29 luglio 2015

EDUCAZIONE: SCEGLIERE PRESTO


Era il 6 giugno 2015. Sembra incredibile che sia già passato più di un mese e che senza rendercene conto arriveremo presto a settembre, per poi in un batter d’occhio giungere a Natale. Funziona così, il tempo va avanti inesorabilmente, i giorni scorrono freneticamente e le persone spesso dimenticano il passato. Ma quel giorno, quel 6 giugno, non lo dimenticherò facilmente. Finalmente, dopo mesi di preparazione, insieme a moltissimi altri miei coetanei, avevo l’opportunità di spiegare la mia idea di Milano nel 2030, i miei desideri, le mie intuizioni, il tutto con la massima libertà.

08luti29FBIl mio gruppo si occupava dell’educazione, fin dai primi incontri intesa nel suo significato primo di “tirare fuori”, dal latino educere. La scaletta della giornata prevedeva tre dibattiti: il primo riguardo ai poli universitari, il secondo a proposito del sistema scolastico e l’ultimo riguardo le persone vere e proprie, ovvero gli studenti e gli insegnanti. Giunti nel luogo dell’evento (niente meno che gli ultimi piani della Torre Diamante!) abbiamo messo a punto le ultime faccende e in seguito all’arrivo dei primi ospiti abbiamo dato inizio a quella che si è rivelata un’esperienza interessante e altamente formativa.

Il tema delle università ha chiamato in causa molti adulti, per lo più professori dei vari atenei milanesi, ma anche i giovani sono riusciti a far sentire la loro opinione. Il sogno di molti è un’università che ci spinga a rimanere a Milano e non andare per forza all’estero, ma anche la costruzione di una città universitaria vera e propria, con tutte le comodità e i servizi necessari per facilitare la vita degli studenti. Molto interessante è stata anche la proposta di aggiornare il sistema di selezione delle università, affiancando al canonico test anche la presentazione di un “personal statement” dello studente su modello di quello anglosassone.

Il secondo dibattito ha coinvolto moltissimo i più giovani e le idee più significative hanno posto l’accento sull’importanza del coinvolgimento attivo degli studenti. Nell’epoca di quelle che vengono chiamate “soft skills“, la partecipazione dei ragazzi e l’abbandono della classica lezione frontale sono fondamentali. Inoltre, sarebbe utile inserire nell’orario scolastico uno spazio dedicato all’informazione e all’attualità, per formare persone non soltanto istruite ma anche consapevoli della realtà in cui vivono.

Un altro punto che è stato toccato riguarda l’orientamento scolastico: sarebbe opportuno che iniziasse prima e che fosse più strutturato per permettere ai giovani di non ridursi all’ultimo per compiere l’importantissima scelta della facoltà universitaria. La terza discussione ha presentato l’aspetto cardine di tutto il nostro “credo”: la centralità della persona. È emerso il desiderio di avere una scuola che valorizzi gli studenti e il loro percorso e che premi gli sforzi oltre che i risultati.

Alla fine della giornata ero piuttosto stanca (tenere a bada certi ospiti adulti non è stato sempre semplice!) ma molto soddisfatta. Quello che avevamo pensato, discusso, visto e rivisto non era stato inutile ma aveva la speranza di diventare realtà. Tuttavia, indipendentemente da quello che sarà l’esito di questo grande progetto che ha accompagnato l’anno della mia maturità, di una cosa sono felice: noi giovani ci lamentiamo spesso di non avere spazio per dire la nostra, di non essere mai ascoltati da chi può cambiare le cose, mentre il 6 giugno si è verificato esattamente il contrario.

Lucrezia Luti

 



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