29 luglio 2015

UN AMORE TUTTO METROPOLITANO


Si può davvero parlare di amore in una città come Milano? In una metropoli dove il numero di single raddoppia quello delle coppie e i divorzi, solo nell’ultimo anno, sono aumentati del 52%? Sebbene pare che i dati dichiarino il contrario, i giovanissimi approdati al Mi030 sembrano voler nuotare controcorrente, disposti a lottare per un sentimento che superi i limiti, le difficoltà e le gabbie ideologiche purché si tratti semplicemente di amore, di quello senza confini.

05colette29FBNonostante le cinque ore messe a disposizione per lo scambio di idee non siano molte, i temi affrontati sono i più svariati: dalla famiglia al corteggiamento, dalla violenza ai rapporti omosessuali, alla ricerca di una risposta all’affascinante quesito proposto. Superato il primo momento d’imbarazzo dato dalla suggestiva location e dalla presenza di qualche telecamera, ragazzi e ragazze non perdono occasione per condividere desideri, speranze, preoccupazioni e sogni. Ciò che è intimo diventa pubblico, in completa libertà.

“Mi sento più in famiglia quando sono al concerto del mio gruppo preferito rispetto a quando sono da sola a casa con i miei” dice Sara, 15 anni, che, microfono alla mano, non ha vergogna nel pronunciare tale affermazione di fronte a un elevato numero di sconosciuti. E ancora meno timore hanno le sue coetanee nel prestarle soccorso sostenendo di “sentirsi più amate tra gli amici, persino tra i banchi di scuola, piuttosto che a casa, tra i litigi di mamma e papà”. Sognano e aspirano ad avere spazi sicuri, come per esempio le stesse scuole, in cui studiare, condividere opinioni e trascorrere il tempo con le persone che più amano, coetanei e amici.

Hanno le idee molto chiare, nonostante l’età, riguardo al loro futuro e, sottolineando la vitale importanza della famiglia, si scagliano contro le violenze domestiche e la disuguaglianza tra i sessi. Domandano con vivacità il bilanciamento tra paternità e maternità, reclamano la semplificazione della burocrazia e desiderano orari lavorativi molto flessibili perché possano godere di qualche ora in più con i compagni e i figli che sognano di avere. Ambiscono a vivere, nel 2030, in una città dinamica e flessibile, capace di leggere le esigenze dei gruppi familiari e proteggerne i valori fondamentali.

Essendo di sole due settimane l’esito positivo del referendum irlandese riguardo ai matrimoni omosessuali, ragionamenti e domande si insinuano spontanei tra i partecipanti al dibattito. Si mormora, si riflette, si gesticola finché la giovane voce di Chiara, 15 anni e mezzo, brilla sulle altre: “L’amore gay è un problema dei grandi, per noi se è amore, è amore e basta.”. Un attimo di silenzio. Amore e basta. Qualcuno applaude, molti sorridono, lei diventa rossa, ma solo per un momento.

Scardinate le ideologie, tenendo fede al tradizionale concetto di famiglia e sposandolo alla prospettiva di matrimoni omosessuali, i giovani esprimono le idee più disparate a proposito di corteggiamento, relazioni e sesso, anche nel mondo virtuale. “Io sono della old school” dice con fare sportivo Nguyen, 16 anni, “con una ragazza devo buttarmi. Poi magari non funziona, ma devo guardarla negli occhi, non attraverso lo schermo del mio smartphone”. E quindi no all’incremento delle applicazioni per gli incontri on-line e sì ai veri sentimenti, per un futuro che sappia mescolare posizioni progressiste e conservatrici apprezzandone le qualità e valorizzandone le differenze.

Che si stia manifestando la volontà di avere, nel 2030, una città in cui l’amore e i grandi sentimenti siano al centro di tutto? Senza dubbio. Che abbia come protagonisti single, famiglie, omosessuali e amici, l’amore sembra superare schemi e spazi: il sentimento diventa unità di misura per l’esistenza all’interno di una metropoli capace di ricambiare l’affetto dei suoi stessi abitanti.

Fiamma Colette Invernizzi



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