7 ottobre 2015

MILANO: FERROVIE DELLO STATO RESTITUIRE IL MALTOLTO


Con la sottoscrizione dell’accordo verbale tra RFI – Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. Regione Lombardia e Comune di Milano si è finalmente conclusa un’annosa questione legata alla destinazione urbanistica dei principali scali ferroviari milanesi. Senza tema di smentite è un successo di Ada Lucia De Cesaris che, come si suol dire, non ha mollato l’osso e alla fine l’ha spuntata partendo da una situazione largamente compromessa dagli assessori ai quali è succeduta.

01editoriale34FBSi poteva sperare in un accordo migliore? Non credo proprio, anche solo pensando alla cessione del 50% delle superfici a verde e standard ma soprattutto pensando all’interlocutore, RFI, col quale si è fatta la trattativa, interlocutore esemplare del processo di smantellamento dei beni pubblici e d’incapacità dei governi dal 1985 a oggi di tutelarli realmente: dalla Azienda autonoma a Spa e alla costellazione attuale di società.

Di chi sono quello che noi per semplicità chiamiamo Ferrovie dello Stato? Vi propongo una sintesi fattane da Il Sole 24 Ore nel 2010 (Argomenti del Sole): “Le Ferrovie dello Stato sono state istituite con la Legge n. 137 del 22 aprile 1905 assumendo a totale carico dello Stato la proprietà e l’esercizio della maggior parte delle linee ferroviarie nazionali, fino ad allora in mano a varie società private. Nel 2001 è avvenuta la trasformazione di Ferrovie dello Stato Spa in Rete Ferroviaria Italiana Spa. La holding viene ricostituita sulla base di Ferrovie dello Stato Holding Srl, creata da Fs Spa e poi ceduta al Ministero del Tesoro. Contemporaneamente, all’interno di Ferrovie dello Stato Spa è nata Trenitalia Spa (già Italiana Trasporti Ferroviari Spa), ceduta poi a Ferrovie dello Stato Holding Srl. Nel 2001 Ferrovie dello Stato Holding Srl è diventata Ferrovie dello Stato Spa.”. Il labirinto.

La ragione di queste trasformazioni è stata quella di dare alle vecchie e gloriose Ferrovie dello Stato un assetto organizzativo più efficiente e facendo rientrare tutto sotto il grande mantello delle società per azioni di diritto privato, con la consueta proliferazione di consigli di amministrazione, presidenti, organismi di controllo, collegi sindacali, soddisfacendo così, tra l’altro, il consueto desiderio della politica italiana di avere una numerosa corte (forse coorte) di cosiddetti “fedeli” servitori dello Stato. Tutti salvo i forse troppo numerosi casi di “infedeli” (Cimoli) o incapaci. Per non parlare della complessità dei relativi bilanci e dei sempre difficilmente decrittabili rapporti infragruppo.

Tutta questa chiacchierata per arrivare al punto. All’origine le aree occupate dalle ferrovie erano di proprietà del Demanio statale che le aveva date in concessione alle Ferrovie dello Stato. Se fossimo rimasti a quell’assetto la trattativa sarebbe stata più facile o forse non vi sarebbe addirittura stata: bene pubblico demaniale erano e bene pubblico sarebbero rimaste da destinarsi alle necessità della collettività per la sua crescita per il verde, l’edilizia a basso costo e altro ancora. Pare si chiami “progresso”.

Oggi dobbiamo trattare con una società di diritto privato con i suoi problemi di bilancio che nemmeno prende in considerazione che le aree (soi-disant) di sua proprietà sarebbero in realtà liberamente disponibili per lo Stato e che avrebbero grande valore ma nessun prezzo: grande valore per la collettività e le necessità civili e nessun prezzo perché non dovrebbero andare sul mercato.

La trattativa di oggi prevede che RFI faccia fin da subito investimenti nel settore dei trasporti utili a Milano in cambio della valorizzazione delle aree? Ne cede la metà? Ottimo ma non regala niente a nessuno anzi, si limita a restituirci qualcosa che è già nostro: l’incremento di valore delle aree dovuto al fatto che intorno è nata una città fatta dagli investimenti, dalla attività dei suoi cittadini, la logica di una vecchia imposta come l’INVIM, che colpiva l’incremento di valore immobiliare. Ma non ci restituisce tutto, solo una parte e nemmeno la più grande. Alle volte riavere il proprio è un’impresa disperata.

Un unico vero vantaggio, il consolidamento dello scenario urbanistico – vedi anche alla voce Città Metropolitana – con la possibilità di una migliore gestione del territorio e la possibilità di dar forma a un nuovo Piano di Governo che meglio rappresenti le attese dei cittadini.

Luca Beltrami Gadola



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti