21 ottobre 2015

CENTO MURI: IL FUTURO DELLA STREET ART A MILANO


Poco importa se sono di proprietà del Comune, delle Ferrovie dello Stato o dell’azienda ai servizi ambientali Amsa: dallo scorso giugno sono cento, e dislocati in otto zone, i muri che il Comune di Milano ha messo a disposizione della creatività di tutti. “Cento muri liberi”,appunto, che inseriti in un elenco consultabile sul sito del Comune e segnalati sul posto da una targa permettono a qualunque artista di utilizzarli legalmente, senza il rischio cioè di incappare in sanzioni per “deturpamento e imbrattamento di cose altrui”, come recita l’articolo 639 del codice penale.

09amodeo36FBE così, dal cavalcavia Bussa di Porta Garibaldi ai muri della stazione Milano San Cristoforo, dalla caserma dei pompieri in via Messina ai depositi Amsa di Primaticcio, writer e street artist hanno finalmente potuto iniziare a fare arte proprio là dove, fino a qualche anno prima, avrebbero penato per ricevere un’autorizzazione o, peggio, lavorato in clandestinità. «Alla città – avevano detto a giugno gli organizzatori, i consiglieri comunali Emanuele Lazzarini e Paola Bocci – è utile e necessario un confronto costruttivo tra amministrazione e mondo della street art per cambiare prospettiva: dalla repressione alla valorizzazione della bellezza e dei talenti.

L’arte pubblica del nostro tempo ha bisogno di sperimentare e di avere riconoscimento, e di non essere confusa con il vandalismo». Un riferimento alle amministrazioni passate che hanno sempre fatto orecchie da mercante, confondendo (o facendo finta di confondere) la bellezza di “pezzi” realizzati da writer di fama internazionale con atti di deturpazione. E così, dopo che nei primi dieci anni del Duemila la repressione non ha certo aiutato Milano a diventare una delle capitali europee della cultura, ora la città può finalmente vantare una posizione all’altezza di Londra, Parigi e Berlino, con politiche all’avanguardia nel campo della urban art.

A dirlo sono gli artisti stessi che, vecchie glorie o neofiti, hanno accolto con entusiasmo il progetto dei “cento muri liberi”: «Secondo me – afferma Prosa della Nuclear 1 crew, il primo ad avere usufruito del progetto con la sua murata azzurra in via Schievano – è stato un toccasana per Milano: viaggio parecchio in Europa per fare graffiti e quasi tutte le capitali hanno i free wall. Mancavamo solo noi». «Un’ottima iniziativa – gli fa eco Rendo dei TDK, che ha diversi pezzi storici sulla murata, oggi libera, di via Pontano – tanto che non vediamo l’ora di rifare, questa volta legalmente, tutto quello che è nostro». Già, perché nella legge non scritta della strada esistono murate che appartengono storicamente a una crew: nessuno esterno al gruppo le può “crossare”, ossia coprire con altri disegni, pena un mare di guai. «C’è molto rispetto – dice Alessio, giovane street artist di 22 anni che ha dipinto sui muri liberi del ponte della Ghisolfa – tra chi scrive. Ci si conosce tutti e quasi nessuno viene meno a una regola morale che, da sempre, vige tra writer». … per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA clicca qui

 

Clara Amodeo

 

 

 

 



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