7 ottobre 2015

36 ORE DI MARATONA “PEER” NON ARRESTARE IL CAMBIAMENTO


Quando si organizza un’iniziativa pubblica – soprattutto se politica – lo si fa avendo molto chiaro fin dal principio dove si vuole andare a parare. Qual è l’obiettivo generale, quali gli obiettivi specifici o intermedi, quale il target cui ci si vuole rivolgere e soprattutto quali tra i relatori debbono avere più protagonismo quasi che poi il tutto si riducesse a un palcoscenico per uno o per pochi. Un’iniziativa magari larga e articolata ma infine riassumibile in un unico contenuto o in una singola individualità. Insomma una ciambella in cui poi quello che conta è solo il buco, è vuoto ma sta al centro.

06pirovano34FBPoi magari le cose non vanno come inizialmente auspicato nel bene o più spesso nel male e così dal successo annunciato si passa a un sonoro flop e le riflessioni a posteriori da entusiaste si fanno catastrofiche. Invece PEER Milano, la maratona politica con lo scopo di mettere in rete idee e proposte verso Milano 2016, che si è svolta tra sabato e domenica all’Ex-Ansaldo, nasce con premesse totalmente diverse anzi proprio eretiche rispetto alle modalità classiche; soprattutto per questo è difficile farne un racconto chiaro e sintetico, tantomeno un bilancio.

Dunque occorre ripartire dall’inizio e dalle ragioni che ci hanno portato a immaginarla in astratto prima e a declinarla in concreto poi. Il contesto lo conosciamo fin troppo bene: Milano che dopo vent’anni di governo proprietario del centrodestra che l’aveva trasformata in una tavola imbandita per gli appetiti dei palazzinari e delle solite lobbies è finalmente tornata città aperta all’avanguardia e attrattiva. L’economia collaborativa, la mobilità dolce, l’attenzione a chi fa fatica quanto la capacità di valorizzare le intelligenze e il coraggio, lo stop al consumo di suolo e la riappropriazione dei luoghi dalla Darsena a Santa Giulia, l’innovazione nelle pratiche e nei diritti.

Anni luce da Roma intesa come Roma capitale quanto come scenario politico nazionale. Lascio volentieri agli scienziati politici e ai sondaggisti la misura di questa distanza siderale tra il 2011 e il 2016, a me interessa ragionare sulla Milano del 2021 e del poi. Non certo la ricerca di improbabili alter ego per una figura insostituibile come quella di Giuliano Pisapia cui fare recitare un sequel  ma anzi la volontà di fare passi ulteriori seguendo un cammino inedito e originale. Che passa necessariamente dalle primarie del centrosinistra che non sono un casting tra personalismi né una resa dei conti tra segreterie dei partiti ma una cessione di sovranità nella quale si confrontano e contendono idee di città e di futuro.

Perché non vogliamo affatto arrestare il cambiamento né tantomeno tornare indietro. Continuità e innovazione sono le parole d’ordine che abbiamo scelto insieme ai tanti e alle tante che hanno voluto partecipare alla costruzione di un’iniziativa a tantissime mani. Peer (1) non è un gioco di parole né uno slogan ma è una scelta di metodo e di merito. Un termine sharing in cui ciascuno prende e ciascuno dà, uno spazio aperto nel quale ci si connette non in una logica di somiglianza anzi di valorizzazione della differenza. Un’assunzione di responsabilità collettiva perché dall’adesione a un appello siamo subito passati alla costruzione partecipata – attraverso appuntamenti reali e virtuali – del programma delle 36 ore.

Un tempo che a monte ci sembrava finanche troppo lungo ma che invece poi ha faticato a contenere le proposte più diverse: i laboratori sui grandi e i piccoli temi, gli incontri con i candidati alle primarie, l’xfactor della mobilità ma anche la musica, il buon cibo, il campionato di calcio e di quello di basket. Perché avremmo potuto semplicemente parlare della Milano che possiamo e invece abbiamo voluto provare a renderla reale e concreta. La partecipazione è stata abbondante così come la qualità delle proposte ma sappiamo molto bene che quello di questo sabato è stato un momento cui devono seguirne tanti altri. Da qui al maggio del 2016. Sapendo che la partecipazione è un processo non reversibile e dal finale tutt’altro che scontato. Sapendo altresì che la vera maratona non è stata quella di questo fine settimana ma quella che deve portarci alla vittoria del centrosinistra nel maggio del 2016. Perché come ci ha raccontato Raffaele Mantegazza per dirsi di sinistra non basta “cercare” ma bisogna “trovare”.

“Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:

quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino

il Re di Portogallo con firma sugellata

e bulla del Pontefice in gotico latino.

S’annuncia col profumo, come una cortigiana,

l’Isola Non-Trovata… Ma, se il piloto avanza,

rapida si dilegua come parvenza vana,

si tinge dell’azzurro color di lontananza…”

(Guido Gozzano)

 

Anita Pirovano

 

(1)     Peer ingl. tra pari



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