21 ottobre 2015

SUPERSTRADA VIGEVANO – MALPENSA: IL MIELE DELLE OPERE IN COMPENSAZIONE


Vorrei tornare sul tema del mio articolo “Il piano regionale della mobilità: le scelte le fanno i concessionari?” (apparso sul numero del 16 settembre di ArcipelagoMilano) e sul progetto di costruzione della superstrada Vigevano – Malpensa, al quale lì accennavo. Ciò che di nuovo è successo è che si è svolta una riunione tra Regione Lombardia, ANAS e i sindaci dei comuni coinvolti, al termine della quale hanno votato contro il nuovo progetto stralcio di ANAS (con limitate modifiche rispetto alle precedenti proposte) i sindaci di Albairate, Cassinetta di Lugagnano, Cisliano, Cusago e i rappresentanti del Parco del Ticino e del Parco Agricolo Sud Milano, mentre sei sindaci, quelli di Abbiategrasso, Boffalora sopra Ticino, Magenta, Ozzero, Robecco sul Naviglio e Vigevano, hanno cambiato opinione e si sono convinti a votare sì alle proposte della Regione e dell’azienda autonoma delle strade.

11castelidezza36FBPremesso che era richiesta, da parte del CIPE, l’unanimità e che quindi il progetto e il relativo finanziamento non dovrebbe andare avanti (ma non si sa mai), c’è da chiedersi perché sei sindaci, di centro-destra e centro-sinistra, abbiano cambiato idea. Le motivazioni sono diverse. Per Abbiategrasso e Vigevano si tratta di un progetto ritenuto strategico e importante per i propri cittadini, che inoltre ha il vantaggio di non insistere se non in minima parte sul territorio del proprio comune.

Per altri le motivazioni sono diverse ma la principale è che sarebbe un vero peccato rinunciare ai 118 milioni di euro stanziati dal CIPE per la realizzazione di questa strada, risorse che possono anche rappresentare opere pubbliche per le amministrazioni locali. Si tratta delle famose opere di compensazione che, per comuni in perenne restrizioni di bilancio, possono significare un centro sportivo in più, un centro sociale all’interno di una cascina ristrutturata o il miglioramento della viabilità locale. Quella riunione ha assunto, secondo le cronache, caratteristiche vagamente intimidatorie e sembra che molti dei rappresentanti dei comuni si siano sentiti con le spalle al muro e nella difficoltà di difendere le proprie ragioni.

Successivamente si è però tenuta una riunione del Consiglio Metropolitano di Milano, nella quale tutti i consiglieri, all’unanimità, hanno chiesto di sospendere l’iter di approvazione del progetto ANAS e di creare un tavolo istituzionale che, a partire dal progetto della stessa Città Metropolitana (molto meno impattante), sviluppi un’alternativa condivisa. Speriamo bene!

Quali lezioni si possono trarre da queste vicende? In primo luogo che l’uso, anche “intimidatorio”, delle risorse pubbliche per finanziarie infrastrutture (o accetti il progetto o perdi i soldi) e le tempistiche previste sono una delle conseguenze peggiori della Legge Obiettivo, che rischiano di creare distorsioni ancora peggiori delle storture (ritardi, inefficienze, opere incompiute) alle quali la legge stessa intendeva porre rimedio. In secondo luogo è evidente che si è manifestato un conflitto di interessi a livello orizzontale, tra amministrazioni dello stesso livello (i comuni) e a livello verticale (tra comuni, città metropolitana e regione).

Se il principio della sussidiarietà (un principio dell’Unione Europea, tra l’altro) è indiscutibile, tuttavia in questo contesto un ente territoriale ancora in divenire come la Città Metropolitana riesce forse meglio a sfuggire alle trappole economiche e di interessi che condizionano talvolta le piccole realtà locali. Su temi come quello del consumo del suolo e del territorio, infine, è probabilmente opportuno tornare a una regia su ambiti più ampi (sovraregionali), anche se in questa occasione la Regione Lombardia – la quale ha appena approvato una legge sul consumo del suolo – ha dimostrato di continuare a comportarsi con miopia e scarsa saggezza.

E forse, per concludere: se si è razionalmente convinti delle proprie ragioni, non bisogna mai rinunciare alla mobilitazione, alla partecipazione e all’attivismo, anche quando tutto sembra andare per il peggio.

 

Roberto Castelli Dezza



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