23 settembre 2015

la posta dei lettori_23.09.2016


Scrive Vito Antonio Ayroldi sul PostExpo –  L’ottimo editoriale del direttore è centrato ed evidenzia lo iato esistente tra la frammentata articolazione dei centri decisionali e la indispensabile snellezza indispensabile per una efficiente allocazione di risorse economiche e finanziarie.

Sul progetto del dopo Expo pesa come un macigno la necessità di recuperare le risorse investite (o sarebbe meglio dire sperperate) per quelle aree. Dopo di che i progetti scontano il vincolo della affannosa ricerca di soldi pubblici. Ora, Milano è la principale piazza finanziaria del paese, e di un paese non certo povero semmai profondamente diseguale; i tassi d’interesse non sono mai stati così bassi e le banche traboccano della liquidità concesse a piene mani da Mario Draghi. Se ci fossero progetti seri ci sarebbe la fila delle banche per finanziarli. La verità è che come scrive il direttore le idee sono poche e molto ben confuse.

Ad esempio. Farne un distretto per le start up agricole come propone chi la considera l’autentica legacy di Expo – come si dice a Milano, città cosmoprovinciale a cui la lingua italiana pare fare orrore – imporrebbe di chiedersi preliminarmente a che tipo di agricoltura si pensa di ispirare i progetti. La milanesissima senatrice a vita, la professoressa Elena Cattaneo ad esempio è pro Ogm. Che si fa si segue quella strada e si trasformano le aree in succursali delle multinazionali del settore? Sì può fare. O si sceglie di sostenere le peculiarità della nostra agricoltura e di avviare progetti per una altro tipo di ricerca magari biosostenibile? Che idee ha Milano sull’agricoltura del futuro e in particolare del suo territorio è un nodo che nemmeno l’Expo è stato capace di sciogliere, il che è tutto dire.

Infine mi concedo un parallelo forse un po’ tirato per i capelli ma che attiene comunque alle infrastrutture. La crisi dei porti italiani è essenzialmente legata al fatto che le navi non cercano banchine ma cercano merci da caricare/scaricare. Così come i capitali di rischio non cercano mc. ma idee da trasformare in profitti. Il problema di Arexpo, che si contorce in contraddizioni che vengono da molto lontano e che LBG ha già avuto modo di illustrare su ArcipelagoMilano è che i mc abbondano in tutta l’area metropolitana mentre le buone idee di business scarseggiano soprattutto quando i promotori sono enti pubblici i cui compiti istituzionali dovrebbero essere tutt’altri. La risultante è che a farsi largo non resta che il solito immarcescibile “ballo del mattone” mascherato ovviamente da Advisor molto professionali, of course. L’ennesimo camouflage. Accipicchia, mi è scappato il gallicismo. Orrore!

Scrive Gregorio Praderio sul PostExpo – Penso anch’io che la scelta sul destino dell’area Post-Expo spetti alle amministrazione pubbliche elette dai cittadini e non al lavoro di un advisor, per quanto qualificato. Su quest’ultimo, ho letto sui giornali (non so se sia vero) che il compenso per tale lavoro è di circa 30.000 € (la gara infatti veniva aggiudicata secondo il criterio del prezzo più basso, neanche quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa). Fosse così, mi chiedo quale studio di fattibilità si possa fare con quella cifra!

Scrive Roberto Biscardini sul dopo Pisapia – Per la verità se la futura giunta avrà lo stesso rispetto che la giunta Pisapia ha avuto nei confronti delle scelte pregresse della giunta Moratti e se questa maggioranza avrà il coraggio di  decidere in fretta e senza troppi condizionamenti, c’è da pensare che la continuità amministrativa sarà assicurata.

Scrive Sergio Brenna sul dopo Pisapia – “Le novità di Pisapia: una grande eredità per chi vuol continuare”. Grazie, preferisco smettere!

Scrive Giampaolo Bertuletti su borghesia e impegno – La borghesia mimetizzata nelle varie frange della società contemporanea si domanda qual’é il suo interesse nel coinvolgersi nuovamente nel tormentone municipale, ora che sembra le “cose” vadano per il meglio: rilancio della città, realizzazioni in tempo debito, appalti onesti, bilanci in pareggio, etc.

A mio modesto parere (di cui ne vado fierissimo), non si può mandare al diavolo una giunta onesta, capace di fare efficientemente il suo lavoro, per sostituirla con una più affarista. Nel pubblico, come nel privato, quando qualcosa funziona, ci si attiva per conservarlo, invece di trascurarlo. Fra l’altro, l’azione della giunta Pisapia non é ancora finita: cominciata in pieno centro (Expo diktat), dovrebbe allargarsi più distintamente nei quartieri periferici durante il prossimo mandato.

A breve: il o la candidato-a dovrebbero essere proposti fra i membri della giunta attuale: un uomo e una donna, compresa Ada Lucia de Cesaris; alle primarie, lo scarto fra entrambi sarà corto, probabilmente più emotivo che sintetico. A medio termine: la personalità prescelta vincerà largamente alle municipali, dopo aver spiegato urbi et orbi quanto realizzato negli ultimi 5 anni e quali sono i progetti avvenire. E se non vince … me li mangio tutti crudi!

 



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