30 settembre 2015

BARBIE AL MUDEC. MA È DI DESTRA O DI SINISTRA?


Il Mudec, Museo delle Culture, inaugurerà il prossimo ottobre una mostra sulla Barbie, un’iniziativa che ha subito fatto storcere il naso a molti. Esponenti della sinistra radicale hanno dichiarato che la Barbie “è un simbolo della superficialità occidentale, ha contribuito a creare i peggiori stereotipi sulla bellezza e sulle donne“. Mentre per i Giovani Padani è una mostra trash, probabilmente perché abituati a manifestazioni più raffinate e sobrie come l’adunanza di Pontida, con partecipanti vestiti di pelli di pecora e elmi made in China. Posizione simile a quella del Ministero dell’Istruzione dell’Iran che sostenne che “Barbie è più dannosa di un missile americano“. Mentre in altri paesi arabi venne lanciata Fulla, una bambola che ricorda vagamente la pericolosa Barbie, ma con il capo coperto dall’hijiab, in Arabia Saudita invece ne è vietata la vendita.

08cingolani33FBBarbie nasce nel 1959, inventata da Ruth Handler, figlia di ebrei polacchi e viene commercializzata dalla Mattel, che probabilmente, ha come obiettivo aumentare il fatturato, non condizionare e cambiare il mondo esportando stili di vita. La prima Barbie viene venduta in costume da bagno, con la possibilità di comprare a parte i vestiti. È il concetto della rateazione applicato al giocattolo. Per la prima volta non solo le bambine ricche possono avere una bambola, ma tutti, con il sistema delle rate, possono, con il passare dei mesi, vestire la propria.

La bambola è stata per secoli il giocattolo più esclusivo, veniva fabbricato con ceramiche particolari e vestiti favolosi per poche bambine, le altre si dovevano accontentare di quella di pezza fatte con gli stracci. È un po’ come McDonald, che fa ingrassare, ci abitua a una dieta sbagliata, ma è l’unico posto dove con un euro chiunque può mangiare 1500 calorie.

Quando Barbie è sbarcata in Italia, a portare il suo stile di vita scandaloso e superficiale, le posizioni sulle donne e il pericolo americano erano queste: a destra, ancora condizionati dalle scelte mussoliniane, nonostante la svolta filoatlantica dell’MSI si poteva leggere che “tra le studentesse l’immoralità è estrema, cagionata non solo dall’indifferenza dei genitori, ma dagli spacciatori di stupefacenti, onde un’enorme percentuale di tali ragazze si prostituisce al solo scopo di trovare i soldi per la droga. Questa è la realtà americana”. Non sono parole di Giovanardi oggi,ma di Julius Evola.

Per la Chiesa, su Civiltà Cattolica si leggeva: “Più della metà dei cittadini degli Stati Uniti sono privi di Chiesa. È una massa che vive, se non nell’ateismo, nel puro naturalismo (…) Il divorzio è un male pernicioso data la leggerezza con cui si chiede e la facilità con cui lo si ottiene. La frenesia del sesso assume un carattere pedagogico (…) Ciarpame che attossica le coscienze dei giovani americani“.

A sinistra invece, si raccomandava: “(…) il contegno della ragazza unito a caratteristiche fisiche appariscenti può provocare l’esplosione di ammirazione istintiva e incontrollata dell’altro sesso (…)”. Tra i consigli di comportamento si suggeriva di “non preoccuparsi troppo del proprio aspetto, mettendo mano continuamente allo specchietto e tantomeno al pettine“, e nelle riunioni “non intervenire in discorsi che esigono preparazione e cultura superiore a quella che si possiede, ma ascoltare per apprendere“. Questo ultimo aspetto non è cambiato molto in certi ambienti di sinistra e vale anche per i maschi. Inoltre nello statuto del 1956 del PCI era comparso l’articolo 52, che regolava “il costume” del partito, il quale prevedeva una rigida disciplina morale (sessuale) per il militante. Ovviamente per i dirigenti c’erano delle deroghe.

È chiaro che in un contesto simile Barbie, consumista, vistosa, provocante, che addirittura usa l’abito da sposa come un vestito qualunque da poter reindossare dopo un possibile divorzio, che vuole del tempo libero per curare il proprio corpo, quando le donne, anche se lavoravano, dovevano pensare solo a casa e figli, era veramente troppo.

Barbie nella sua storia di giocattolo ha avuto un marito: Ken, dal quale dopo molti anni si è separata. Nel 2012 si è scoperto che Ken è gay e questa potrebbe essere la motivazione della separazione. In questi anni Barbie ha seguito l’evoluzione della società, è passata da hostess a pilota. Da figlia dei fiori a manager. Ha servito il suo paese, durante la guerra del Golfo, infatti è stata lanciata una serie Army in cui Barbie è un sergente dei Marine decorato. Nelle successive operazioni militari, ha fatto carriera, passando di grado. Ha partecipato alle primarie democratiche ed è stata Barbie President. Inoltre ha amiche e “cugine” di vari orientamenti sessuali e razziali. Alla fine è stata e forse è più avanti della società italiana, probabilmente per questo suscita diverse antipatie.

Barbie adesso è sempre meno un giocattolo, le bambine hanno altri interessi come le Bratz e soprattutto le Winx, made in Italy, più virtuali. Ormai è un fenomeno collezionistico, alcuni modelli, per la rarità e la particolarità sono in sé un’opera d’arte. Nei più importanti musei, come ad esempio il Moma, sono esposte auto come la Cisitalia o oggetti del design italiano, portatori di uno stile di vita. Perché così tanto ostracismo verso Barbie? Perché ce l’hanno cosi tanto con lei, è forse di destra?

Come giocattolo da collezione è un discreto investimento, basta dare un’occhiata a Ebay per vedere che alcuni pezzi si aggirano anche sui diecimila euro. Spesso erano le serie più economiche, magari regalate con le raccolte punti dei supermercati tutte “giocate” e per questo difficilissimo da trovare intonse.

Barbie è all’incirca in scala 1/6, e da tale rapporto hanno avuto origine le “Action figure“, statuette in resina nelle quali si possono trovare personaggi fantasy e militari. In questa serie, ci sono le combattenti Viet Cong, le soldatesse dell’Armata Rossa e nell’anniversario del DDay sono state riprodotte le partigiane francesi. Nella stessa proporzione potete trovare anche il “Ken” Che Guevara e Stalin.

Ma allora Barbie è di destra? Forse di sinistra, o solo un bel giocattolo?

 

Massimo Cingolani

 

 



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