2 novembre 2009

I GUAI DELLE AREE ROGOREDO/SANTA GIULIA E LE CONVENZIONI DISATTESE


I programmi edilizi di Rogoredo hanno una storia chiacchierata. In più si aggiungono le recenti cronache relative a questioni di presunte operazioni di riciclaggio finanziario riguardanti imprese specializzate in interventi di bonifica che hanno operato anche sull’area ex Montecity.

Nei primi anni 90 la lottizzazione fu interessata dalla cosiddetta “madre di tutte le tangenti” di cui al processo Craxi/Garofano: l’area su cui era presente la Montedison di Gardini/Ferruzzi fu venduta all’immobiliarista romano Bonifaci, poi retrocessa, e fu trasformata con una variante al piano regolatore da industriale a funzioni terziarie, commerciali, residenziali, laddove in precedenza si prevedeva invece lo spostamento del Policlinico.

Dal 1987, quando si verificò la dismissione degli impianti, le aree Montedison sono passate da Sviluppo Linate alla Risanamento del Gruppo Zunino e quelle della Redaelli prima a Città 2000 e poi allo stesso Zunino e il progetto unificato da Montecity è diventato Santa Giulia.

Sono passati 22 anni ma i problemi di bonifica, oltre a quelli dello sviluppo immobiliare incappati in un periodo di crisi, hanno da sempre rallentato l’esecuzione dei lavori tanto che non c’è più traccia di molti degli annunciati insediamenti: il centro commerciale Esselunga, Feltrinelli, la nuova Rinascente, il cinema multisala, un albergo e la grande funzione urbana ovvero il Centro Congressi da 8.000 posti.

Per la bonifica i problemi erano rappresentati dalle scorie dell’ex Acciaerie Redaelli e da quelle chimiche tossiche della Montedison: qui si producevano vernici, solventi e il famigerato insetticida DDT, quello che si spargeva col Flit.

Su un’area industriale dismessa di 1.200.000 mq la più estesa riqualificazione a livello europeo prevedeva il più grande parco di Milano di circa 330.000 mq. Per ora sono stati realizzati gli uffici di Sky e le quote, già in Piano di Zona ex 167, di edilizia convenzionata costruite dalle cooperative, con grande disappunto degli abitanti che vivono senza i servizi promessi, senza infrastrutture e tra cantieri abbandonati.

Il comparto insediativo comprende anche le ex aree del Consorzio Navigabile Milano Cremona Po, in precedenza affittate all’ex Ausimont/Montedison, per 126.889 mq che nel 2001 sono divenute di proprietà dello stesso operatore Bonaparte/Risanamento, unico partecipante alla gara di vendita, aggiudicate al prezzo minimo della base d’asta (15 ml di euro, pari a 118 euro/mq di area edificabile), mentre il Comune di Milano che aveva la facoltà di esercitare il diritto di prelazione, rinunciò. Decisioni e prezzi che rimangono inspiegabili. Di contro nel 2002 il Comune decide, senza gara, come suo diritto, di acquistare 3.500.000 mq di aree di proprietà del Consorzio in quel di Porto di Mare destinate a verde e servizi. Prezzo stimato 57 ml di euro, 16 euro a mq, di cui ne paga solo 25 ml scontando debiti pregressi del Consorzio. Se avesse acquistato anche le precedenti aree a 16 euro e poi le avesse rivendute, come avvenuto, a 118 euro, come minimo il Comune incassava 12 ml di euro di differenza in più. E in un mercato serio si poteva fare anche meglio.

L’Accordo di Programma Montecity Rogoredo è stato sottoscritto da Comune di Milano e Regione Lombardia il 4 giugno 2004 per l’attuazione del PII, programma integrato di intervento, la cui convenzione disciplina le prescrizioni/raccomandazioni per le questioni ambientali dettate dall’ARPA e le modalità di esecuzione degli interventi di bonifica e di monitoraggio per un periodo di 10 anni delle aree messe in sicurezza, costituendo altresì un Collegio di vigilanza e attività di controllo e prevedendo le penalità per l’eventuale inadempimento degli obblighi convenzionali.

Finora sulla certificazione della buona esecuzione della bonifica la Regione nel Consiglio del 27 ottobre 09 si è dichiarata incompetente specificando che la verifica delle operazioni è in capo al Comune di Milano. Nella stessa seduta è emerso che la Giunta regionale su proposta del Presidente Formigoni con delibera dell’11 giugno 2009, al fine di evitare di pagare una multa comminata dalla Corte di Giustizia europea nel 2004, ha stanziato 44 milioni di euro per una società del Gruppo Grossi, lo stesso che ha eseguito la bonifica a Montecity/Santa Giulia, per accelerare i lavori finalizzati alla bonifica delle aree di Sesto San Giovanni ex Falck, Pioltello/Rodano ex Sisas, Milano/Bovisa e Cerro al Lambro, molte nell’orbita dell’impero Zunino.

A breve il Tribunale fallimentare si dovrà pronunciare sul futuro delle casse di Risanamento e sulla solidità di eventuali salvataggi da parte delle Banche creditrici. Tutto ciò mentre l’inchiesta su alcune presunte false fatturazioni delle aziende di Grossi, attive nei lavori di bonifica sulle aree di Zunino, ha coinvolto la moglie dell’ex assessore lombardo Abelli, sui cui conti pare transitassero ingenti somme scambiate con il Grossi. Un giro di affari inquietante.

A Milano i grandi progetti urbanistici sono preda dell’ambizione dei politici e dell’avidità degli operatori: l’imperativo è far soldi ad ogni costo e non c’è da meravigliarsi se poi si finisce in via Freguglia. Consenso dei cittadini e bene pubblico servono solo per gli annunci di propaganda. Ecco un esempio.

A Montecity/Santa Giulia gli accordi convenzionali, da ultimare in 10 anni, prevedono le seguenti realizzazioni qui integralmente riportate:

  • mq 13.665 di s.l.p. di competenza del Comune di Milano destinati ad interventi di edilizia residenziale pubblica, e cessione gratuita da parte dell’operatore;
  • nuova funzione urbana di rilevanza strategica costituita dal Centro Congressi per una s.l.p. di mq. 32.000 da cedere gratuitamente al Comune di Milano;
  • reti tecnologiche di urbanizzazione primaria e le opere stradali necessarie per il corretto assetto viabilistico all’interno dell’ambito urbano interessato dal P.I.I. e nel rapporto con l’intorno, acquisendo altresì le aree necessarie per la realizzazione, a cura del Comune di Milano, del prolungamento della strada statale “Paullese”;
  • parco pubblico e un sistema integrato di verde attrezzato e di piazze e percorsi pedonali per una superficie complessiva di mq 504.954;
  • strutture di “standard qualitativo destinate all’insediamento dei seguenti servizi pubblici o di interesse pubblico generale:
  • asilo nido/scuola materna s.l.p. mq 1.140, cessione gratuita al Comune di Milano;
  • residenza socio sanitaria per persone disabili RSD s.l.p. mq 5.145 a gestione privata convenzionata;
  • residenza temporanea universitaria s.l.p. mq 52.000 a gestione privata convenzionata;
  • centro civico s.l.p. mq 1.400;
  • parcheggi pubblici e privati al servizio delle infrastrutture e degli insediamenti pubblici e privati previsti;
    • corresponsione al Comune di Milano di contributi per complessivi Euro 21.312.940,35 per l’esecuzione d’interventi urbanizzativi di competenza comunale (ristrutturazione scuola di via Sordello, realizzazione sottopasso di via Toffetti, realizzazione tramvia di collegamento fra la stazione Rogoredo-Centro Congressi e viale Ungheria, realizzazione svincolo via Mecenate, via Bonfadini, Tangenziale Est).

       

    Questo elenco, incompiuto, è la prova che nelle convenzioni si può scrivere di tutto pur di conseguire un titolo, poi si vedrà. Così per il Centro Congressi a Montecity, per la Biblioteca Europea sull’area di Coppola/Zunino a Porta Vittoria, per la Città della Moda al Garibaldi/Repubblica, per il Museo d’Arte Contemporanea a Citylife, un sopravvalutato Teatro Arcimboldi alla Bicocca, il Museo del Presente e un irrealizzabile nuovo Politecnico a Bovisa, un Expo già ridimensionato, e poi strade, servizi, verde, ecc.

    Non solo le opere pubbliche non sono mai contestuali con quelle private ma gli obblighi convenzionali non subiscono alcun riscontro, né vi sono uffici preposti a questo, né si applicano eventuali sanzioni. Le convenienze degli operatori furbi hanno la precedenza, quelle dei cittadini onesti che pagano in anticipo i servizi promessi sono destinate a rimanere nei libri dei sogni.

    Mettiamole almeno sullo stesso piano. Se il PGT stabilisse regole precise in questo senso sarebbe già un successo. Se poi il malcostume degli accordi illeciti tra politica e affari non fosse scambiato per sviluppo saremmo tutti un po’ più felici.

    Emilio Vimercati



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