16 settembre 2015

la posta dei lettori_16.09.2015


Scrive Claudio Bacigalupo a proposito degli scali ferroviari – Complimenti a Francesco Vescovi per la messa a fuoco di tutti i grandi temi. Mi permetto una osservazione, non mi sembra che la sinistra al potere gestisca il territorio finendo col favorire interessi privati. Mi sembra ancor peggio, cioè incapace di leggere il territorio che ha in gestione, e insensibile al tema base accessibilità su ferro o gomma urbana e metropolitana e relativi “luoghi centrali”.

Le nuove funzioni che muovono persone da città e territorio vanno collocate nei nodi ferrovia \ passante \ MM, quelli che coinvolgono anche trasporti industriali hanno bisogno di accessibilità anche stradale. Expo è un luogo centrale a doppia accessibilità, ed è uno spreco clamoroso prevederne un utilizzo solo terziario, dopo averlo fornito di parcheggi, svincoli e bretelle speciali.

Ancora, collocare residenza negli scali ferroviari significa rispondere ad una domanda reale sprecando nodi di alto valore con una risposta ….. populista. Tutto ciò è purtroppo inadeguatezza al tema, spero non della sinistra, ma certo dei vertici che ha espresso ed esprime. Lo dimostra l’assenza di discussioni sul futuro urbanistico della città, nonostante le amministrative in arrivo.

 

Scrive Giampaolo Bertuletti a proposito del futuro sindaco – Giuliano Pisapia si é esposto troppo presto nell’annunciare il suo pre-pensionamento (qualcuno l’ha addirittura definito una Schettinata) e questo ha provocato una raffica anticipata di molte, anzi troppe candidature (quasi, quasi, vengo anch’io … no, tu no!) Poi, é venuto anche il bel Matteo alla festa dell’umidità (ottimo per i reumatismi) e ora stiamo ancora starnutendo. Forse, sarebbe stato (più) opportuno se, dopo averci dato tutto il tempo necessario per ritornare tranquillamente dalle vacanze, belli rilassati e scanzonati, il nostro caro sindaco avesse ricordato che a breve, stava scodinzolando una illustre (ogni 5 anni, gnurant) scadenza.

Lui, sazio delle 12 e passa ore quotidiane (sfido chiunque a mantenere lo stesso ritmo) più i balli notturni del 15 agosto, ci avrebbe infine dichiarato che era giunto il suo momento di pensare alle violette … e che cedeva il microfono a chi ancora non ne voleva sapere dell’innaffiatoio e delle bocce.

Questa bella gente (che a Milano siamo belli, siamo bravi, noi siam del Molinari) avrebbe spettorato urbi et orbi le proprie convinzioni, cedendo solo al risultato delle primarie … mentre Pisapia avrebbe cominciato a seminare le primule. Dopodiché, fornito il programma dei prossimi risotti estivi, giù botte da orbi col primariato dell’opposizione. Ora, quel che é stato, é passato e quel che verrà, si vedrà. Solo un piccolo favore: non scodellateci le primarie né a Natale, che abbiamo altro da regalare, né a carnevale, che ogni scherzo vale!

PS: quanto a tutte quelle cifre nell’articolo, mi spiace per troppi zeri, ma bastano solo 2 candidature : una gentil donzella e un viril signore – grazie della comprensione.

 

Scrive Giovanni Luca Minici a proposito di M4 – Ancora una volta il signor Breveglieri ci regala una sua visione personale della vicenda M4, ricca di inesattezze e interpretazioni politico-sociali tutte da analizzare. Partiamo dalle origini, la M4 nasce nel 1998, nel 1999 appare per la prima volta su un quotidiano nazionale (Corriere della Sera), nel 2009 la Regione Lombardia, approvando il progetto preliminare, pubblica online il tracciato dell’intero lotto San-Babila / Linate con tanto di collocazione delle stazioni. Chi scrive, nel 2011, ha ottenuto dal Consiglio di Zona 4, abbondantissimo materiale progettuale (incluse le cantierizzazioni), dopo aver letto delle notizie in merito alla sua presentazione sui giornali di zona. Di M4 si parla da anni, costantemente oggetto di dibattiti e domande nelle tre campagne elettorali che abbiamo visto dal 1998 a oggi, quasi spacciata per realizzata dalle varie agenzie immobiliari delle zone interessate, ben consci del valore aggiunto portato da questa infrastruttura.

La M4 è la gemella della M5 lilla, oltre che della linea 1 di Copenhagen e della metropolitana di Brescia. Proprio la M5 è l’esempio primario per quanto riguarda le certezze nei tempi e nei costi: il secondo lotto della lilla è la una delle poche grandi opere pubbliche italiane ed europee a essere stata realizzata nei tempi previsti e con nei costi previsti. Inoltre grandi apprezzamenti hanno suscitato le sistemazioni superficiali delle varie piazze coinvolte (da Lotto a Segesta, passando per il rinnovamento del piazzale del Cimitero Monumentale), senza lasciare traccia di devastazioni ambientali o altre catastrofi.

Ma siccome l’italiano medio si accorge di qualcosa solo quando questa va a toccarlo da vicino, in puro stile Nimby, si accende di fervore quando ormai la M4 non è solo stata approvata (cosa che in Italia richiede decenni), ma anche finanziata e appaltata. Ovvero in una fase in cui discutere di grandi e sostanziali modifiche significa annullare una gara di appalto e pagare il vincitore per non fare nulla, oltre a ripetere l’iter approvativo (che costantemente veniva seguito dai quotidiani nazionali) con un enorme dispendio di tempo. Il cittadino attento e scrupoloso avrebbe dovuto vedere da subito cosa la costruzione di questa nuova metropolitana avrebbe comportato e non aspettare l’apertura , o quasi, dei cantieri.

Riguardo poi alla “guerra tra poveri” o “tra poveri e ricchi” che si sarebbe consumata ai danni della zona est, non entro nemmeno nel merito. Mentre va analizzata con attenzione la tabella allegata che ne vorrebbe dimostrare la tesi in oggetto; innanzitutto non è vero che piazza Tricolore diventerà luogo di accumulo della terra di scavo (lo smarino), perché la stessa verrà trasportata dentro i tunnel Tricolore – Forlanini FS e da lì, oltrepassata la ferrovia con appositi nastri trasportatori, prelevata da Tir e portata a destinazione. Il cantiere Tricolore non varierà di un cm la sua consistenza. Il perché di questa scelta? Certamente è innegabile che il comitato Solari abbia avuto una forza maggiore di quello Argonne, ma va anche detto che si sono da subito avvalsi di tecnici specialisti che hanno perfettamente motivato delle richieste specifiche e ficcanti.

Far partire le talpe da Tricolore, a quel punto, è diventata la scelta migliore perché non potendo più usare i Tir né sulla Lorenteggio e nemmeno in Argonne (alla faccia del diverso trattamento, in Argonne i Tir non sono nemmeno stati proposti) e dovendo invece usare un tunnel sotterraneo, i due che verranno realizzati nella zona est sono diventati i più utili, perché più corti e più prossimi alla fase realizzativa essendo le talpe già oggi pronte a scavare. Difficile poi considerare che sia il contenuto del ricorso al TAR in sé a preoccupare il Comune; sfido un giudice a definire una metropolitana un’opera che non soddisfi i criteri di impatto ambientale, dato che essa stessa è termine di paragone dell’eco sostenibilità per le grandi città; a preoccupare è il tribunale in sé, ormai imprevedibile.

Per quanto riguarda l’attuale mancato accoglimento delle richiesta di mantenere la pista ciclabile in Argonne, anche in questo caso siamo di fronte a un bel dilemma: dove farla passare? Ecco le ipotesi: sul marciapiede sacrificando la mobilità dei pedoni, nelle aree ora destinate alla sosta delle auto, oppure tagliando gli alberi nel parterre ancora libero dai cantieri? Provi lei a risolvere la questione senza scontentare qualcuno e quindi poi parlare di privilegi. Il fatto vero è che anche il comitato Argonne ha visto accolta una delle sue grandi richieste, ma forse lei non se ne accorto. Nelle varianti approvate a luglio c’è infatti anche lo spostamento a nord della stazione Argonne, per permettere la salvaguardia dei filari laterali del vialone. Il progetto definitivo prevedeva infatti il taglio di tutto il filare sud, oggi ridotto ai quattro alberi da lei citati nella scheda. Alberi tagliati perché lì dovrà passare uno dei corridoi di uscita che tale è rimasto, dato che dai vari incontri non è mai emerso una posizione univoca della cittadinanza in merito: ognuno ha proposto uscite dove più veniva comodo. Anche questa modifica, come quelle in Solari, saranno oggetto dell’ennesima approvazione CIPE.

Riguardo poi agli incontri come i tavoli partecipativi, o le assemblee pubbliche a senso unico o inconsistenti, queste restano sue idee personali e non fatti da usare come base per dimostrare le sue tesi. Quegli incontri hanno visto sempre l’ampia partecipazione dei comitati e, per almeno il 50% della loro durata, hanno visto anche l’intervento diretto di molti cittadini con l’accoglimento di molte richieste laddove fattibili. Singolare invece che lei non citi i due workshop a cui hanno preso parte sia il comitato Argonne che Solari, il comitato Grande Forlanini, oltre alla nostra Associazione, a Italia Nostra e a singoli cittadini. Due incontri in cui sono gettate le basi per quella gestione dell’intorno dei cantieri (incluse le cesate) e che hanno visto anche in cospicuo finanziamento da parte della società concessionaria, pronta a realizzare i numerosi progetti presentati dalla cittadinanza, per mitigare l’impatto dei cantieri. Prossimamente, nel terzo incontro si passerà alla progettazione definitiva e poi alla realizzazione. Tenga presente che i cantieri non sono ancora definitivi e che dureranno non meno di 5-6 anni.

Veniamo invece alla questione del gruppo 573 alberi. Un gruppo che non ha mai partecipato alle assemblee pubbliche, che non ha MAI partecipato al workshop, ma che è stato molto attivi nei consigli di zona, appoggiato a un singolo partito politico (il M5S) di cui sembra aver anticipato la campagna elettorale per le prossime elezioni comunali. Questo gruppo, capitanato dal consigliere M5S Calise e dai consiglieri di zona 3, 4 e 6 del M5S si è da subito contraddistinto nella più totale avversione al progetto M4, poi mascherata con la falsa tesi che la metro potesse essere realizzata senza tagliare nessun albero, ma senza mai presentare (a differenza del comitato Solari e di quello Argonne) uno straccio di progetto o proposta concreta in merito e tacendo sugli enormi costi che il blocco del progetto avrebbe prodotto a carico di tutti i cittadini. Finito luglio, arrivato il tempo delle vacanze il gruppo 573 alberi, costituito da una trentina di persone, è sparito. Forse complice anche quel sondaggio che dava al 2% la percentuale di cittadini favorevoli alla loro battaglia.

La realtà della vicenda alberi è questa: a Milano ci sono circa 220.000 alberi, ogni anno ne vengono abbattuti 7.000 per vari motivi, tra il 2011 e il 2015 ne sono stati aggiunti 70.000 (tra nuovi parchi e giardini, o altro), nel caso Metro 4 verranno abbattuti 541 alberi con fusti oltre i 25 cm di diametro e trapiantanti 188 alberi con fusti sotto i 25 cm. In tutto verrà abbattuto lo 0,24% del patrimonio arboreo Milanese. A fine lavori verranno piantati 750 alberi presso il deposito, 400 nella tratta ovest, 550 in quella est, 200 nella tratta “Expo”, per un totale 1.900 alberi, ovvero un rapporto d 3,51 a 1! In più avremo una metropolitana di 21 stazioni e 15 km in grado di sostituire fino a 18 milioni di viaggi in auto e il successo sopra le aspettative della M5 lascia ben sperare. Questo significa che non solo la M4 abbatterà la produzione di CO2 in città, ma riducendo sostanzialmente la produzione di quelle temibili polveri sottili che sono il vero dramma del vivere urbano e contro le quali, purtroppo, nemmeno i nostri amici alberi possono fare nulla. (presidente dell’Associazione MetroxMilano)

 



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