14 ottobre 2015

ECCO MILANO: LA CAPITALE DEL VOLONTARIATO


Vista la notevole presenza nella nostra città di ben 3.500 enti non profit nei quali operano 109.000 volontari (dati dell’Assessorato alla Sicurezza, protezione Civile e Volontariato, e del CSV – Centro Servizi del Volontariato di Milano), possiamo affermare con tutta umiltà che Milano è la capitale del volontariato. Su queste pagine ho trattato in diverse occasioni sull’esigenza di valorizzare l’esperienza del volontariato e del Terzo Settore inserendolo in un contesto più ampio, quale quello di un rinnovato Stato Sociale capace di offrire efficaci servizi a fronte di un costante impoverimento di risorse economiche.

10agnesi35FBFinalmente dopo mesi di consultazioni e discussioni giovedì 9 Aprile è stato approvato in prima lettura la delega per la riforma del Terzo Settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. Il testo passerà alla Camera e successivamente al Senato per il voto definitivo, dopo di che spetterà al Governo scrivere i decreti attuativi. Un passaggio questo che, secondo me, è passato purtroppo, quasi inosservato, ma di un’importanza estrema per il nostro Welfare che rischia sempre più di trasformarsi da universalistico a selettivo. Alcuni esperti calcolano che già oggi la spesa privata per l’assistenza non coperta dalla finanza pubblica ha raggiunto i 175 miliardi.

Tenterò qui di seguito segnalare alcune attuali situazioni critiche relative al Terzo Settore da perfezionare, e alcune importanti proposte inserite nel disegno di legge delega. A tutt’oggi il Terzo Settore esprime quell’insieme di enti privati (organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni, organizzazioni non governative, società di mutuo soccorso, ONLUS, cooperative sociali e imprese sociali) che perseguono finalità civiche e solidaristiche. Esse operano senza scopo di lucro (infatti hanno l’obbligo di reinvestire tutti gli utili, o meglio avanzi economici, nelle loro attività istituzionali) nei settori legati alle attività di assistenza sociale e sanitaria, nella promozione culturale, sportiva e religiosa, nell’istruzione e ricerca, nella cooperazione internazionale, nell’ambiente e sviluppo economico/sociale.

Le istituzioni del Terzo Settore contano (dati ISTAT del 2013) sul contributo lavorativo di oltre 5 milioni di volontari, 800 mila dipendenti, 300 mila lavoratoti esterni e 6.000 lavoratori temporanei, un tessuto produttivo che rappresenta un notevole valore etico ed economico da tutelare e agevolare. Una ricchezza di esperienza solidale e di cittadinanza, unita a un costante impegno economico che deve essere definitivamente inserito a pieno titolo nel sistema economico/sociale del Paese unitamente al Primo Settore (lo Stato) e al Secondo Settore (il mercato). All’interno del Terzo Settore si trovano anche le imprese sociali e le cooperative sociali, le quali perseguono le finalità civiche e solidaristiche esclusivamente e prevalentemente attraverso l’attività di impresa tramite la vendita di beni e servizi di pubblico impiego, rispettando sempre i vincoli del non profit (non distribuzione degli utili).

Purtroppo lo svilupparsi delle cooperative sociali in questi ultimi anni senza una precisa normativa, per una malintesa sussidiarietà, è stata la forma attraverso cui si sono esternalizzati troppi servizi pubblici con bandi al massimo ribasso, peggiorandone a volte le prestazioni. O peggio ancora con affidamenti diretti (senza bando) che hanno causato in alcuni casi quelle distorsioni e corruzioni che le recenti inchieste hanno messo in luce, e che rischiano di gettare un’ombra su realtà che nella stragrande maggioranza dei casi operano con estremo senso di altruismo e generosità.

Tornando al testo della riforma del Terzo Settore in sintesi si prevedono: l’istituzione di un Registro unico del Terzo Settore; un Consiglio permanente degli Enti con attività di vigilanza, indirizzo e monitoraggio; incentivi e sgravi fiscali per gli Enti non profit (cioè per quanti si finanziano tramite donazioni, lasciti, offerte, ecc.); un perfezionamento del 5 per mille; una profonda rivisitazione e sviluppo del Servizio Civile universale; una revisione dell’impresa sociale finalizzata a rendere le loro attività più attrattive da parte degli investitori di capitale e per poter accedere ai Fondi Europei a esse destinati.

In parole povere per le imprese sociali si propone un forte coinvolgimento di imprenditori sociali, amministrazioni locali, investitori e strumenti finanziari oltre a tutti i cittadini a investire capitali nelle imprese sociali, al fine di sostenere e sviluppare la loro attività di realizzazione e vendita di beni e servizi di pubblico impiego, partecipando in compenso a una parziale distribuzione degli utili, investendone però la maggior parte per migliorare le attività istituzionali dell’impresa.

Il presidente di Ciessevi, Ivan Nissoli, sottolinea che: “La riforma è approdata al Senato sommersa da ben 700 emendamenti, da parte nostra continueremo a prestare attenzione agli sviluppi che vi saranno, attraverso il percorso di elaborazione e di confronto che abbiamo attivato insieme al Forum Terzo Settore Lombardia, al Forum Terzo Settore Città di Milano e CSVnet Lombardia, proprio in merito alla Riforma”! È questo un invito a informarsi responsabilmente ed è un’importante chiamata alla responsabilità di ognuno di noi per realizzare un miglior Welfare universalistico.

Giovanni Agnesi



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