30 settembre 2015

UN TORMENTONE MILANESE: DOVE METTIAMO GLI ALBERI?


Alberi in Piazza Duomo? Il soprintendente Artioli prima di lasciare Milano ha riaperto un dibattito che sembrava chiuso affermando che tra i dispiaceri della sua gestione c’è quello di non aver piantato gli alberi in piazza Duomo proposti da Piano. Dibattito, per altro, durato per pochi giorni sui giornali

06favole33FBForse bisogna ricordare qualche dato: Abbado per tornare a dirigere a Milano aveva chiesto di piantare 90.000 alberi in centro città dove mancano e se non c’erano aree sufficienti che si mettessero in vaso: proposta allora molto criticata tra gli altri da Boeri, che oggi dichiara si potrebbe rifletterci, e per motivi culturali da Daverio. Proposta di difficile attuazione, per cui il maestro si affidò per la parte operativa al suo amico Piano, che propose di mettere un boschetto sul lato occidentale di Piazza Duomo e di trasformare in viale alberato Via Mercanti, il Cordusio e Via Dante fino a Largo Cairoli. Progetto sommario, ma pubblicato a doppia pagina dal Corriere e da altri giornali

Problemi conseguenti di carattere culturale e tecnico. Sul piano culturale condivido pienamente quanto scritto pochi giorni fa da Marco Romano sul Corriere: Via Dante è stata pensata e realizzata a fine ottocento in un periodo in cui si realizzavano molti viali alberati, deliberatamente per non avere alberi, per lasciare in vista le facciate per cui erano state scritte regole compositive e promosso un concorso. Piazza Duomo, che sembra un’eterna incompiuta, è stato l’oggetto di molti progetti, negli anni ’80 un concorso promosso da San Fedele con circa 100 partecipanti, altri progetti su incarichi del Comune, da quello di Gardella – che sembrava attuabile e condiviso – ai tre di Mari fantasiosi ma non attuabili, e ad altre proposte sporadiche. Nessuno, se non sbaglio, prevedeva un giardinetto o degli alberi, e nessuno è stato attuato per la delicatezza dell’intervento e la difficoltà di un consenso politico, pubblico e civile, in uno spazio storicizzato così come è, piaccia o non piaccia. Infatti anche Piazza Duomo non era mai stata pensata per avere un giardino o qualche albero, come giustamente scrive Romano, salvo il grano della campagna mussoliniana.

Sul piano tecnico c’erano altre difficoltà: in Piazza Duomo ci sono circa quaranta centimetri di terra sopra la soletta della metropolitana, per cui, come ha anche ricordato ora l’assessora al verde Chiara Bisconti, per mettere alberi bisognava realizzare una (orrenda) vasca alta un metro e mezzo, lunga quanto il lato della piazza, di cui non si è valutato il durissimo impatto né si è visto un progetto accettabile se non qualche schizzo senza proporzione. In Via Dante le difficoltà erano altre: per ogni albero bisognava sollevare la pavimentazione nuova, scavare una fossa, spostare i molti sottoservizi e ricucire il tutto: costo se ben ricordo 10.000 euro per albero stimato dai progettisti. Oltre a difficoltà logistiche evidenti a vedere come è frequentata e utilizzata oggi dopo la pedonalizzazione. Non se ne è fatto nulla.

Già ma la proposta di Abbado? Adeguiamola ai tempi e vediamo di esaudirlo ora dedicandogli un vero parco – non gli è stata dedicata una strada, come si è fatto in corsa per altri -, che nel suo desiderio esprimeva l’amore per la città e una esigenza, come sarebbe proprio giusto per gli straordinari contributi e meriti nei confronti della città.

90.000 alberi sono molti, è vero, ma gli spazi almeno per una parte forse non mancano. Azzardo due ipotesi: la grande area di connessione tra Parco delle cave, quello di Tenno e Bosco in città, di cui si parla da almeno quindici anni per realizzare il grande parco ovest della città, o le aree di risulta nelle fasce di rispetto e negli svincoli della tangenziale ovest, che realizzerebbero un corridoio verde di venti chilometri tipo quelli che vediamo lungo le autostrade tedesche. Eviterei il parco sud, perché ha la vocazione agricola. Ma facciamolo: con una forestazione i costi sarebbero anche molto contenuti, e tra qualche anno sarà cresciuto, come fece Italia nostra per il Bosco in città.

Pisapia dopo la cerimonia funebre dichiarò che il Comune di Milano nel 2013 aveva piantato 7.000 alberi, bene, ma non compongono un parco nuovo e dedicato, per cui è necessaria un’area destinata, che in quest’ultimo anno di legislatura spero voglia almeno avviare. E un parco dedicato a un artista della musica potrebbe anche essere l’oggetto di un concorso per qualche tematismo orientato al dedicatario che lo caratterizzi e distingua.

 

Paolo Favole

 



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