23 settembre 2015

PISAPIA CACCIATORE DI TESTE E IL POPOLO DELLE CUFFIETTE


Qualche volta per riguardo al lettore vale la pena di anticipare le conclusioni per non trascinarlo in ragionamenti che non lo interessano. Comincio allora dalle conclusioni: i cittadini attivi hanno tutto l’interesse a un’alta partecipazione al voto. Chiarisco che per me i “cittadini attivi”, un’espressione che credo usi anche Giuliano Pisapia, siano qualcosa di diverso dalla società civile, ovviamente anche di diverso dal movimento arancione: sono più generalmente i cittadini che hanno a cuore la cosa pubblica e si danno da fare partecipando attivamente alla vita politica o semplicemente favorendo il progresso civile con i propri comportamenti.

01editoriale32FBNel numero del 9 settembre di ArcipelagoMilano ho espresso qualche considerazione sul problema della rappresentatività degli eletti, collegandola all’astensione al voto. Ora vorrei ritornare sul tema da un angolo diverso.

È convinzione comune che un’alta astensione al voto favorisca le segreterie dei partiti nell’elezione di candidati a loro politicamente più vicini, obbedienti, pilotabili e dunque in direzione del formarsi di caste: pochi votanti rispetto ai quali i voti dei “fedeli” hanno un peso determinante. Dunque esattamente quello che i cittadini attivi con i loro comportamenti debbono cercar di evitare, non solo chiedendo una rosa sufficientemente ampia di candidati sia alle primarie sia dopo ma anche portando avanti candidati tout court “laici” e indipendenti dalle logiche delle segreterie e spingendo gli amici al voto. Operazioni difficili ma che val la pena di tentare cercando di innalzare la percentuale dei votanti rispetto agli astenuti.

Mi sembra di capire dalle sue dichiarazioni, a valle della manifestazione organizzata da Gianni Cuperlo al Teatro Litta sabato scorso, che Giuliano Pisapia abbia quasi le stesse preoccupazioni, quantomeno quella di allargare la rosa dei contendenti alla carica di sindaco senza lasciar fuori i “cittadini attivi” e che per farlo si stia trasformando in un cacciatore di teste per stanare candidati, magari tra quella borghesia che Stefano Rolando vede in ritirata dall’impegno civile.

Chi meglio di Pisapia potrebbe farlo, chiarendo ai potenziali candidati che cosa debbano aspettarsi come impegno e come fatica, quale eredità toccherà loro senza il beneficio dell’inventario e, visto che l’ipotesi è un governo cittadino in continuità con quello che l’ha preceduto, quali siano a suo parere le linee di questa continuità a cominciare da quello che non ha potuto fare e che invece era parte importante del suo programma del 2011. Indubbiamente, come un buon cacciatore di teste, potrà selezionare i candidati o almeno tracciare il profilo più adatto alla funzione di sindaco, a prescindere dalla notorietà personale della quale ogni candidato ha comunque bisogno.

Dopo la serata al Teatro Litta e le dichiarazioni del segretario Bussolati e le recenti interviste sulla stampa, la campagna elettorale è anche formalmente aperta ma non sarà una campagna facile. Gli argomenti ber battere la Moratti nel 2011 non mancavano e comunque, quando si parte dall’opposizione, tutto è più facile: ora si tratta di chiedere ancora la fiducia degli elettori in una città che anche per merito del sindaco e della Giunta uscente è molto cambiata, più attiva, più dinamica, politicamente più adulta e consapevole: terreno difficile. Questa campagna elettorale non ha quasi nulla a che vedere con quella del 2011.

Una delle carte vincenti sarà quella di intercettare il voto degli elettori più giovani, quelli che non hanno mai votato –  nel 2016 saranno più di 40.000 –  e che tendenzialmente vanno a ingrossare le fila degli astensionisti: dai pochi dati che sono riuscito a scovare i giovani astensionisti sono percentualmente il doppio delle fasce di età più adulta.  Quindi grande attenzione agli  elettori più giovani, quelli del segmento18 – 24 ma anche oltre, che un po’ rozzamente potremmo definire il popolo delle cuffiette, gli headphone people: quelli che ormai si isolano dal mondo esterno e si esprimono in anglo-italiano con un inglese a orecchio, grandi frequentatori di Internet, di social media e blog, che digitano anche al buio, quelli che scandiscono la loro vita di “evento” in “evento”.

Pensando a loro, ma non solo, pensando anche alla società milanese che negli ultimi anni ha scandito pure lei come non mai il suo tempo da evento a evento, se vogliamo che i cittadini vadano alle urne per dare rappresentanza reale agli eletti bisogna che questa campagna sia una serie di “eventi”, aperti senza troppi ammiccamenti allo spettacolare che spesso ne annacqua il senso: la politica come evento e non l’evento con messaggi subliminari di politica.

Ri-concludendo: i cittadini attivi devono liberarsi dalla morsa delle segreterie e la politica portare gli headphone people alle urne. Elettori liberi, eletti rappresentativi.

 

Luca Beltrami Gadola

 



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