22 luglio 2015

COSA SUCCEDE SULL’AREA DEL PORTELLO?


Faccio riferimento alla discussione milanese circa la possibilità di insediare nuove funzioni di intrattenimento/servizio sull’area del Portello, oggi area fieristica dismessa, in specifico un nuovo stadio per il Milan, derivante da una gara svolta dalla proprietà dell’area, Fondazione Fiera Milano. Penso che, al di là di necessarie e doverose verifiche tecniche di impatto sulla città e sul contesto, sia mancata la comunicazione con la città, intendendo per comunicazione non la banale spiegazione di ciò che è stato fatto e deciso attraverso i brevi cenni comparsi sui quotidiani o sulla rete, bensì un serio e approfondito accompagnamento nelle diverse fasi dell’operazione: dall’ideazione, alla fase di gara fino all’individuazione del progetto vincitore.

03pomodoro28FBQuando la città metropolitana si modifica nelle sue parti più rappresentative (e l’area del Portello Fiera lo è sicuramente), quando le dimensioni degli interventi previsti sono importanti, diventa indispensabile parlare di ‘città pubblica’. E, in quanto città pubblica, è diritto e dovere della città (attraverso l’insieme di procedure possibili, di regole stabilite e del coinvolgimento dei soggetti istituzionali e non) accompagnare criticamente e costruttivamente tutte le fasi di sviluppo, di progettazione e di realizzazione delle aree di trasformazione.

Questo concetto, a mio modo di vedere, dovrebbe essere alla base di qualsiasi ragionamento per tutte quelle aree sensibili della città metropolitana; dagli scali ferroviari dismessi, alle caserme, alle aree demaniali, dalle grandi aree agricole strategiche fino alle periferie degradate. Non sto parlando genericamente di processi partecipativi che negli ultimi anni hanno in qualche caso solamente confuso e appiattito i ruoli decisionali specifici di ciascun attore, bensì di chiarezza e trasparenza degli obiettivi prioritari di trasformazione di una città, di coerenza, di condivisione, di esattezza e rapidità dei processi, di sostenibilità sociale, economica e ambientale degli interventi previsti, e, non ultima, della qualità urbanistica e architettonica del nuovo pezzo di città previsto.

Mi sembra di poter affermare che la proposta risultata vincitrice sia coerente (al di là dei necessari approfondimenti tecnici di impatto sul contesto locale) con gli obiettivi che ‘Fondazione Fiera’ si è data nel suo statuto il quale stabilisce che, oltre che organizzare manifestazioni fieristiche, deve promuovere “attività e progetti di promozione e realizzazione di iniziative di sviluppo economico, sociale, culturale e scientifico, di riqualificazione del territorio e di potenziamento delle infrastrutture” (dal sito web di Fondazione Fiera). Il progetto risultato vincitore prevede infatti funzioni quali sport, tempo libero, accoglienza, attività formative, ricerca, salute, servizi oltre che attività commerciali, ristorazione e strutture ricettive.

D’altronde l’area (che nel passato era sicuramente un forte polo attrattivo) con la presenza di due linee di metropolitana e di una linea ferroviaria conferma la propria capacità attrattiva con un peso forse sostenibile sul contesto (ma da verificare) sempreché venga privilegiata l’accessibilità solo con i mezzi di trasporto pubblico e non vengano realizzati parcheggi privati.

Mi vengono tuttavia in mente alcuni interrogativi a cui non so dare risposta. Innanzitutto la coerenza tra gli obiettivi statutari di Fondazione Fiera e le scelte funzionali e progettuali delle proposte presentate; come è stata letta, analizzata e giudicata e quanto ha pesato l’offerta economica nella decisione. Inoltre, visto che stiamo parlando di un importante pezzo di ‘città pubblica’, quanto hanno pesato la qualità urbanistica e architettonica proposta dai tre concorrenti e da chi è stata valutata.

Ma, ancor prima, nella costruzione del bando di gara e di chi poi ha dovuto valutare i progetti presentati, quanta importanza ha avuto la comunicazione con l’Amministrazione Comunale e con la Regione Lombardia, il dialogo necessario tra chi si dovrebbe occupare delle grandi scelte strategiche della città metropolitana (accessibilità, ambiente, grandi funzioni, servizi, ecc.), il confronto con la domanda, la sostenibilità sociale degli interventi.

Il consiglio generale di Fondazione Fiera è composto, oltre che da presidente e vice presidenti, da un rappresentante designato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, da tre rappresentanti della Regione Lombardia, da tre rappresentanti del Comune di Milano, da due rappresentanti dell’Amministrazione Provinciale di Milano, da due rappresentanti della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Milano, da tre rappresentanti dell’Industria, da tre rappresentanti del Commercio e dei Servizi, da due rappresentanti dell’Artigianato e da due rappresentanti dell’Agricoltura.

I rappresentanti dell’interesse pubblico della città metropolitana sopra richiamati come si sono espressi nelle diverse fasi della costruzione del bando, come e con chi hanno valutato le priorità e hanno individuato gli obiettivi della trasformazione e, soprattutto, come e con chi hanno poi selezionato le proposte e scelto la soluzione vincitrice?

Queste sono domande che in un trasparente processo di comunicazione come sopra auspicato avrebbero trovato risposte chiare, anche conflittuali, ma facenti parte di un processo collettivo di costruzione e di legittimazione di scelte strategiche per un’area metropolitana.

 

Paolo Pomodoro

 



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