9 settembre 2015

FINALMENTE IL PALALIDO


Il nuovo Palalido di Milano sarà pronto a dicembre. Milanosport e l’Assessora allo sport di Chiara Bisconti lo affermano sicuri, questa volta. Una corsa contro il tempo, dopo i ritardi accumulati negli anni dalla vecchia società appaltatrice e in seguito alle bonifiche realizzate nei terreni dopo i ritrovamenti di amianto. I lavori sono proseguiti per tutta l’estate e verranno ultimati entro la fine dell’anno. A gennaio i collaudi tecnici della struttura e infine, a febbraio, l’inaugurazione. È questa la serrata tabella di marcia stabilita a Palazzo Marino.

05floris30FBLa capienza del nuovo Palalido sarà di 5.027 spettatori con possibilità di salire a 5.347 grazie alle tribune amovibili che si possono allestire sul parterre, per esempio in occasione delle esibizioni o di eventi extra sportivi. Il costo totale dell’operazione, secondo quanto rilasciato da Milanosport, ammonta a 9 milioni di euro – bonifiche escluse. La destinazione d’uso è ovviamente legata al basket dell’Armani Jeans, negli ultimi anni nomade fra il Forum di Assago e il PalaDesio.

Il palazzetto tuttavia non è solo pallacanestro: pallavolo, pallamano, sport per disabili, tennis, ginnastica artistica, lotta su ring e danza. Gli spazi saranno organizzati in modo tale da assecondare esigenze di varie manifestazioni. Lo scopo è anche quello di rientrare il più velocemente possibile nei costi sostenuti, attirando pubblico diversificato.

È una storia travagliata quella del tempio del basket milanese: il vecchio impianto è stato realizzato nel 1961. Nel 2010 arriva lo stop della Commissione Comunale di vigilanza. Già nell’ultima fase di vita del palazzetto di Piazzale Carlo Stuparich, il secondo anello viene chiuso al pubblico perché non conforme ai moderni canoni di utilizzo e alle leggi vigenti. Quella chiusura ha portato ad un dimezzamento della capienza del Palalido.

La giunta di Letizia Moratti, sempre nel 2010, rilancia forte parlando del progetto come di una nuova ”astronave”, ma basta poco tempo per capire che è necessario abbandonare le stelle e tornare con i piedi per terra. Il cambio di poltrona a sindaco nel 2011 rallenta i lavori, poi nel 2012 partono quelli di demolizione del vecchio impianto. Si trovano i residui di amianto in almeno tre occasioni: prima nei pannelli che costituivano la ex copertura; dopo alcuni tubi di amianto nelle macerie e infine dei resti interrati proprio nei punti in cui è necessario scavare in profondità, per realizzare le fondamenta. Bisogna bonificare tutto e aspettare l’ok dell’Azienda Sanitaria.

Parte anche il calvario burocratico – amministrativo, con tanto di rimpalli nelle responsabilità fra Comune e ditte appaltatrici: la Edil Tre Elle di Pavia – prima appaltatrice – affitta il ramo d’azienda che si stava occupando del cantiere alla Ge.co.co, la quale deve prima dimostrare di avere i requisiti di solidità economica per subentrare. Un anno di ritardo. A inizio primavera 2015 arriva lo sfogo dell’assessora Bisconti. In un comunicato del 30 marzo dichiara «I segnali che arrivano dal cantiere ci impongono misure drastiche. L’Amministrazione ha già pronto il piano B». La Ge.co.co viene diffidata formalmente dal Comune e le sue quote acquisite dalla EdilPresta srl, che garantisce il rispetto dei tempi. Per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA, clicca qui.

 

Francesco Floris



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