30 settembre 2015

DOPO EXPO. AL PEGGIO NON C’È MAI FINE


È proprio vero, al peggio non c’è mai fine. Quando ho letto il comunicato stampa di Arexpo che annunciava di aver dato il benservito ad Arcotecnica e a F&M e, insieme a loro due, al nutrito drappello di illustri consulenti, mi è venuto un attimo di scoraggiamento ma poi mi son detto che anche al peggio forse c’è rimedio.

01editoriale33FBSe i soci di Arexpo – Regione, Comune di Milano, Fondazione Fiera – avessero voluto dare ancora una botta alla credibilità delle istituzioni, beh questa volta ci sono riusciti. Dopo che finalmente il successo di Expo 2015 si stava delineando e stavamo dimenticando gli aspetti poco lusinghieri del passato, ecco la classica bastonata in mezzo alla schiena del cane che corre.

Vale la pena di guardare con attenzione al comunicato stampa: ”Il consiglio di amministrazione di Arexpo nella seduta di oggi, visto il cambiamento emergente di scenario relativo ai rapporti tra soci e governo, ha ritenuto che i termini temporali del contratto con l’advisor non siano più attuali e quindi ha valutato consensualmente l’opportunità di recedere dallo stesso. La società Arexpo ringrazia il gruppo Arcotecnica e F&M per le attività svolte e non esclude di poter continuare in futuro la collaborazione professionale già proficuamente iniziata.”.

Cosa c’è dietro? Cos’è il “cambiamento emergente di scenario”? Sui retroscena ogni illazione è possibile, dalle più benevole alle più malevole e, possiamo esserne certi, pure le spiegazioni che anche solo per rispetto dell’opinione pubblica dovrebbero dare, non diranno tutto ma solo quella modesta parte di verità che consente di salvare la faccia e di non scoprire gli interessi sempre celati dietro i grandi – ma anche piccini – affari che muovono denaro pubblico o consentono favori.

La più banale delle letture direbbe che il Governo vuol togliere di mano agli amministratori locali la barra del timone. Questo non sarebbe un male se si andasse verso una gestione unitaria e autorevole ma anche qui a condizione di capire dove il novello “grande timoniere” voglia portare la barca e quanto la vicenda sia condizionata dal desiderio di dare un’impronta prevalentemente elettorale e vincente a tutta la vicenda in vista delle elezioni amministrative, togliendo di mezzo quelli che forse, pur nella sua cultura squisitamente toscana, gli ricordano i polli di Renzo.

Il sospetto è poi che questi benedetti advisor finissero il loro lavoro dando indicazioni in qualche misura imbarazzanti per chi una decisione l’ha già presa e l’operazione “foglia di fico” si rivelasse un flop pericoloso.

Di fronte a questa figuraccia assisteremo allo scaricabarile tra Regione e Comune? Tra centro destra e centrosinistra? Non credo, perché nelle due assemblee – regionale o comunale – nessuna opposizione ha interesse a “far casino”: sarebbe sempre fuoco amico. Siamo in una situazione di consociativismo coatto e assistiamo allo spegnersi del ruolo democratico delle assemblee elettive. Non è la prima volta.

Le parti sociali, sindacati (comunque divisi) e associazioni imprenditoriali, dopo aver lanciato alcuni slogan e comunque in crisi di identità, per il momento non hanno fatto la voce più grossa di tanto: sembra un fuoco di facciata che nessuno per il momento pare abbia voglia di andare a vedere.

E i “cittadini attivi”, quelli che ho indicato nel mio articolo del numero scorso, cosa faranno? Staranno in platea ad assistere allo spettacolo e, mal che vada, pesteranno i piedi e faranno “booh”? Forse è poco perché il direttore d’orchestra ha un udito selettivo: sente solo gli applausi. Qualcosa si potrà ben fare prima che il peggio si compia.

 

Luca Beltrami Gadola

 

 

 

 

 

 

 

 



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