ma alla coalizione politica e al candidato/a sindaco “individuando”, perché la questione metropolitana diventi l’asse portante del programma elettorale e di governo per i prossimi cinque anni. È quello che cercheremo di fare anche a partire dall’incontro del prossimo sabato 24 ottobre alle Stelline.

Non posso però non notare, con grande amarezza, che il vecchio detto “dum Romae consulitur Saguntum expugnatur” vale sempre in politica, con la politica romana che però pare aver compreso la lezione e lascia a noi milanesi la parte dei disillusi che “cedono con grande fermezza”. La finanziaria delle meraviglie del governo Renzi apparentemente non assesta altri colpi (= tagli) alla finanza dei Comuni, tanto che il presidente dell’Anci Fassino e i principali assessori al bilancio delle grandi città si sono affrettati a plaudire alla asserita inversione di tendenza che si registrerebbe quest’anno.

Come ho detto è del tutto inutile discutere di dettagli se non si è impostato prima un confronto politico su ipotesi differenti, a maggior ragione in questa fase di fine legislatura cittadina. Non posso però non rimarcare come questa Legge di stabilità, la quinta consecutiva di stampo irrimediabilmente centralista, pianti un altro robusto chiodo sul coperchio della bara della finanza locale dei Comuni e allontani ancora più in là, forse nel tempo del mai, la possibilità di avere una Città metropolitana autonoma finanziariamente.

Pur sorvolando sul merito e sull’equità della cancellazione totale dell’Imu, non si può non registrare il fatto che ancora una volta il centro almeno propagandistico della Legge di stabilità dello Stato è un capitolo che riguarda la finanza locale. La trasformazione delle entrate riscosse dai propri cittadini in un “assegno” in arrivo dallo Stato centrale è la negazione della trasparenza dei rapporti con i cittadini (il Sindaco mi chiede questi soldi e mi dice come li spende, in maniera che io possa giudicarne l’operato) e aumenta ancora una volta la dipendenza dell’ente locale dal Governo .

L’esultanza di Anci e assessori al bilancio (“abbiamo buoni rapporti col Governo, ci daranno fino all’ultimo euro”) è quella del condannato che vede la sentenza rinviata alla prossima udienza, anche se l’esperienza dice che è sempre meglio aspettare l’approvazione definitiva, il passaggio da una copertura del 100 % a una del 70-80 % (per Milano una cinquantina di milioni di euro, per intenderci) è questione di un attimo o di un parere di un funzionario del Ministero dello Sviluppo Economico.

I fondi trasferiti dalla fiscalità centrale agli enti locali sono la voce più facile per le manovre di breve periodo di qualsiasi Governo, i 5 miliardi di cassa propria dei Comuni tramutati in “pagherò” rinnovabile annualmente saranno una tentazione troppo forte per qualsiasi ministro del bilancio nei prossimi anni. In compenso prosegue la trasformazione dei sindaci e degli amministratori locali in funzionari territoriali della Tesoreria centrale, ridotti come sono con un numero sempre più limitato di possibilità di manovra economica e gestionale.

Solo per fare qualche esempio, nel corso di quest’anno solare è entrata in vigore una legge sulle assunzioni nei Comuni che impone il ricollocamento degli esuberi delle Province dalle Alpi alle Piramidi prima di poter procedere all’assunzione di un custode di un museo civico, con il risultato che a Milano, dove sono stati aperti due nuovi musei e dove l’affluenza di pubblico è quadruplicata si dovrà procedere a chiudere alcuni servizi, come le biblioteche, tutt’altro che inefficienti o privi di domanda, ovvero a ridurre orari e giornate di apertura di altri. E non dimentichiamo che il “nuovo” ente Città Metropolitana ha ereditato le perdite dell’ente (fintamente) disciolto, caso incredibile di nuova istituzione nata con una pietra al collo economica e normativa.

L’illusione della “trattativa” con i ministeri è ancora forte in tanti, ma i margini sono ormai ridotti. Parafrasando un grande politico del passato, “Milano metropolitana sarà municipalista o non sarà”.

Franco D’Alfonso



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