9 novembre 2009

Scrivono Vari 101109


Scrive Stefano Zuffi L’articolo di Jacopo Gardella dimostra una volta di più come il dibattito sulla destinazione del palazzo di Brera e sullo spostamento dell’attività didattica dell’Accademia in altra sede non riesce davvero a entrare in una fase operativa e pragmatica. Nonostante i tentativi di raccogliere intorno a un tavolo TUTTI gli interessati, sembra sempre che manchi qualcuno, che comunque ci sia degli scontenti, che si debbano bandire nuovi concorsi. Una citazione particolare merita Gabriele Mazzotta, che come presidente dell’Accademia deve giustamente tutelare l’istituzione di cui è a capo, ma sta svolgendo una generosa e intelligente opera di  mediazione. L’ex Distretto Militare, oltre che incredibilmente ritenuto “periferico”, è stato letteralmente definito “una topaia” da parte di alcuni docenti che peraltro accettano di svolgere la propria attività in un palazzo certamente ricco di storia, ma che oggi è in uno stato di manutenzione davvero scadente e ai limiti minimi della sicurezza per quanto riguarda le aule. C’è una pesante contraddizione tra le nobili tradizioni braidensi costantemente invocate e la concreta realtà.

Credo che sia inutile discettare sulla copertura o meno del cortile d’onore finché questo è utilizzato come un portacenere o una pattumiera all’aria aperta. Da storico dell’arte e da appassionato frequentatore di Brera, non credo che sia utile rilanciare il vecchio tema dei “dipinti ammassati nei magazzini” della Pinacoteca. Per fortuna e per finezza intellettuale, Gardella ha evitato l’insopportabile luogo comune dei “capolavori che marciscono in cantina”, ma vorrei ricordare che nei “depositi” (non “magazzini”) della Pinacoteca i dipinti non sono affatto “ammassati”. Inoltre, la vera necessità della Pinacoteca non è quella di esporre un numero maggiore di opere: con tutto l’amore per un museo che sento profondamente “mio”, la priorità non è quella di ampliare il percorso espositivo.

Un giusto “potenziale espositivo” del patrimonio della Pinacoteca, interessante per i turisti e per gli appassionati non specialisti, può essere valutato intorno alle 35-40 sale, vale a dire poco più dell’attuale. Il rischio di un percorso più ampio è quello della “diluizione”, in un’epoca in cui i visitatori e i turisti hanno sempre meno tempo. Diverso è il caso, invece, di una maggiore e più agevole accessibilità dei depositi, con
un esempio meraviglioso offerto dalla cosiddetta “Teatri collection” della National Gallery di Londra.
Più che per esporre un numero maggiore di opere della sua collezione  permanente, la Pinacoteca ha bisogno urgente di spazi per: servizi al pubblico (ingresso, biglietteria-informazioni, guardaroba, bookshop, cafeteria, oltre a una sala conferenze); spazi espositivi per esposizioni temporanee (indispensabili!); spazi “disponibili” per “mostre interne” delle opere in deposito esposte a rotazione, ma anche per accogliere lasciti o donazioni.  Quest’ultimo punto è sottovalutato, ma attualmente Brera (vale a  dire lo Stato, vale a dire tutti noi) è in grave difficoltà nell’accettare donazioni di singoli dipinti o di intere collezioni, non avendo spazio per esporre nuove opere- valorizzazione degli ambienti storici del palazzo, fra cui soprattutto i resti gotici della chiesa di Santa Maria di Brera.

C’è poi da considerare il patrimonio artistico pertinente all’Accademia, con diverse opere importanti (fra cui un nucleo notevole di tele di Hayez) che potrebbero essere integrate nel percorso espositivo o costituire, all’interno di un unico percorso, un corpus ben evidenziato e valorizzato. Sarebbe invece un errore pensare a un “museo minore” a sé stante, con ingresso distinto e separato, quasi a rimarcare un netto confine tra Accademia e Pinacoteca. Ma se non si sblocca la situazione dell’Accademia, queste sono solo illusioni e chimere.

A titolo di provocazione, ma fino a un certo  punto, suggerirei un’alternativa. Se docenti e studenti dell’Accademia non vogliono trasferirsi nella “topaia” di via  Mascheroni, perché il Ministero della Difesa non si tiene via  Mascheroni e cede invece alla PINACOTECA (ripeto, alla Pinacoteca, non all’Accademia) una parte di Palazzo Cusani, che si trova praticamente di fronte a Brera e dispone di una parte monumentale e  storica?  L’Accademia resta dov’è, se così le piace, e così le altre istituzioni presenti nel palazzo (Biblioteca Braidense, Osservatorio  Astronomico e Orto Botanico, Istituto Lombardo di Scienze e Lettere);
la Pinacoteca può ampliarsi al di là della strada, acquisendo in palazzo Cusani quegli spazi aggiuntivi di cui ha tanto bisogno.

Il collegamento tra i due edifici (con un tunnel o con un ponte) può essere un interessante tema di studio per architetti e museografi!



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