16 settembre 2015

LA MARCIA DEGLI SCALZI A MILANO. NASCE UNA RICHIESTA


“Ci hanno dato dei buonisti. Non siamo buonisti, chiediamo solo un minimo sindacale di umanità. È arrivato il momento di decidere da che parte stare”. È l’urlo forte e chiaro di uno degli organizzatori della Marcia degli scalzi a Milano. All’iniziativa, partita da Venezia, hanno partecipato, da Nord a Sud, molte città italiane. Migliaia di uomini, donne e bambini hanno effettuato a piedi una “migrazione” simbolica da Porta Genova alla Darsena. Alcuni rigorosamente scalzi. Altri no. “L’importante è partecipare e dare un segnale forte e chiaro”, hanno spiegato gli organizzatori di una manifestazione messa su nel giro di pochi giorni, grazie al tam tam sui social network. Le adesioni virtuali sono state tante. Quelle reali forse di più. Almeno 200 associazioni, ragazzi, famiglie intere.

05serra31FBMaria leva le sue scarpe da ginnastica “Sono venuta – spiega – e voglio andare fino in fondo. Sono certa che servirà a qualcosa, qualcuno dovrà pur ascoltarci”. Le sue amiche la seguono e non sono le uniche. La mobilitazione punta a sollecitare le istituzioni a modificare le politiche migratorie europee e globali: “certezza di corridoi umanitari sicuri, accoglienza degna e rispettosa per tutti e creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa che superi il regolamento di Dublino”.

“Chiediamo che cessi questo periodo di orrore per il quale l’Europa sarà ricordata – afferma uno dei promotori dell’evento, il giornalista Maso Notarianni -. Periodo in cui l’Europa politica tollera quotidianamente che nel suo mare, nel Mar Mediterraneo, muoiano centinaia di migliaia di persone che scappano da guerre, povertà e miserie. Chiediamo l’apertura di corridoi umanitari perché non si può lasciare in mano ai delinquenti, agli scafisti, la fuga e la vita di queste persone. La revisione del Trattato di Dublino – prosegue -, che costringe il migrante a chiedere asilo laddove sbarca e non dove vuole arrivare. È una sorta di prigione dentro l’Europa. Condizioni civili di vita. Tra l’altro adesso si inizia a fare distinzione tra la gente che scappa. Ci sono i rifugiati della Siria che vanno bene, quelli dell’Afghanistan no. Quelli che scappano dalle guerre fatte dai nostri nemici meritano di essere accolti, tutti gli altri no. Questa è una buona operazione di marketing, ma è devastante, e non fa che peggiorare la situazione”.

“Oggi ho visto una Milano generosa, pronta a dare il benvenuto alle persone che bussano alle porte dell’Europa perché ne hanno bisogno”. A parlare è Souheir Katkhouda, presidente di Admi, Donne musulmane in Italia, nel nostro Paese da 38 anni. “Sono qui oggi come siriana, come italiana, come donna e come madre – spiega -. Si deve fermare la guerra: la gente preferirebbe restare a casa sua. I siriani non vorrebbero assolutamente lasciare il loro Paese. Non metterebbero mai i loro bambini in pericolo, per attraversare il mare e rischiare la vita se non ci fosse un motivo. …. Per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA clicca qui

 

Monica Serra

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti