9 settembre 2015

LE BIBLIOTECHE DI MILANO CITTÀ MULTICENTRICA


Se c’è una strada che si dovrà percorrere con ancora maggiore determinazione e fiducia per far crescere Milano, questa è quella della costruzione di una Milano multicentrica, superando la passata tendenza centripeta e guardando all’evoluzione delle grandi città europee che su tutto il loro territorio hanno saputo investire, affettivamente e economicamente.

12bocci30FBQuesta è il punto di partenza per scrollarsi di dosso la distanza tra centro e periferia e dare pieno significato alla parola qualità della vita diffusa, dove non solo la qualità degli asfalti, dei trasporti, dei servizi sociali, dell’ abitare, del verde, delle scuole fanno la differenza, ma soprattutto altre presenze qualificanti nel campo dei servizi culturali, intorno alle quali la comunità si riconosce, si costruisce e si consolida.

Per costruire questa nuova Milano, è necessario attribuire un ruolo strategico a quei presidi culturali, pubblici e non, distribuiti in tutti i quartieri della città, attorno ai quali la vita della comunità locale prende forma e sviluppa interazioni tra culture, generazioni, strati sociali, alimentando la coesione sociale. Mi riferisco a teatri di quartiere, cinema, ma in particolare alle biblioteche di quartiere, di cui Milano è ricca con una rete di 24 Biblioteche Rionali distribuite nelle diverse zone. Luoghi vivi e vivaci, poco raccontati, piccoli ma importanti presidi culturali capaci di adattarsi al pubblico che hanno, che promuovono la lettura e contemporaneamente la coesione sociale, costruendo comunità.

Gran parte di questi servizi culturali risiedono in spazi costruiti diversi decenni fa e non rispondono più ai mutati requisiti di una biblioteca di pubblica lettura contemporanea, che deve essere non solo centro di diffusione della lettura ma contemporaneamente luogo di welfare, meglio di ‘Commonfare‘. Le biblioteche di prossimità possono essere ben di più che il luogo del passaggio veloce per un prestito a domicilio (con numeri di utenti per consultazione e prestito comunque molto significativi e in continua crescita): hanno la vocazione di centri di informazione e aggregazione, di nuova alfabetizzazione, di partecipazione attiva e integrazione sociale, per persone di ogni età e estrazione sociale.

È questo un processo di cambiamento di ruolo e di significato che si deve coordinare con nuove modalità e principi di progettazione architettonica capaci di trasformarli da luoghi per le cose (i libri) a luoghi per le persone, per sviluppare relazioni articolate tra chi vi lavora e chi le frequenta e accogliere nuovi servizi e tecnologie aggiornate. Non partiamo da zero: nel 2010 il Settore Biblioteche, sostenuto da Fondazione Cariplo, ha commissionato uno studio che ha evidenziato criticità trasversali e potenzialità inespresse delle biblioteche rionali e proposto linee guida progettuali per una loro riqualificazione.

Alle biblioteche di oggi servono edifici progettati secondo criteri e funzionalità diverse che rispondono a usi e costumi mutati nel tempo; un esempio realizzato sono le ‘Idea Store’ londinesi, nata e cresciute tenendo insieme analisi dei bisogni del territorio, nuove modalità di servizi e progettualità di spazi innovativa. Gli spazi diventano luoghi coinvolgendo nel processo di trasformazione, operatori, utenti e professionalità competenti nella progettazione architettonica di biblioteche, capaci di tradurre bisogni e aspettative che sono diventate più ampie e articolate del semplice accesso gratuito ala lettura.

Ma presto, che è tardi. Questo è il senso della richiesta, sottoscritta da Consiglio Comunale e Zone, di accelerare i percorsi di ristrutturazione di alcune biblioteche rionali che in questo modo possono diventare più accessibili, accoglienti e riconoscibili nel tessuto urbano come presidi sociali per la comunità. A partire dall’ampliamento e adeguamento della biblioteca Crescenzago, biblioteca inserita in un contesto multiculturale variegato, accessibile grazie alla vicinanza della MM, che potrebbe diventare un polo di attrazione per un quartiere densamente abitato. Per continuare con la ristrutturazione della rionale di Quarto Oggiaro, affacciata su Villa Scheibler, per agevolare la convivenza tra tipologie diverse di utenza (studenti, anziani, bambini) e consentirne utilizzi diversificati.

Altre sedi inserite in quartieri popolari (come la biblioteca di Lorenteggio) chiedono a gran voce spazio, per ampliarsi e rispondere a richieste sempre maggiori di luoghi dove stare e dove fare insieme attività e quindi essere una straordinaria risorsa per il quartiere. Tutti questi luoghi sono già percepiti e sentiti come un bene comune dai cittadini, spesso disponibili e pronti a supportarli e diffonderne le attività, che con grande passione i bibliotecari offrono alla cittadinanza.

Ma purtroppo facciamo ogni giorno i conti con un patrimonio edilizio pubblico anagraficamente datato, che necessita di manutenzione costante, stabili che per vecchiezza finiscono per essere vittima di danni autoprodotti. Penso alla Biblioteca di Piazza Accursio, dove poche settimane fa un incendio ha reso inutilizzabili spazi e migliaia di volumi. Dal danno potrebbe però nascere una grande occasione per coinvolgere la comunità del quartiere, con un’azione di ripristino del patrimonio librario e arredi.

Perché non chiamare a raccolta le scuole e le librerie della zona, per rinsaldare un’alleanza preziosa con la biblioteca ferita, chiedendo di regalare alla biblioteca i libri per bambini andati perduti? Ognuno come può, senza svuotare cantine e portando ciò che non si vuole più in casa, ma secondo le richieste di quei bibliotecari che avevano ricostruito un catalogo ricco e vario. Questa è una piccola azione, già praticata in precedenza per l’istituto penitenziario di San Vittore, con l’iniziativa ‘Zanza un Libro‘, che ha ben funzionato.

Senza dimenticare però che l’azione di valorizzazione più grande la deve fare l’Amministrazione, investendo il giusto in progetto e processi perché Accursio e tutte le altre biblioteche rionali diventino i cuori attivi e rigenerati di un nuovo ‘Commonfare‘ di una città davvero multicentrica in cui la parola periferia non abbia più senso di esistere.

 

Paola Bocci



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