21 ottobre 2015

DOPO EXPO: MA DA DOVE SI DEVE PARTIRE?


Gli articoli dei giorni scorsi (da ArcipelagoMilano a quelli sulla carta stampata relativi alla “cabina di regia”) si sono in gran parte concentrati sulla questione dell’ingresso in Arexpo del Governo e mi hanno confermato un concetto che avevo cercato già di evidenziare nel dibattito svoltosi nel gruppo degli ex-advisor quando ponevo il problema della identificazione delle interdipendenze funzionali tra le attività da insediare.

04spatti36FBSe c’è un motivo per il quale si può ritenere opportuna la presenza del Governo nella “cabina di regia”, questo è da valutarsi in funzione delle risposte che si possono dare ad alcune domande fondamentali. La frase sottolineata da tutti è:il paese ha bisogno di innovazione: 1) questa in che cosa consiste? 2) da qualche parte, nel Governo,si sta elaborando qualcosa che identifichi uno scenario possibile e le cose da fare al riguardo? 3) quali sono le attività di ricerca che la Statale può sviluppare in questo senso? 4) quali sono le sinergie e le interdipendenze funzionali tra queste attività di ricerca, le attività del CREA e le attività delle imprese insediabili attraverso Assolombarda? 5) quali sono le start-up attraibili e in funzione di quali potenziali legami attivabili con le altre attività? 6) Quali sono i servizi di interesse nazionale che gli uffici del Demanio possono sviluppare al fine di un salto di qualità nella gestione più complessiva dei servizi al cittadino? 7) Quali sono i contesti urbani più adatti allo sviluppo di tutto ciò?

Se si è in grado di dare risposte concrete a queste domande, ne derivano due conseguenze: a) È legittimo che il governo partecipi a un progetto di sviluppo che riguarda l’intero paese; b) È corretto utilizzare al riguardo una localizzazione che, grazie ad Expo, è salita alla ribalta del mondo, nonostante che all’epoca non fosse certo la migliore per una manifestazione come Expo … .

È mia impressione che finora le enunciazioni al riguardo siano al massimo frutto solo di intuizioni general – generiche. Ma ritengo anche che prima ancora di misurarsi con tutti gli altri problemi che il nostro gruppo ha già più o meno identificato,e che negli articoli di ArcipelagoMilano sono stati ben sintetizzati da Emilio Battisti e Giorgio Goggi, sia prioritario affrontare e spingere affinché siano affrontati questi aspetti di contenuto.

L’ingresso o meno del governo nella compagine di Arexpo che, al di là dell’annunciato apporto di risorse finanziarie, può essere anche facilmente interpretato come l’occupazione di una passerella internazionale accompagnata da intuizioni general-generiche, non è l’oggetto principale della discussione, ma è solo successivo alle questioni di contenuto che discendono dalle domande poste.

In sostanza è necessario concentrarsi e dare priorità agli aspetti che attengono la più ovvia delle domande: le attività proposte vengono a insediarsi per fare cosa? Certamente possiamo incominciare a dire per cosa non fare: 1) per moltiplicare la pendolarità degli studenti con nuovi trasbordi per un modello di campus che anche in alcune realtà più evolute incomincia ad essere obsoleto? 2) per far diventare pendolari i professori insediati a Città Studi in un’area a buon effetto urbano? 3) per obbligare i cittadini che hanno da presentarsi a degli sportelli pubblici a venire in un’area periferica lontana da casa? 4) per far insediare nell’area imprese informatiche mondiali, oggi attratte dall’immagine di Expo, che forse nel 2018 non sarà più tale? etc. Certamente non possono essere questi gli obiettivi e sarebbe grave se questo fosse il risultato finale.

In realtà il problema è: come si fa a creare una realtà che faccia concretamente fare un salto di qualità all’innovazione del paese e possa essere punto di riferimento al riguardo in Europa al di là degli slogan? I temi potrebbero essere molti: 1. per il demanio e gli uffici pubblici (sistema informatico centrale del catasto, dei porti e interporti, etc.) ; 2. per la filiera agro-alimentare (le bio-tecnologie e le tecniche di produzione nei paesi non occidentali – aspetto che era annunciato per Expo, ma poi sparito-); 3. i sistemi e le tecniche di efficientamento della logistica della filiera agro-alimentare: i sistemi centralizzati di tracciabilità dei prodotti; 4) le tecnologie e i sistemi applicabili all’incremento della produttività; 5. etc.

La mia esperienza “settoriale” non mi aiuta a fare altri esempi, ma penso che su questi argomenti si dovrebbe ora concentrare la discussione, facendo emergere più conoscenza al riguardo, per riuscire a spostare il dibattito dagli slogan ai contenuti.

 

Giorgio Spatti

 

LETTERA APERTA AI DECISORI DEL DOPO EXPO

Emilio Battisti DOPO EXPO. L’ABDICARE AL PROPRIO RUOLO. PERCHÉ?

Luciano Pilotti EXPO VERSO POST-EXPO: QUALI LEZIONI PER IL FUTURO?

Giorgio Goggi  DOPO EXPO: FARE BENE PRIMA CHE FARE PRESTO

Damiano Di Simine DOPO L’EXPO, C’E’ UNA CITTÀ?

Giorgio Spatti DOPO EXPO: MA DA DOVE SI DEVE PARTIRE?

Lamberto Bertolè COME RISPONDO ALLA “LETTERA APERTA AI DECISORI”

Francesco Memo VALUTARE GLI IMPATTI URBANI DI UN GRANDE EVENTO

Roberto Camagni UN POLO TECNOLOGICO IN AREA EXPO? MA CHE SIA UN VERO POLO DI RICERCA

Marco Vitale DOPO EXPO: NON INCIAMPARE SUBITO



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