7 ottobre 2015

CITTADINI MILANESI PER LA LAICITÀ DELLE ISTITUZIONI


Sabato 3 ottobre, in un pomeriggio che prometteva pioggia, tanta pioggia, il cielo si è placato e la manifestazione organizzata in Piazza del Cannone per chiedere al governo di vigilare sulla laicità delle Istituzioni ha avuto luogo. In Italia pare non si possano fare i conti senza il Vaticano. Le esternazioni della CEI, o il timore di possibili esternazioni, rendono i nostri politici, i nostri amministratori più vaticanisti del Vaticano stesso.

09cutaia34FBE così, in un perverso circolo vizioso, rimaniamo immobili sulle questioni fondamentali che riguardano la vita di ciascuno di noi: il diritto alla fecondazione assistita; il diritto all’interruzione di gravidanza; il diritto all’istruzione pubblica e al rispetto della Costituzione che recita che i privati hanno diritto a promuovere le scuole senza oneri per lo Stato; il diritto alle cure sanitarie e il diritto di non voler essere curati a ogni costo; il diritto ad amare chi amiamo senza distinzioni di genere; il diritto di scegliere in che modo lasciare questa vita. Anche laddove le leggi sulla carta ci sono, vengono di fatto disattese e non applicate.

Di più ancora: molte forze politiche stanno cavalcando questi temi, e oggi più che mai si assiste a una guerra contro la laicità, un continuo richiamo ai valori cattolici che dovrebbero essere la pietra miliare con la quale fronteggiare e osteggiare tutto ciò che, non conosciuto, spaventa, irrigidendo gli animi e le menti. E su molti dei temi portati in piazza, mancano ancora le leggi.

In tanti si sono avvicendati sul palco: Elio De Capitani che ha portato la testimonianza di figlio cresciuto dalla propria madre e dalla sua compagna e di quanto la madre fosse stata ostracizzata socialmente; don Franco Barbero che nella provincia di Torino celebra da anni matrimoni anche per le coppie omosessuali e che chiede che venga abolito il Concordato; Beppino Englaro che ha ricordato come sul tema del testamento biologico “quello che manca è una legge ad hoc, semplice e chiara di cui i cittadini possano avvalersi. A oggi il nostro Stato non si può definire laico”; una quantità di operatori sanitari impediti nell’applicazione delle norme e penalizzati nelle carriere.

Erano presenti, in qualità di manifestanti, diversi politici della nostra amministrazione comunale, amministrazione che si è distinta per l’attenzione a questi temi, ma che ha potuto solo deliberare in modo “esemplare”, cercando di stimolare il governo centrale e il Parlamento perché legiferino.

Nello stesso giorno era uscita un’intervista sul Corriere della Sera di Monsignor Charasma che ha dichiarato la propria omosessualità presentando il proprio compagno alla vigilia dell’apertura del Sinodo della famiglia. Charasma ha spiegato il suo gesto come uno stimolo per la Chiesa a parlare delle famiglie, e non solo della famiglia tradizionale.

Circa duemila persone hanno partecipato alla manifestazione, in tanti l’hanno seguita in streaming. Il dato veramente rilevante di questa iniziativa è che è stata promossa da gruppi di cittadini, non da partiti, cittadini preoccupati per il ritardo di civiltà che si registra in Italia. Perché la paura e il disprezzo degli omosessuali porta con sé paura e disprezzo per gli stranieri, per i diversi, per le persone in difficoltà. Perché non poter decidere della propria vita e della propria salute, significa che altri decidono per noi in base a valori che non siamo tenuti a condividere.

Si è a più riprese ricordato quante volte l’Unione Europea ha condannato l’Italia per il ritardo a legiferare su questi temi, ad attuare le norme che già ci sono e quanto questo penalizzi il nostro Paese.

Forse una singola manifestazione non otterrà tutto quel che si chiede, ma l’auspicio è che in tutta Italia i cittadini che si riconoscono nel valore della laicità manifestino, si organizzino, facciano pressioni, si impegnino in politica perché anche il nostro paese, come tanti altri di tradizione cattolica, diventi più civile e finalmente laico.

Silvia Cutaia



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