23 settembre 2015

arte – ANTONELLO DA MESSINA, IL TRITTICO RICOMPOSTO


IL TRITTICO DI ANTONELLO RICOMPOSTO AL BAGATTI VALSECCHI

In occasione di Expo 2015 Milano dedica una mostra a uno dei padri del Rinascimento italiano: Antonello da Messina. Con Rinascimento. Il trittico di Antonello da Messina ricomposto, curata da Antonio Natali e Tommaso Mozzati, il Museo Bagatti Valsecchi rappresenta l’unica istituzione culturale a organizzare un evento rivolto a omaggiare uno dei più alti periodi dell’arte e della cultura della nostra penisola. Presso la celebre casa museo milanese viene allestito un percorso che vede nell’opera del pittore messinese il fulcro centrale dell’esposizione, un trittico che finalmente trova la sua integrità e la manifesta orgogliosamente ai visitatori.

arte32FBL’opera di Antonello, smembrata nelle sue parti, vede le due tavole della Vergine col Bambino e di San Giovanni evangelista di proprietà della Galleria degli Uffizi mentre quella raffigurante San Benedetto di proprietà della Regione Lombardia. In un nuovo spazio progettato e allestito dallo studio Lissoni Associati, il Museo Bagatti Valsecchi consente di ripercorrere verticalmente la florida espressione artistica del Rinascimento attraverso altre tre opere esposte in mostra: l’Annunciata e l’Angelo  annunciante di Piero della Francesca, la Madonna col Bambino e un angelo di Vincenzo Foppa, e il Cristo in Pietà di Perugino. Quattro opere che insieme consentono di attraversare idealmente l’Italia dalla Lombardia del Foppa fino alla Sicilia di Antonello da Messina, passando per la scuola umbro-toscana di Piero della Francesca e di Perugino.

La casa museo contribuisce inoltre con la sua Santa Giustina di Giovanni Bellini che rappresenta in questa seda l’altra grande scuola del Rinascimento italiano, quella veneta, tracciando una linea che fa emergere quel dialogo fra artisti che da Nord a Sud si influenzavano reciprocamente in continui scambi e relazioni. Il dipinto di Bellini accoglie i visitatori nella sua consueta e originaria collocazione ed entra nel percorso di visita attraverso una didascalia realizzata appositamente per la mostra.

La selezione delle opere esposte consente di affrontare un tema che si esprime in tutta la sua coerenza e che conferisce allo spazio un profondo senso religioso e un’intimità che lega l’osservatore ai dipinti. È con le tavole di Piero che si preannuncia la venuta salvifica di Cristo mentre Antonello raffigura una Vergine col Bambino trionfanti dove emergono però già i primi simboli di un sacrificio venturo con quel velo che il Bambino afferra come a voler richiamare quella sindone che avvolgerà il suo corpo dopo la morte. Lo stesso elemento compare nel dipinto del Foppa dove l’atmosfera è, al contrario, più cupa contribuendo a rafforzare il legame della nascita di Cristo con la sua morte in una consapevolezza che caratterizza i volti della madre e del figlio. Conclude questo ideale percorso la tavola del Perugino con il Cristo in Pietà, manifestazione esplicita della sua crocifissione e insieme del suo sacrificio salvifico.

La mostra vuole anche rappresentare un modello di collaborazione fra le varie istituzioni culturali italiane nella reciproca valorizzazione per realizzare un’offerta culturale sempre più aggiornata e viva. Il trittico tornerà ricomposto presso le Gallerie degli Uffizi per quindici anni. Il museo fiorentino concederà in cambio alla Pinacoteca del Castello Sforzesco il dipinto di Vincenzo Foppa. Si potrebbe aprire un dibattito circa l’esigenza di esporre all’interno del museo milanese un’altra opera di un artista lombardo, laddove mancano esempi di altre scuole italiane, alla luce del mega evento rappresentato da Expo 2015 che dovrebbe consacrare definitivamente Milano come città internazionale e globale.

Resta il fatto che il capoluogo lombardo, durante l’Esposizione Universale, offre ai cittadini una mostra gioiello, intensa, comprensibile, semplice, unica e incredibilmente preziosa. Il Museo Bagatti Valsecchi è uno scrigno in una città che deve imparare ad amarlo per valorizzare le sue enormi potenzialità. Rinascimento. Il trittico di Antonello da Messina ricomposto costituisce il significativo e importante passo per avvicinare il museo alla sua comunità e per consacrarsi come uno dei più importanti poli culturali di Milano.

Giordano Conticelli

Rinascimento. Il trittico di Antonello da Messina ricomposto fino al 18 ottobre 2015 Museo Bagatti Valsecchi via Gesù 4 Milano orari: martedì – domenica 13-18 giovedì 13-21 biglietto: intero 9 euro, ridotto 6 euro.

 

MOIRA RICCI. CAPITALE TERRENO

Salendo le scale dello Spazio Oberdan si viene immersi in un mondo contadino tanto delicato quanto destabilizzante che grazie agli occhi dell’artista, Moira Ricci, racconta storie di una realtà (forse solo in apparenza) fuori dal tempo. La mostra “Moira Ricci. Capitale Terreno” rappresenta l’ultimo step del progetto “Dal territorio alla terra. Progetto per un museo di fotografia diffuso”, che intende anticipare la fisionomia e l’identità del Museo di Fotografia Contemporanea nella sua nuova accezione a rete.

Nata nella campagna maremmana, Moira Ricci, è sempre rimasta fedele alla cultura della sua terra, studiandone le tradizioni più antiche e radicate, approfondendone i significati simbolici e costruendo storie immaginarie intorno ad essa. In Capitale Terreno vengono raccolti e presentati insieme per la prima volta a Milano due grandi progetti recenti dell’artista: Da buio a buio, 2009 -2015 (comprendente quattro storie: La bambina cinghiale, Il Lupo Mannaro, L’Uomo Sasso, I gemellini), e Dove il cielo è più vicino, 2014.

Nel primo progetto, il ciclo Da buio a buio, alcuni personaggi appartenenti alla comunità contadina e protagonisti dei racconti popolari vengono documentati dall’artista attraverso fotografie, riprese video, registrazioni sonore che danno vita a narrazioni totalmente costruite ma assolutamente “reali” nella verosimiglianza della realizzazione. Tra bambine nate con il grugno da cinghiale e uomini che camminano nudi per i campi trascinandosi grossi massi di pietra, emerge una fantasiosa vivacità che riporta il visitatore a un tempo di fiabe e racconti.

Nel secondo progetto, Dove il cielo è più vicino che comprende grandi fotografie a colori e due videoproiezioni, l’artista racconta della terra in crisi e immagina l’abbandono dei poderi da parte dei contadini impoveriti, delusi e oppressi da sentimenti di inadeguatezza alla vita contemporanea, che trasformano un trattore in astronave per andarsene dalla terra tanto amata e raggiungere il cielo.

Moira Ricci. Capitale Terreno fino al 18 ottobre – Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2, Milano Orari: martedì-venerdì 12-19.30; sabato-domenica 10-19.30. Chiuso il lunedì

 

DA GIAMBELLINO A PALESTRO, DA BELLINI A BASQUIAT: INCONTRI INTERCULTURALI ALLA GAM

Per tutto il mese di settembre alla Gam, c’è un’iniziativa che è davvero bell’esempio di integrazione e multiculturalità. In occasione della mostra Don’t shoot the painter, UBS con Connecting Cultures e Associazione Comunità Nuova Onlus ha dato vita a un percorso di studio le opere d’arte esposte in mostra da parte di un gruppo di dieci giovani e adulti. Carmen, Daniela, Darius, Elvis, Fatima, Geanina, Lilly, Miriam, Sara, Zhaid: ciascuno di loro possiede un background differente per paese di provenienza (dal Sudamerica ai paesi dell’Est passando per l’Africa), storia familiare (alcuni portano con sé storie di migrazione recente, altri invece rappresentano le seconde generazioni) o di avvicinamento all’Italia, c’è chi lavora come insegnante, chi invece fa il muratore; in comune hanno però che ognuno ha colto la sfida e si è messo in gioco, acquisendo un nuovo ruolo, quello di mediatore culturale, e offrendo a chi visita la mostra occhi nuovi per vedere le opere.

Il progetto è stato fortemente voluto da UBS che grazie all’Associazione Comunità Nuova ha selezionato e coinvolto i dieci mediatori accompagnandoli in un percorso cominciato a luglio e proseguito fino alla fine di agosto; durante questi due mesi il gruppo è stato formato sul ruolo di mediatore e sul concept della mostra in corso alla Gam. Ciascuno sulla base del proprio vissuto e della propria storia ha poi scelto un’opera tra quelle esposte in mostra, approfondendone l’autore e il contesto. La bellezza delle visite, ogni giovedì fino al 1 ottobre, sta nel fatto che oltre a raccontare la mostra emergono ricordi e racconti di chi parla, suscitando di rimando suggestioni e riflessioni anche in chi ascolta.

Neanche il titolo del progetto è casuale: “Da Bellini a Basquiat: Incontri Interculturali” richiama idealmente sia le opere che verranno raccontate nell’ambito delle visite, sia la sede dello Sportello Sociale di Comunità Nuova situato in via Gentile Bellini, nel quartiere Giambellino.

L’auspicio è che sempre più musei, oltre che le esposizioni temporanee, si avvalgano di mediatori: sia perché questi avvicinino le proprie comunità di appartenenza ai luoghi dell’arte milanese, sia perché si tratta di un bell’esempio di integrazione.

Da Bellini a Basquiat: Incontri Interculturali Giovedì 10 – 17 – 24 Settembre e Giovedì 1 Ottobre Visite alle ore 19 e 20 | Galleria di Arte Moderna, via Palestro 16, Milano Per prenotazioni Tel. 02 181326 | E-mail: info@connectingcultures.info

 

 

ALLA GAM NON SI SPARA SUL PITTORE (E NEANCHE SUL PIANISTA)

È una mostra che sorprende Don’t Shoot the Painter. Dipinti dalla UBS Art Collection, curata da Francesco Bonami e ospitata alla GAM dal 17 giugno al 4 ottobre, non solo per l’altissimo livello qualitativo delle opere esposte ma anche, e forse soprattutto, per l’innovazione dell’allestimento. Le pareti delle sale al piano terra sono coperte da gigantografie che riproducono le sale della GAM come sono quando ospitano la collezione permanente del museo e su di esse, come in una quadreria ottocentesca, i dipinti della collezione UBS. Un dialogo generazionale dove le collezioni ottocentesche accolgono e danno risalto al contemporaneo, attribuendo ad esso un valore ancora nuovo.

L’esposizione è un omaggio alla pittura contemporanea e riunisce per la prima volta alla GAM di Milano oltre cento tra i maggiori capolavori della UBS Art Collection di novantuno artisti internazionali, dallo sguardo fotografico di Thomas Struth all’arte neo espressionista di Jean-Michel Basquiat. In mostra, visibili per la prima volta al pubblico italiano, oltre 100 tra le maggiori opere della UBS Art Collection dagli anni ‘60 ad oggi di 91 artisti internazionali fra cui John Armleder, John Baldessari, Jean-Michel Basquiat, Max Bill, Michaël Borremans, Alice Channer, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Günther Förg, Gilbert & George, Katharina Grosse, Andreas Gursky, Damien Hirst, Alex Katz, Bharti Kher, Gerhard Richter, Thomas Struth, Hiroshi Sugimoto, per citare alcuni nomi.

Il titolo, Don’t Shoot the Painter, è un riferimento ironico alla frase “don’t shoot the pianist” che spesso compare nei saloon dei film western: ogni volta che le idee e i linguaggi dell’arte si confondono e rendendo difficile decifrare il significato degli elementi in gioco, la pittura torna sulla scena per riportare l’attenzione su ciò che è facilmente riconoscibile e interpretabile da tutti, esattamente come la musica del pianista nei film western riporta l’ordine nel caos del saloon.

La mostra durerà fino alla fine dell’estate, in questi mesi di caldo cogliete l’occasione, andate a fare una passeggiata al parco di Palestro ed entrate a sbirciare la mostra (acquistando il biglietto per il museo l’ingresso è gratuito): non ne rimarrete delusi!

Don’t Shoot the Painter. Dipinti dalla UBS Art Collection fino al 4 ottobre GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano via Palestro 1 martedì – domenica 9:00 – 19.30 giovedì apertura straordinaria mostra fino alle 22.30  biglietto intero € 5,00  biglietto ridotto € 3,00 Ingresso gratuito ogni giorno dalle ore 16.30 e tutti i martedì dalle ore 14.00

 

A MILANO C’È IL PAESE DI CUCCAGNA

Chi l’avrebbe mai detto che in un caldo luglio milanese il Castello Sforzesco si sarebbe trasformato nel Paese di Cuccagna? Con la curatela di Giovanna Mori e Andrea Perin, in collaborazione con Alberto Milano e Claudio Salsi, nelle Sale Viscontee ha inaugurato la mostra “Il mito del Paese di Cuccagna. Immagini a stampa dalla Raccolta Bertarelli” visitabile fino all’11 ottobre 2015.

Attraverso oltre 150 opere databili dal XVI al XX secolo, la mostra racconta il mito del Paese di Cuccagna: un luogo immaginario in cui la vita scorre senza doveri e preoccupazioni, fra tavole imbandite e abbondanza di cibi prelibati, dove i vizi diventano virtù. La mostra si fonda su un nucleo espositivo costituito da stampe che testimoniano la fortuna di questo mito da cui si sviluppa un racconto attraverso immagini a larga diffusione, accompagnate da preziose e rare grafiche d’arte di autori quali Dürer, Aldegrever, Solis. Alle opere appartenenti alla Raccolta Bertarelli, si affiancano incisioni provenienti dalla collezione privata di Alberto Milano, storico consulente dell’Istituto e profondo conoscitore della stampa a larga diffusione. A queste stampe si aggiungono volumi con testi letterari originali, conservati in importanti Istituti milanesi, quali l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, la Biblioteca Nazionale Braidense, la Biblioteca Comunale Centrale Palazzo Sormani e APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale dell’Università degli Studi di Milano).

Nove sono le sezioni, contraddistinte da brillanti colori alle pareti, in cui si articola la mostra, che hanno lo scopo di analizzare le origini, i nuclei tematici e le evoluzioni del Paese di Cuccagna in un racconto che, seguendo la traccia della tradizione letteraria, viene narrato attraverso modelli iconografici, spesso autonomi rispetto ai testi. Dalla Cuccagna delle donne al Trionfo del Carnevale (che perdura tutto l’anno e non è mai Quaresima), fino alle suggestioni del mito nei secoli successivi, le declinazioni dell’idea della città di Cuccagna sono moltissime e davvero fantasiose. Un giro merita farlo per godersi l’allestimento immersivo e ridere della produzione intellettuale e creativa dell’uomo moderno.

Il mito del Paese di Cuccagna. Immagini a stampa dalla Raccolta Bertarelli fino all’11 ottobre 2015 Castello Sforzesco – Sala Viscontea Orario: dal martedì alla domenica – 9.00 / 19.30 – giovedì chiusura alle ore 22,30 INGRESSO LIBERO

 

ALLUCINAZIONI ESTIVE E SPINOSAURI NEL PARCO

Se in un caldo pomeriggio d’estate state passeggiando nei Giardini Pubblici, imputerete al caldo la visione dello Spinosauro a grandezza naturale che divora un pesce. O forse penserete di essere finiti nel remake di Jurassic Park. Ma non si tratta né delle alte temperature, né di un set cinematografico: si tratta invece della nuova mostra “Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo”, frutto della collaborazione tra Museo di Storia Naturale di Milano, National Geographic Society, University of Chicago, e Geo-Model. L’esposizione rappresenta l’occasione ideale per riaprire alla cittadinanza e al pubblico il prestigioso Palazzo Dugnani, che fu nell’Ottocento la prima sede del Museo di Storia Naturale di Milano e che diventa ora sede distaccata dello stesso, dedicata alle mostre temporanee.

L’allestimento milanese è una versione ampliata di quello statunitense e focalizza l’importanza del contributo italiano nella lunga vicenda degli studi su Spinosaurus: iniziata nel 1912 con i primi ritrovamenti di Ernst Stromer e bruscamente interrotta con la distruzione dei reperti durante la seconda guerra mondiale. Questa affascinate avventura è ricominciata nel 2005, con lo studio di un enorme muso di questa specie, conservato al Museo di Storia Naturale di Milano, ed è continuata nel 2008, grazie a un nuovo esemplare scoperto nel deserto del Sahara, e studiato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.

Le “star” assolute della mostra sono il modello in grandezza naturale del dinosauro, riprodotto secondo l’aspetto “in vivo”, e la riproduzione completa dello scheletro lunga 15 metri, ottenuta attraverso la scansione dei fossili e la stampa 3D, e, per la prima volta, sono anche esposti esemplari mai visti delle collezioni del Museo di Storia Naturale di Milano, messi a disposizione dai Conservatori delle varie sezioni. A guidare il visitatore tra i siti remoti, gli esemplari fossili e le avveniristiche tecniche di studio vi sono i filmati originali degli scavi e delle ricerche nel deserto di Kem-Kem (Marocco), la storia delle scoperte precedenti, con la ricostruzione dell’ufficio del paleontologo Stromer, modelli anatomici virtuali, animazioni e un’accurata pannellistica in italiano e inglese, oltre a un servizio di iniziative didattiche mirate, rivolto alle classi di ogni ordine e grado e un’offerta di visite guidate con operatori specializzati.

Tra le varie iniziative nell’ultima stanza sono ospitate le tecnologie contemporanee usate dagli studiosi per ricreare modelli 3d di ossa e animali, per la gioia dei più piccoli (e dei più grandi) qua può essere acquistata la riproduzione del volto dello Spinosauro perché faccia compagnia nella calda estate milanese.

Valeria Barilli – Benedetta Marchesi

Spinosaurus. Il gigante perduto del Cretaceo fino al 10 gennaio 2016 Palazzo Dugnani, via Manin Milano lunedì dalle 9:30 alle 13:30* martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9:30 alle 19:30* giovedì dalle 9:30 alle 22:30*  (* l’ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) Biglietti € 10,00/€ 8,00/€ 5,00/Omaggio

 

 

LA FONDAZIONE PRADA E LA RIGENERAZIONE CULTURALE DI MILANO

Il 9 maggio il sempre più vasto mosaico culturale di Milano si è arricchito di un importantissimo e preziosissimo tassello: la Fondazione Prada. La celebre stilista Miuccia Prada e il marito Patrizio Bertelli hanno regalato al capoluogo lombardo uno dei più interessanti interventi culturali visti in Italia in materia di arte, ma anche di architettura e, soprattutto, di rigenerazione urbana. Le vecchie distillerie di inizio Novecento sono state restaurate, ristrutturate, trasformate e integrate per offrire ai visitatori una superficie di 19.000 mq dove trovano posto non soltanto spazi espositivi per le varie mostre temporanee, ma anche un cinema, un’area didattica dedicata ai bambini, una biblioteca e il Bar Luce concepito dal regista Wes Anderson che si ispira ai celebri caffè meneghini e già diventato “cult” nel giro di pochi giorni.

La molteplicità e la versatilità degli spazi della Fondazione consentono un’offerta culturale estremamente variegata. Sono attualmente aperte al pubblico le mostre “An Introduction”, nata da un dialogo fra Miuccia Prada e Germano Celant, “In Part” a cura di Nicholas Cullinan e le installazioni permanenti di Robert Gober e di Louise Bourgeois presso la “Haunted House”, una struttura preesistente che, rivestita di uno strato di foglia d’oro, acquista un’aura altamente immaginifica e imprime un segno forte ed evidente nel paesaggio urbano di Milano. Ma è “Serial Classic” la mostra più sorprendente: Miuccia Prada abbandona momentaneamente la passione per il contemporaneo per rivolgersi al passato, all’arte antica dove sono scolpite le origini della nostra cultura. Salvatore Settis  e Anna Anguissola curano magistralmente una mostra che presenta l’ambiguo rapporto fra l’originale e la copia nell’arte greca e romana.

Un allestimento geniale presenta più di sessanta opere che dialogano fra di loro e con lo spazio esterno circostante attraverso ampie vetrate. Il modello perduto, giustamente sfocato, giunge ai nostri giorni attraverso le innumerevoli imitazioni, emulazioni o interpretazioni commissionate dalla ricca aristocrazia romana. Ed ecco che il solido blocco di marmo prende vita e si circonda di un’aura di sacralità ancora oggi percettibile. Gli spazi rivisti da Rem Koolhaas e dal suo studio OMA consentono a una vecchia fabbrica di trovare nuova vita in un tempio che ospita personaggi della mitologia, guerrieri e divinità quali Venere e Apollo con opere provenienti dai più importanti musei del mondo, dai Vaticani al Louvre. La Fondazione Prada diventa oggi il modello di quella inevitabile e illuminata collaborazione che deve esserci fra pubblico e privato per il beneficio dei cittadini milanesi, italiani e di tutti i visitatori stranieri che iniziano a intravedere nel laboratorio creativo di Milano la nuova Capitale Europea

Giordano Conticelli

Fondazione Prada – Largo Isarco 2 Milano (M3 Lodi T.I.B.B.) orari: tutti i giorni h10-21 biglietti: 10€ ridotto 8€ gratuito minori 18 anni e maggiori di 65

 

 

PIETÀ RONDANINI: LA NUOVA CASA ASPETTA I MILANESI

Dopo una vicenda travagliata durata alcuni anni, la Pietà Rondanini trova finalmente pace in un Museo a lei interamente dedicato. Dopo sessant’anni trascorsi nell’allestimento di BBPR nella Sala degli Scarlioni del Museo d’Arte Antica, l’ultimo lavoro di Michelangelo, quello forse più intimo ed emozionante, raggiunge una nuova collocazione, anch’essa densa di valore e simbologia. È l’antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, realizzato nella seconda metà del Cinquecento per i soldati della guarnigione spagnola colpiti dalla peste, che porta in sé, per sua natura, l’essenza del dolore e della sofferenza. Termina così il percorso durato tre anni, da quando si è riconosciuta l’esigenza di dare rinnovato valore alla scultura michelangiolesca, che l’ha vista al centro di accesi dibattiti sia nel mondo politico che in quello culturale e si conclude in un evento di grande festa cittadina dove l’opera preziosa torna a Milano e ai milanesi in occasione dell’inaugurazione del palinsesto di Expo in città.

«Il nuovo allestimento ribalta completamente la visione a oggi consueta dell’opera: entrando i visitatori vedranno infatti la scultura di spalle e scorgeranno per prima cosa ciò che Michelangelo scolpì per ultima, la schiena della Madonna ricurva sul Cristo, rendendo ancora più intensa l’emozione per l’opera», afferma l’architetto Michele De Lucchi, cui è stato affidato il progetto allestitivo. «Solo girando attorno alla statua si vedrà la parte anteriore, con il Cristo cadente sostenuto dalla Madre: una prospettiva assolutamente inedita, voluta per mettere in risalto quella dimensione della scultura, incompiuta, prima impossibile da osservare nella sua completezza».

Un allestimento che invita alla contemplazione e al raccoglimento di fronte all’opera incompiuta di Michelangelo e che forse, più di ogni altra, racchiude nell’abbraccio dei due corpi il senso dell’amore. L’ingresso nel museo conduce ad un’immersione che coinvolge tutti i sensi grazie al profumo del legno, il silenzio che inevitabilmente cala di fronte alla scultura e alla penombra che avvolge la sala concentrando la luce solo sulla statua.

Museo Pietà Rondanini_Michelangelo – Milano, Castello Sforzesco, Cortile delle Armi

L’ingresso al Museo della Pietà Rondanini è compreso nel biglietto unico per i Musei del Castello Sforzesco al costo di 5 euro (ridotto 3 euro) acquistabile presso la biglietteria dei Musei del Castello Sforzesco

 

TRA LEONARDO E MILANO PROSEGUE FELICEMENTE IL SODALIZIO

Se in una pigra domenica sera emerge nel milanese un’incontenibile voglia di visitare una mostra, quali sono le proposte della città? Intorno alle 19.30 non molte in realtà: Palazzo Reale così come i grandi musei del centro sono già in procinto di chiudere. Una però attira l’attenzione, sarà per la posizione così centrale o forse proprio per il fatto che è ancora aperta.

Quella dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, affacciata sulla Galleria Vittorio Emanuele, è una mostra in continua espansione che periodicamente si arricchisce di nuovi elementi frutto delle ricerche dal Centro Studi Leonardo3, ideatore e organizzatore della mostra nonché gruppo attento di studiosi. Se Leonardo produsse durante la sua vita un’infinità di disegni e schizzi, L3 si pone come obiettivo quello di studiare a fondo la produzione del genio tostano e renderla fruibile a tutte le tipologie di pubblico con linguaggi comprensibile e divulgativi offrendo un momento ludico di intrattenimento educativo, adatto sia per bambini che per adulti.

Quasi 500 mq ricchi di modelli tridimensionali e pannelli multimediali che permettono realmente di scoprire le molteplici sfaccettature del pensiero e dell’operato leonardesco: macchine volanti o articolati strumenti musicali possono essere smontate e rimontate; riproduzioni del Codice Atlantico e di altri manoscritti sono tutte da sfogliare, ingrandire e leggere; ci sono giochi di ruolo a schermo nei quali i visitatori vestono i panni dello stesso Da Vinci. La produzione artistica non è dimenticata, anzi: un’intera sala è dedicata ai più famosi capolavori dell’artista con un grande pannello e due touchscreen dedicati al restauro digitale dell’Ultima cena, alla Gioconda e a due autoritratti dell’autore.

Inaugurata nel marzo 2013, prorogata prima fino a febbraio 2014 e ancora fino al 31 ottobre 2015, la mostra ha superato le 250 mila visite imponendosi come centro attrattivo per turisti e cittadini. Un buon risultato, ma forse basso considerando l’alta qualità della mostra e la posizione decisamente strategica. Il successo di pubblico sarebbe stato migliore (forse) con un maggiore rilievo dato dalla stampa e dei social network, e da un costo del biglietto più calmierato. Ma c’è ancora tempo, e l’occasione giusta è alle porte: non perdiamola e anzi, dimostriamo che anche a Milano ci sono centri di ricerca capaci di produrre mostre interessanti senza necessariamente creare allestimenti costosi ed esporre opere o modelli originali.

Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo fino al 31 ottobre 2015 Piazza della Scala, Ingresso Galleria Vittorio Emanuele II Aperta tutti i giorni, dalle 10:00 alle 23:00 compresi festivi Biglietti: 12/10/9 euro

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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