29 luglio 2015

L’INFORMAZIONE È COME L’ACQUA (PUBBLICA)


Tanti canali per tante notizie. Uno spazio per ogni persona, da usare singolarmente o da condividere, per tenere il mondo al corrente di ciò che succede intorno a noi, in ogni momento e in ogni luogo. È questo il modo in cui è stato immaginato il futuro dell’informazione il 6 giugno scorso da parte di un gruppo di uomini, donne, ragazzi di tutte le età che hanno scelto di ritrovarsi nella cornice già di per sé futuristica della Diamond Tower (zona Garibaldi – Milano) per cercare di plasmare la conformazione della propria città nel futuro più prossimo: il 2030.

06loguercio29Guidando il dibattito centrato sul tema dell’informazione ho visto crearsi davanti a me un flusso inarrestabile di idee e proposte che alla fine della giornata potevo quasi toccare con mano tanto era diventato forte e definito. Il modo in cu i tutti noi leggiamo e comunichiamo notizie è ormai irreversibilmente cambiato. Oltre alla tradizionale testata che possiamo acquistare in edicola ogni mattina, infatti, l’informazione scorre sempre più veloce in una rete di pagine web delle quali tutti possono essere i proprietari. Ognuno nel futuro sarà padrone, insomma, del proprio quotidiano personale.

Il modo in cui un dato viene percepito varia enormemente in base al canale che lo trasmette. Leggendo un lungo articolo proposto da un giornale, commentato e interpretato da una persona con alle spalle una solida preparazione, su un giornale online o ridotto ai pochi caratteri permessi dai social network, lo stesso evento può assumere accezioni completamente diverse: mentre sui social il dato si ridurrà all’informazione pura, indicando cosa, chi, dove e quando, man mano che lo spazio a disposizione aumenta entrano inevitabilmente in gioco la visione personale e la lettura che l’autore dell’articolo vuole trasmettere. Il canale che prenderà il predominio da qui al 2030 andrà quindi a modificare non soltanto i metodi di trasmissione delle notizie ma anche l’informazione stessa.

Il fascino sprigionato dall’enorme possibilità di poter condividere ciò che succede a un pubblico potenzialmente illimitato è anche insito nella prospettiva di eliminare le grandi redazioni. Se tutti condivideranno i fatti in diretta senza bisogno di filtri, bozze preparatorie o approvazioni di alcun tipo la solida struttura gerarchica della redazione tradizionale andrà inevitabilmente verso l’estinzione. Non vi sarà più direttore, segretario, giornalista o correttore ma tutti saremo reporter della nostra realtà. Ognuno, poi, deciderà se soffermarsi sulle dispute di quartiere o allargare le proprie vedute e interessarsi ai conflitti internazionali.

L’informazione sarà un bene pubblico, come l’acqua. Questa visione utopica (o distopica?) del mondo dell’informazione non implica affatto la scomparsa del giornalista comunemente inteso. Mentre tutti, infatti, potranno divulgare ciò che accade solamente una carriera di studi e approfondimenti nel campo potrà fornirci un’analisi completa del fatto, senza fermarsi alle apparenze ma esplorando cause e conseguenze.

Senza dubbio, parte di ciò che abbiamo immaginato il 6 giugno si sta già realizzando giorno dopo giorno in modo sempre più veloce e con quell’energia instancabile propria di tutte le grandi rivoluzioni: ad esempio, voi dove state leggendo questo articolo?

Laura Loguercio

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti