7 ottobre 2015

REGIONE: TARPARE LA CITTÀ METROPOLITANA


Mancanza di coraggio o calcolata prudenza per evitare di far crescere troppo un potenziale concorrente? L’atteggiamento di Regione Lombardia nei confronti di Città Metropolitana oscilla tra queste non onorevoli alternative. La legge regionale che definisce le competenze di Città Metropolitana è stata approvata martedì scorso, il 29 settembre, dal Consiglio regionale con l’astensione del centro sinistra e il voto contrario dei grillini.

08pizzul34FBMaroni ha scelto di trattare il nuovo livello istituzionale più o meno alla stregua delle altre province, diventate ora enti di area vasta, ovvero incaricate di garantire il coordinamento dei comuni più che offrire una vera e propria politica autonoma. La legge Delrio prevedeva la possibilità di segnare un salto di qualità, la maggioranza lombarda si è limitata a riconoscere il minimo indispensabile e a blindare qualsiasi velleità del nuovo livello istituzionale all’interno di una Conferenza permanente tra Regione e Città Metropolitana che dà l’impressione di poter diventare uno strumento di controllo più che un’occasione di sviluppo concordato.

In realtà, l’articolo 1 della legge definisce con chiarezza le funzioni del nuovo ente: governo e sviluppo strategico del territorio metropolitano, pianificazione urbanistica e territoriale, promozione e gestione integrata di servizi, infrastrutture, reti di comunicazione e coordinamento dei comuni che lo compongono. Peccato che poi nel resto del provvedimento sia più semplice evidenziare le carenze che i punti di forza delle deleghe effettivamente attribuite. Fin troppo semplice partire dal fatto che agricoltura e politiche culturali rimarranno di competenza regionale. Com’è possibile che una delle aree più strategiche del nostro paese non possa gestire autonomamente queste due funzioni e debba comunque dipendere da una Regione che in questi anni non ha certo brillato per iniziativa e innovazione in questi campi?

Lo stesso può dirsi per la gestione di ambiente ed energia che, recita l’articolo 3, torneranno in capo alla Regione con l’effetto che in tutti questi campi Città Metropolitana avrà addirittura meno poteri dell’ex provincia.

Sul fronte del governo delle politiche territoriali è stata fatta qualche scelta più coerente: il piano territoriale metropolitano (PTM) rimane dipendente dal PTR (Piano territoriale regionale), ma ad esso devono conformarsi le pianificazioni comunali con elementi di particolare vincolo per le opere di portata sovra comunale. Il fatto che la regione debba adottare il PTM secondo la procedura della legge regionale 12 del 2005 non può però lasciare del tutto tranquilli: la 12 è una legge che ha bisogno di una sostanziale manutenzione e che ha creato non pochi danni, soprattutto in materia di consumo di suolo.

Positivo il fatto che la legge sancisca la nascita dell’ATO metropolitano per la gestione del servizio idrico, sanando l’anomalia di anni in cui una rete idrica sostanzialmente continua veniva gestita da due autorità differenti, secondo l’anomalo schema di una sorta di ciambella con il buco.

La gestione dei trasporti, una delle politiche che promette di avere più conseguenze pratiche sugli abitanti dell’area milanese che da anni invocano una reale integrazione tra trasporto urbano ed extraurbano, è uno dei punti con maggiori incognite. La legge Delrio parrebbe assegnare alle città metropolitane l’intera competenza sulla pianificazione del trasporto pubblico. La nuova legge regionale non va in questa direzione: Città Metropolitana assumerà sostanzialmente le competenze della vecchia provincia sul trasporto extraurbano, ma non potrà dire molto sull’urbano e sulle linee ferroviarie S, che costituiscono uno dei punti di forza del trasporto metropolitano e rimangono saldamente nelle mani della Regione. Ci sarà molto da lavorare, ma le premesse non sembrano delle migliori per Città Metropolitana.

Sul fronte ambientale, la versione iniziale della legge stabiliva la nascita del Parco di cintura metropolitana con l’unificazione di Parco Nord e Parco agricolo Sud Milano. Un obiettivo condiviso da tutti, ma non secondo le condizioni proposte dalla Regione che prevedevano una sorta di fusione a freddo passando sulla testa dei comuni che si sarebbero visti espropriare il proprio ruolo di promotori dei parchi e aprire scenari non chiari sul finanziamento degli stessi. Dopo lunghe trattative e ripetuti interventi di comuni e associazioni territoriali, la giunta non intendeva recedere dal proprio schema, ma è andata nettamente sotto su un voto segreto che prevedeva la cancellazione dell’articolo sul nuovo parco. Il futuro del parco metropolitano sarà dunque affidato a una legge specifica che dovrà prevedere il coinvolgimento dei comuni interessati e l’incorporazione dei PLIS esistenti, i Parchi Locali di Interesse Sovra comunale. Meglio così.

Una legge, dunque, con molte ombre per una Città Metropolitana che continuerà il proprio faticoso cammino con qualche handicap in più, come se non bastassero il problema delle risorse finanziarie e un atteggiamento non sempre collaborativo di un comune di Milano un po’ troppo preoccupato di perdere il potere di fare il bello e il cattivo tempo su questioni d’indubbia rilevanza metropolitana.

La partita di Milano 2016 sarà decisiva per il futuro: un’amministrazione comunale che volesse interrompere o ostacolare il cammino avrebbe molte possibilità di farlo e la Città Metropolitana finirebbe nella micidiale tenaglia dello scetticismo incrociato di regione e città di Milano.

Fabio Pizzul

(Consigliere regionale)



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